Benitez a AS: “Giudizi senza equilibrio, da Behrami critiche sorprendenti. Rosa più giovane e forte, abituiamoci a vincere da oggi. Ecco come cresce il club..."

22.12.2014 08:42 di Mirko Calemme Twitter:    vedi letture
Benitez a AS: “Giudizi senza equilibrio, da Behrami critiche sorprendenti. Rosa più giovane e forte, abituiamoci a vincere da oggi. Ecco come cresce il club..."

Il tecnico del Napoli Rafa Benitez ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni del quotidiano spagnolo AS. Ecco la traduzione di Tuttonapoli:

Vincere la Supercoppa significherebbe conquistare il suo secondo titolo nel club azzurro. “E’ una partita fondamentale per la squadra, la società e tutti i nostri tifosi. Vogliamo vincerla”.

La Juve parte favorita... “Una finale è molto diversa dal campionato. La mentalità e l’intensità in campo faranno la differenza”.

La sua seconda stagione napoletana è iniziata con una grande delusione. Come spiega il tracollo del San Mamés? “Siamo arrivati alla gara con molti calciatori reduci dal Mondiale e con difficoltà di preparazione, l’Athletic non aveva questo problema e non disputava la Champions da 16 anni, erano concentratissimi. Abbiamo avuto tante occasioni al San Paolo che avrebbero potuto cambiare il risultato del preliminare e al San Mamés eravamo in vantaggio al 15esimo del secondo tempo. Degli errori hanno poi consegnato la qualificazione ai nostri avversari”.

Il brutto percorso dei baschi in Champions aumenta il rimpianto? “Sono una grande squadra, hanno pagato l’eccesso d’intensità e l’esperienza in Champions. E’ una competizione molto esigente, ti obbliga a giocare due volte in una settimana e spesso si pensa ai suoi match piuttosto che a quelli di campionato. Nel tempo questo può farti male”.

In Italia è considerato un allenatore troppo offensivo, anche se il suo Valencia e il suo Liverpool avevano delle difese quasi perfette. Perché a Napoli non ha ancora trovato il giusto equilibrio? “Quando arrivi in una squadra cerchi di acquistare giocatori che s’incastrino perfettamente nel tuo modo di vedere il calcio, e per questo c’è bisogno di tempo. Abbiamo trovato dei calciatori molto bravi a livello offensivo, ma per l’interpretazione di ciò che volevamo bisognava regolare vari dettagli, poco a poco ci riusciremo”.

Nei momenti negativi della squadra c’è stato chi ha chiesto addirittura il suo esonero. Cosa le ha dato più fastidio? “Mi ha sorpreso la mancanza di capacità di analisi. I numeri dell’anno scorso sono stati ottimi, abbiamo conquistato il record di vittorie in trasferta, di gol fatti e di punti in campionato. Come se non bastasse, abbiamo vinto la Coppa Italia e ottenuto 12 punti in Champions. Si trattava di risultati degni di grandi elogi ma all’improvviso si è messo tutto in discussione. Credo che sia mancato equilibrio”.

Anche il suo ex calciatore Behrami le ha riservato delle critiche. C’erano problemi nella relazione con lui? “Assolutamente no. Le sue parole, sinceramente, mi hanno sorpreso. Preferisco ricordare tutte le cose positive che lui ha fatto in campo e i commenti della maggioranza dei miei ex calciatori, che sono positivi”.

Cosa manca al Napoli per raggiungere il livello di Juventus e Roma? “La nostra rosa è più giovane e più forte di quella precedente, deve maturare e cominciare a credere che è in grado di raggiungere grandi traguardi. Juve e Roma sono in alto da molto più tempo rispetto a noi”.

Quanta importanza ha arrivare lontano in Europa League per questa squadra? “E’ importante far bene in tutte le competizioni, permette alla squadra di avere più esperienza e avvicinarsi alle grandi. Abituarsi a vincere rende più forti”.

Grazie a lei tutti in Italia conoscono il detto “Sin prisa pero sin pausa”. Quest’anno il motto è “Tutti insieme”... “Lo scelsi prima della partita con l’Athletic, sapevamo che tra la squadra biancorossa e il suo pubblico c’è un’unione perfetta e mi sembrò un buon esempio. Qui si sente il calcio con grande passione e se orientiamo quest’energia nella stessa direzione, il club sarà più forte”.

Come vive la relazione con la città e i tifosi? “Non posso muovermi tranquillamente perché i tifosi sono molto appassionati, ma credo che la città abbia tantissime bellezze che forse tanta gente non conosce, è giusto mostrarle. Ci sono molte reminiscenze borboniche: gli edifici e i quartieri mi piacciono molto perché mi ricordano la mia terra”.

La sua famiglia è lontana e lei vive nel centro sportivo del Napoli. Che cosa fa quando non lavora? “In realtà quasi niente, c’è tanto lavoro da fare. Ogni tanto vado in palestra e faccio qualche passeggiata, ma con due partite a settimana viaggiamo tanto e ho poco tempo per queste attività”.

Parliamo dei suoi giocatori. E’ riuscito a vaticinare i 20 gol di Callejón e la sua convocazione in Nazionale... “Tutti gli allenatori hanno dei calciatori dai quali possono attendersi un maggiore rendimento. Sono felice della sua crescita e di quella di tanti altri giocatori. Il segreto è la capacità di lavoro dei calciatori stessi. Avere, inoltre, un corpo tecnico che ti aiuta a occuparti di loro individualmente consente di ottenere ottimi risultati”.

E’ vero che avete ricevuto varie offerte per l’ex madridista? “Sì, ma non le abbiamo mai prese in considerazione”.

Il miglior momento del Napoli è coinciso con il ritorno al gol di Higuain... “La nostra squadra si basa molto sul rendimento dei suoi giocatori più offensivi, ha bisogno dei gol di Hamsik e di Gonzalo. Quando sono arrivati c’era anche più equilibrio nella fase difensiva”.

La posizione di Hamsik nel suo modulo è sempre un tema molto discusso. “Credo che la polemica si basi molto sui risultati e poco sul suo modo di stare in campo. Non è una questione di moduli, ora Hamsik sente molto di più il peso della squadra perché è il capitano ed ha più esperienza, quindi ci si aspetta tanto da lui. Non è più così facile emergere come faceva prima perché adesso al suo fianco ci sono tantissimi calciatori di grande livello”.

David López e Koulibaly arrivarono nello scetticismo generale e sono già imprescindibili. “Sono davvero importanti grazie alla loro capacità di apprendimento e sacrificio. La nostra rosa continua a crescere e tutti i calciatori, come abbiamo visto anche con De Guzmán, possono dare un contributo importante”.

Rafael ha dovuto sostituire Pepe Reina, un’eredità pesante. Non c’è stata la possibilità di puntare nuovamente sul portiere spagnolo? “A inizio stagione dovevamo capire come sarebbe tornato Rafael dal suo infortunio. Quando iniziò ad allenarsi decidemmo subito che il portiere sarebbe stato lui. Preferisco dare fiducia, soprattutto ai portieri: i cambi spesso creano insicurezza”.

Si parla molto di un nuovo acquisto in attacco dopo l’infortunio di insigne ma Ghoulam partirà per la Coppa d’Africa e le condizioni di Zúñiga preoccupano. Potrebbe arrivare anche un terzino? “Sappiamo di dover analizzare questa posizione, trattenere Britos come alternativa è stata un’ottima scelta. L’infortunio di Camilo ci ha confermato che bisognava stare in guardia”.

Un tempo si diceva che gli spagnoli avevano difficoltà a esprimersi in Italia, ora ce ne sono quasi 20 in Serie A. “Il calcio spagnolo è cresciuto tantissimo ed ha creato calciatori di un miglior livello tecnico, con grande esperienza tattica e professionalità. Questo rende semplice il loro adattamento a qualsiasi campionato”.

Ne ha già portati vari nel suo club, si è parlato tanto anche di Mario Suárez e Álvaro Arbeloa. Le interessano? “Non parleremo di mercato fino a gennaio, ora penso a far rendere al massimo i calciatori a nostra disposizione”.

Come valuta il momento di Torres nel Milan? “E’ un grande calciatore, deve adattarsi alla sua nuova realtà, è solo questione di tempo. Con noi ha fatto sempre benissimo perché consociamo le sue virtù e cerchiamo di incastrare i pezzi a nostra disposizione per far sì che possa rendere al massimo”.

Con la nuova riforma della Serie A le rose di ogni squadra dovranno essere composte da massimo 25 giocatori dei quali 8 cresciuti in Italia. Cosa ne pensa? “E’ un’idea già messa in pratica in Inghilterra e nelle competizioni europee, aiuterà a dare più spazio ai calciatori italiani”.

Ci sono tantissimi giocatori napoletani di grandissimo livello. Perché così pochi riescono a giocare nel Napoli? “Se guardiamo di nuovo il caso dell’Athletic, notiamo che per i calciatori baschi la priorità è restare nella loro terra. A Napoli ci sono tantissimi talenti, ma appena sbocciano tante squadre arrivano per metterli sotto contratto. E’ complesso riuscire a trattenerli”.

Ha sempre detto che la crescita del Napoli passa per le sue infrastrutture. Cosa è cambiato dal suo arrivo in azzurro? “Ora abbiamo a disposizione una sala polifunzionale, i campi sono in una condizione migliore, siamo al lavoro per una zona dedicata ai portieri e c’è del personale nel club che si occupa solo dei calciatori e delle sue famiglie. Degli accorgimenti che migliorano il lavoro quotidiano”.

Il suo contratto scadrà a giugno. Ha già parlato con De Laurentiis del rinnovo? “Con il presidente, il club e la città ho un’ottima relazione e voglio dare il massimo per questa squadra. Quando sarà il momento valuteremo insieme che direzione bisognerà prendere. Stiamo facendo crescere il Napoli come società, questa è la cosa più importante”.