Il peccato originale di ADL non può essere un alibi per i giocatori

Sono diventati tutti dei calciatori normali. Non ce ne è uno che si salva.
23.04.2024 11:10 di  Redazione Tutto Napoli.net  Twitter:    vedi letture
Fonte: di Salvatore Caiazza per Il Roma
Il peccato originale di ADL non può essere un alibi per i giocatori
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Adesso basta. Non se ne può più. La misura è colma. Si è andati oltre ogni limite. Sono stato duro con Aurelio De Laurentiis in questa stagione. Non gli ho risparmiato critiche. L’ho criticato per il suo peccato originale. Quello di aver voluto fare tutto da solo dimenticando che il calcio non è il cinema. Servono gli uomini di pallone per raggiungere degli obiettivi. E soprattutto degli allenatori capaci di insegnare e non gestire. Ha sbagliato, purtroppo. E si è preso tutte le sue responsabilità. Ma da qui a pensare che il Napoli paghi il pareggio col Frosinone e la sconfitta ad Empoli per colpa del presidente proprio no. Non ci voleva chissà che cosa per poter battere due avversarie che stanno lottando per non retrocedere. Se si analizzano le rose ci si rende conto che quella azzurra è di poco inferiore solo al gruppo dell’Inter. Eppure non ci sono le premesse per vincere le partite. Capitan Di Lorenzo ha spiegato agli ultras che è finita la benzina. Ma come è possibile rimanere a secco quando non c’è mai stato un momento in cui si correva nonostante ci fosse il pieno nel serbatoio. Può una squadra rendersi così debole agli occhi degli avversari nonostante la stagione precedente abbia dominato in lungo e in largo? La risposta è sì. Il Napoli è l’esempio palese che quando ci si convince di essere dei campioni si crolla fisicamente e psicologicamente.

Sono diventati tutti dei calciatori normali. Non ce ne è uno che si salva.Certo, qualche elemento fa più dell’altro ma la differenza non si vede. Per amor del cielo, sarà anche il manico, ma quando si va in campo si lotta, si cerca di avere la meglio in qualsiasi confronto. Ed, invece, sono diventati tutti delle belle statuine. In difesa basta lanciare un pallone che c’è il panico. A centrocampo non si trova uno spunto e in attacco Osimhen e compagni vengono fermati anche dalle retroguardie più perforate della Serie A. Ci si è arresi troppo in fretta. Forse da subito. Avevano tutti la pancia piena per la vittoria dello scudetto. Si sono sentiti realizzati e non hanno pensato che bisognava assolutamente riprovarci. La colpa, mio malgrado, è di una piazza che li ha fatti diventare subito degli dei. Quel tricolore li ha fatti entrare nella storia di una città che aveva bisogno di festeggiare. Ma poi a distanza di quasi un anno si è tornati a soffrire. Spero che la lezione sia servita e che la prossima volta, se ci sarà, ci sia un po’ più di equilibrio...