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"Catenaccio e assenze Milan"? Macchè, Conte vince perché la prepara meglio di chiunque

di Davide Baratto

Day after Milan-Napoli 0-2, si sente dire da alcuni di Conte che vince grazie al catenaccio, al “difensivismo”, al cinismo, o alle assenze del Milan, agli errori dei rossoneri, alle scelte di Fonseca.

Partiamo da due dati:
1 - Il Napoli produce quasi il doppio del Milan in quanto a gol attesi (0.65 contro 1.14xG);
2 - Il Milan non aveva mai fatto registrare un numero così basso di xG in questa stagione, e non aveva ancora chiuso gare senza segnare.

Dunque il problema dove sta? Nel 39% di possesso palla? Ma siamo sicuri che tenere il pallone equivalga sempre a dominare? Di certo, lasciare la sfera agli avversari richiede maggiore dispendio di energie e grande applicazione, da parte di tutti. Ma se questo il Napoli lo fa con efficienza, ed il risultato è avere la difesa meno perforata da settembre dei top 5 campionati europei, a che scopo bisognerebbe cambiare strategia? 

La verità è che il Napoli non viene dominato. Conte accetta di lasciare la palla all’avversario per difendersi dove sa farlo meglio: nella propria trequarti campo. Il tecnico azzurro spazza via la “tendenza” moderna della fase difensiva basata sui duelli, e concentra la propria linea d’attesa sui raddoppi, non lasciando mai soli i terzini, e creando grande densità in zona palla con la disposizione dei centrocampisti. 

Ma quando c’è da reinventarsi, riorganizzarsi, mettere un vestito nuovo, state pur certi che il Napoli di Conte ne ha pieno l’armadio di abiti da sfoggiare di partita in partita. Caleidoscopico, dicevamo… Proprio ieri a San Siro, chi l’ha voluto vedere, ha visto gli azzurri con un atteggiamento estremamente propositivo nei primi minuti. L’ha impostata così Conte, con l’atteggiamento aggressivo. Nei primi scampoli di gara, è solo il Napoli a tenere il pallone. Già a 2:37, sul cut back di Di Lorenzo è Lukaku a parare il tiro di Kvaratskhelia diretto verso la porta. Poi il forcing continua.

La prima costruzione del Milan arriva solo al minuto 4:00, e indovinate cosa succede nei trenta secondi successivi? Conte sa che il Milan senza Reijnders (e Bennacer) perde qualità e pulizia tecnica in costruzione, e in più per braccare Lukaku, Fonseca ha schierato Pavlovic che non spicca nella capacità d’impostazione, mettiamola così. E allora cosa fa Conte: pressing alto, uomo su uomo, come vedi nell’immagine 1, ognuno ha il proprio riferimento. Ci sono persino Buongiorno e Rrahmani ampiamente oltre la linea del centrocampo. E allora al minuto 4:30 : McTominay intercetta il passaggio di Maignan e Gilmour ripulisce la sfera. Questo è il primo punto: certo, c’è l’errore del portiere rossonero, ma tu l’hai indotto all’errore, non aveva appoggi. Andiamo al punto 2, la palla è arrivata a Rrahmani che alza la testa e vede Anguissa nel corridoio intermedio: il key pass del kosovaro taglia in due la squadra di Fonseca e arriva diretto sui piedi del camerunese, libero. Anche qui, errore del Milan, anche qui indotto: vedi l’immagine 2, Fofana sbagliando sta prendendo McTominay, mentre Pavlovic chiaramente tiene Lukaku e Terracciano è su Politano. Quando la palla arriva sui piedi di Anguissa è già troppo tardi: Fofana prova a rientrare con Pavlovic che gli chiama l’uscita, il difensore serbo si fa attrarre dalla palla in un primo momento perdendosi Lukaku, su cui colpevolmente non scala Thiaw. Così il belga riceve e sblocca il match.

Tutto questo accade perché la squadra di Fonseca, a palla persa, pensa in maniera prioritaria a ricomporre la linea invece di marcare l’uomo, e Conte lo sa benissimo e lo sfrutta. È tutta una serie di errori, che chiaramente sono facili da analizzare ma dipendono da scelte che i calciatori devono prendere in piccole frazioni di secondo. Da lì in poi si passa alla fase 2: attendere, in maniera ordinata come sempre, e cercare il 2-0 al momento giusto. Il gol di Kvaratskhelia, certamente frutto di elevate doti tecniche del calciatore, nasce da un possesso avviato dal Napoli ben un minuto prima. A questo punto la partita è indirizzata, gli uomini di Conte proteggono il risultato come meglio sanno e più volte si avvicinano al tris. 

Quindi, si può veramente riassumere il tutto alle assenze nei rossoneri o a “catenaccio e contropiede”? Un’espressione tanto riduttiva da offendere l’incredibile lavoro di Conte (anche mentale), sulla squadra e sulla partita. Il Napoli vince 2-0 a San Siro perché crea di più del Milan, perché difende meglio del Milan, perché approfitta dei punti deboli del Milan, perché - come nessuno meglio ad oggi in Serie A - cambia forma a seconda del momento del match. È il figlio del perfetto piano gara di Antonio Conte, del suo staff tecnico e dei suoi match analyst, il Napoli che vince ancora ed è lui a dominare, nelle idee, nella preparazione e nella realizzazione di esse.


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