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Da 0 a 10: ADL e la pazzia per il craque da 100 mln, Osimhen come Oppenheimer, il vice Kvara toscano e le ridicole minacce del sistema

di Arturo Minervini

Zero ai professori del piffero. Che trattano il Napoli con quell’arroganza immotivata di chi crede di capire tutto e invece non capisce nulla. Sul caso De Laurentiis-Spalletti hanno pontificato opinioni ridicole, tirato fuori la solita morale spicciola per raccattare qualche consenso e togliersi qualche sassolino dalla scarpa contro De Laurentiis. Il Napoli scudettato ha causato un aumento degli acidi biliari incontrollato, mortificato opinionisti che ora si rivelano sul caso della penale. La verità, di quel che si sono detti e promessi, la conoscono solo Aurelio e Luciano. E se la parola di un uomo vale poco, quell’uomo vale quanto la sua parola. 

Uno il gol a freddo, come quello della Longobarda contro la Roma. Il Frosinone non ne becca cinque, ma solo perchè il Napoli ci teneva a risparmiare energie. Tra ciociari e azzurri c’è la stessa distanza che si crea tra un uomo e una donna quando lei ti il 19 agosto vorrebbe fare un aperitivo chic sulla spiaggia e tu hai già prenotato a Lido ‘Lo zozzone’ un posto in prima fila per vedere l’esordio degli azzurri. Non esiste l’estate per un amore così grande: quello per la maglia azzurra. 

Due versioni: con Frank e senza. Pure in ciabatte, con una condizione che forse si avvicina al 50%, Anguissa riesce ad essere un fattore. È ingombrante, nell’accezione migliore, perchè occupa spazi che toglie agli avversari, perchè apre ai compagni di squadra strade che percorrono con la curiosità del giocatore d’azzardo, perchè con lui Lobotka si sente più al sicuro, come un quarterback che ha ritrovato il suo bodyguard. 

Tre milioni all’anno, contro i dodici per tre anni offerti dagli arabi. Zielinski viaggia come un salmone, contro la corrente di questo pallone dopato dal dio soldo. Una rarità che racconta di un legame, un credo, una fede che può essere riassunta nell’immagine del crollo dopo il gol di Raspadori a Torino. Pietro, l’uomo dagli occhi di ghiaccio, che si scioglie. Che fissa il cielo e chiede alle stelle di esprimere il suo desiderio per Napoli. Dovesse firmare il rinnovo, sarebbe la pennellata più romantica di questi anni di calcio: amore olio su contratto. E per quanto è forte, sarebbe un affare clamoroso trattenerlo.

Quattro-zero come i quaranta (spicciolo più, spicciolo meno) che De Laurentiis investirà per Gabri Veiga. Diciamolo chiaramente: l’avesse preso qualsiasi altro club, ci sarebbero le maratone in stile Mentana in tv. Siamo dinanzi ad un ragazzo speciale, che brilla di una luce differente, che addomestica il pallone come il piccolo principe con la volpe, che sa fare tutto e lo fa pure bene. Un potenziale craque da 100 milioni se mantiene le aspettative. Il dato più significativo? Che uno seguito da tutte le big d’Europa accetti senza alcuna riserva Napoli: questo basterebbe ad ammutolire quelli che ‘si ma il Napoli è ancora una provinciale’. Provinciale ‘un par di palle’.

Cinque a Cajuste, che ha la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. In attesa di avere un replay decente sull’occasione del penalty, qualche considerazione sparsa: il ragazzo ha buona struttura e tempi di inserimento. Deve incanalare questa grande energia nel giusto verso, diventare compatibile con i compagni di squadra. Processo fisiologico, da affidare a padre tempo. Basterebbe ricordare l’esordio da titolare di Rrahmani a Udine, finito anche lui in panchina dopo il primo tempo. Il vero successo è passare da un fallimento all’altro senza perdere entusiasmo.

Sei e mezzo alla prestazione complessiva. Le gambe son pesanti, le teste pure. Garcia ha lavorato per imprimere il suo marchio, nella preparazione e nella gestione delle gare: bisogna assimilare i nuovi principi, senza dimenticare troppo i vecchi. Qui non serve fare il Cannavacciuolo in Cucine da incubo, qui stai entrando in un ristorante con tre stelle Michelin. Quel che serve è un’osmosi culturale da cui si può uscire arricchiti, un viaggio per esplorare nuove frontiere pallonare, con lo zaino ben saldo sulle spalle. Ricorda chi eravamo, ma non perdere la tensione evolutiva. In tribuna De Laurentiis sbadiglia sornione, ma dentro godicchia: Rudi è la sua grande scommessa. 

Sette minuti e Marcenaro concede un rigorino al Frosinone. Senza entrare nel merito di una direzione arbitrale inadeguata, come già accaduto lo scorso anno con questo direttore di gara scarso, il discorso può essere ampliato. “De Laurentiis non si metta contro la Federazione” avvertiva qualche giornalista scienziato. Aiutatemi a capire. Gli stessi giornalisti che sbeffeggiavano il Napoli per le accuse al sistema, ora ‘avvertono, il Napoli che è rischioso mettersi contro il sistema Spalletti-ADL? È tutto così ridicolo. Come certi arbitraggi. 

Otto a Politano, che fa come Celentano: trasforma in azzurro un pomeriggio che rischiava di mettersi male. Il suo mancino rimette il treno dei desideri in carreggiata e corona un primo tempo di grande determinazione, ad arare la fascia destra col socio Di Lorenzo. Equilibrista Matteo, sempre sul filo tra l’addio e un ruolo da protagonista. Senza mezze misure, ma ad oggi l’alternativa più robusta sull’out di destra per Garcia. Se trova questa continuità e non si lascia turbare dall’eventuale concorrenza, può diventare un meno fattore. Meno parole, più pallone.

Nove al vice Kvara nato a Castelnuovo di Garfagnana. Senza KK ci pensa Di Lorenzo a fare da Musa per Osimhen, ispirando il tempestoso talento del nigeriano con due assist che sono carezze all’anima. Dominatore assoluto della sua corsia, il capitano resiste allo scontro nel primo assist, ha visioni kvaratskheliane nel tocco di prima che vale il 3-1. Come si diceva una volta per Kantè: “Il 71% della Terra è coperto d'acqua, il resto da lui”. Incontenibile Giovanni, incontenibile. Per strappargli quello scudetto dal petto gli altri dovranno dannarsi: lo difenderà come Homer Simpson farebbe con una bottiglia di birra.

Dieci a Robert ‘Osimhen’ Oppenheimer, padre della bomba atomica. Victor omaggia il film in uscita di Nolan scaraventando un destro sotto la traversa che è una stella cadente in ritardo di qualche giorno. Straripa Osimhen, non solo in questa gara, ma nell’intesa Serie A. È un corso d’acqua che questo campionato, i nostri stadi, i nostri campi, non possono contenere, non c’è rimedio ma solo rassegnazione per gli avversari. Segna ed ha già di nuovo fame, non si placa, non si sazia, non conosce sosta. “In piedi davanti al mare meravigliato della propria meraviglia: io un universo d’atomi un atomo nell’universo”. Osimhen è il Dominio.

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