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Da 0 a 10: quel Catorcio di Lukaku, le pippe sul bel gioco, l’impietosa condanna di Meret e i calzini di David Neres

di Arturo Minervini

Zero agli ostinati gagà del pallone, mossi da spirito dannunziano e indirizzati verso un esasperato estetismo. Dobbiamo tutti ficcarci nella testa che sarà un Napoli differente, che ha altre priorità rispetto alle squadra di Benitez, Sarri e Spalletti. Conte vuole vincere e proverà a farlo seguendo il suo credo, le sue idee, la sua filosofia: apriamo mente e cuore alla diversità nel raggiungimento dello scopo. Come recitava un ispirato Stefano Accorsi in Radiofreccia: “Credo che un Inter come quella di Corso, Mazzola e Suarez non ci sarà mai più. Ma non è detto che non ce ne saranno altre belle in maniera diversa”. Concetto trasportabile anche a questo Napoli. Bellezza differente.

Uno il momento, che racconta un cambiamento. Ed i cambiamenti, sono il modo migliore per ritrovarsi dopo essersi smarriti. Pare una sciocchezza, ma il recupero a ridosso della propria area di rigore di Simeone a gara già in ghiacciaia è un inno alla rivoluzione. È come quando sei al mare ed hai paura ad entrarci perché l’acqua è fredda, anche se sai che dopo starai meglio. Vincere il timore del cambiamento di stato è l’inizio di una nuova vita. “Migliorare significa cambiare, essere perfetti significa cambiare spesso”.

Due gol giocando da difensore centrale: mica male. L’uomo in più nella fase offensiva è capitan Di Lorenzo, che cuce spazi e tempi con l’accuratezza di un padre di famiglia che torna finalmente a casa dopo un lungo peregrinare. Come diceva Tony Pisapia (alias Toni Servillo) "I timidi decidono di fare i difensori…”, ma nel caso di Giovanni c’è sempre stata questa vocazione a fare l’attaccante, sin dai primi calci ad un pallone. Una passione mai sopita. Bomber d’eccezione.

Tre assist senza nemmeno scomporsi. David Neres è ancora in infradito, ha giocato una manciata di minuti eppure ha già messo assieme più cose utili di Lindtstrom in una stagione intera. In 32 minuti in campo, più i recuperi, ha già fornito tre volte assist decisivi per i compagni. E non abbiamo visto ancora nulla del suo potenziale Il brasiliano più assistenzialista di tua madre con i calzini spaiati, che sa solo lei dove stanarli nei cassetti manco fossero agenti segreti dell’esercito uzbeko.

Quattro sulla schiena, quarto gol infilato nella porta del Cagliari a tempo scaduto. Trovate le differenze rispetto allo scorso anno, quando a gara ormai finita Juan Jesus si perdeva Luvumbo e provocava ulteriori danni permanenti al fegato di un popolo intero. Buongiorno si è preso il Napoli in poche gare, e non è mica un caso se a Verona quando non c’era la squadra è andata fuori giri. Con Alessandro in campo il Napoli non ha mai subito gol su azione, col solo Bonny dal dischetto a violare la rete azzurra. A Buongiorno vorrei dedicare tutte le frasi dolci e zuccherose che mia madre mi invia per darmi il buongiorno su whatsapp.

Cinque cambi e guardate chi entra: Olivera, McTominay, Gilmour, Simeone e David Neres. Capite? Il livello di questa squadra è altissimo ed alzare il livello, ed anche la competizione per una maglia da titolare, è la ricetta ottimale per alimentare l’appetito, non solo in partita. Per essere il migliore devi battere i migliori, ma devi anche confrontarsi quotidianamente con gli stessi per accrescere tutte le proprie capacità. “La vera nobiltà è essere superiori a chi eravamo ieri”.

Sei giorni alla sfida alla Juve, che nel frattempo dovrà invece gestire l’esordio in Champions League. Una volta si diceva sempre che l’impegno in Champions togliesse almeno 5-6 punti in campionati, quanti dunque se ne perderanno con la nuova formula più impegnativa e dispendiosa? È un interrogativo interessante, che diventa centrale per testare e tastare le ambizioni del Napoli di Conte. Allo Stadium non sapremo tutto su questa squadra, ma sapremo molto su questa squadra. Perché non è questione di provincialismo, ma di livelli: con la Juve non è una gara come le altre. E non lo sarà nemmeno per Antonio, col dente leggermente avvelenato

Sette e mezzo a quel truffatore di Anguissa, che per un anno intero ci aveva quasi convinti che si fosse scocciato di giocare a pallone, o magari solo di stare al Napoli. Poi, come d’incanto e come se nulla fosse mai accaduto che pare di essere in The Family Man di Nicolas Cage, eccoci tutti insieme sotto allo stesso tetto. Con Frank che domina a centrocampo, con noi che gli vogliamo un gran bene e lui che fa sempre la cosa giusta lì in mezzo. Quando i giapponesi riparano un oggetto rotto, ne valorizzano ogni singola crepa tramite una tecnica chiamata Kintsugi. La stessa tecnica usata da Conte con Anguissa.

Otto al 77 che fa secco Scuffet omaggiando Terence Hill in un duello a chi spara prima. Sempre più centrale, non solo nella posizione in campo, ma soprattutto nel progetto tecnico di Conte. Lukaku gli spiana la strada verso la gloria, lui se la prende col maligno tocco di punta che ne racconta l’infinita comprensione delle leggi del pallone. Kvaratskhelia ricambia poco dopo il favore a Big Rom, uno scambio d’amorosi sensi ed intenti che è la più grande notizia per i tifosi del Napoli. Romelu spiana la strada, Kvara delicatamente ci danza sopra piazzando il pallone con la maestria del campione di bocce. Che coppia.

Nove Lukaku, quel catorcio di Lukaku come l’aveva accolto qualcuno, trascurando un curriculum da 400 gol in carriera. Nello studio di Sky, un Di Canio fuori controllo dice una marea di inesattezze: che nessuno lo voleva, quando il Milan ci ha sbavato dietro prima di ricevere il due di picche, col belga che voleva solo Conte. In una gara e mezza ha già fatto 2 gol e fornito 3 assist, assumendosi immediatamente quelle responsabilità verso il popolo napoletano a cui l’aveva richiamato il suo mentore Antonio. Non è nemmeno al 70% della condizione e fa già la differenza: pensare a cosa potrà fare quando sarà al 100% ci spaventa, ma ci fa venire pure i brividi. L’amore è immediatezza. 

Dieci a Meret, che dopo Modena e Parma si regala un’altra gara da assoluto protagonista. Vola Alex, che come Spider Man ha sempre dovuto fare i conti con la questione delle grandi responsabilità che derivano dai grandi poteri. Incastra nella sua tela ogni pallone che viene scaraventato verso la sua porta, lo imprigiona e tiene inviolata la porta per la seconda volta in quattro gare di campionato. Meret è vittima di questi tempi balordi, di questa necessaria polarizzazione che avviene in ogni settore: un degrado nei giudizi che l’ha visto purtroppo spesso vittima. O stai con Meret o stai contro Meret ed in molti ne hanno fatto quasi un inno, un patentino per accalappiare qualche facile consenso. L’impresa eccezionale resta sempre essere normale. 

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