.

Da Zero a Dieci: Carlo distrugge chi lo insulta, il pugno in faccia ad Icardi, le follie di Massa ed il nuovo acquisto in attacco

di Arturo Minervini

(di Arturo Minervini) - Zero ad una direzione di gara scriteriata. Che snatura l’essenza, l’etico, la bellezza. Massa vola come un piccione su una gara monumentale è fa di tutto per rovinarne il senso più profondo, con decisione che violentano lo spirito del gioco. Il rigore assegnato alla Fiorentina è contro natura, un incesto calcistico perché quel tipo di intervento non può e non deve mai essere sanzionato. Da lì, tutto coerentemente folle: dalla gestione dei cartellini a quella del Var. Un disastro, che non promette nulla di buono alla prima giornata.

Uno come buona la prima. Col cuore che batte ancora forte. Tornare, con qualche incertezza, e dei picchi emotivi che mettono a dura prova il sangue che ribolle nelle vene. È un esordio da montagne russe, è la dimostrazione di una qualità infinita e di alcuni difetti ancora da limare. Alla prima, però, il Napoli c’è. E tutti dovranno sudare per contenere quella banda di fenomeni lì davanti. Senza contare che sono in arrivo Lozano e Milik. Preparate i pop-corn, perché quest’anno ci divertiamo…

Due laterali e qualche difficoltà di troppo. La Fiorentina carica a testa bassa sulle corsie, Di Lorenzo va in affanno ma non crolla. Mario Rui sbanda ma si rialza con grande carattere e diventa anche importante nelle azioni di ripartenza. Resta qualche perplessità sulle scelte di mercato in quel settore del campo, con Hysaj che aveva già svuotato gli armadietti ed invece si ritrova in campo nel momento decisivo (e per poco non combina la frittata). Siamo proprio sicuri che la necessità primaria sia in attacco?

Tre reti subite. Pausa di riflessione. Lungo respiro ed analisi lucida. Sul penalty già detto. Sul gol di Boateng, poco da fare. Sulla zuccata di Milenkovic: male Meret. Resta una sensazione di precarietà che non può appartenere ad una squadra che in difesa ha Koulibaly e Manolas. Questione di equilibri, di condizioni non ancora brillanti. Un solo indizio non serve a diventare prova. Aspettiamo più avanti. Per essere ottimisti, rubiamo una frase di ‘Cime Tempestose’: “Di qualunque cosa le nostre anime siano fatte, la mia e la tua sono fatte della stessa cosa”. Bisogna solo trovare la giusta intesa.

Quattro reti segnate, mercanzia in bella vista che farebbe invidia al più grande venditore nel pianeta. Ci sono tratti di prepotenza pallonara nelle ripartenze azzurro, abuso di posizione dominante che meriterebbe l’intervento dell’Antitrust. Illegale in alcuni frangenti quel moto perpetuo che investe quei quattro lì davanti che comunicano come Jean Grey ed il dottor Xavier in ‘X men’. Pura telepatia calcistica, che viaggia su frequenze più invadenti di quelle di Radio Maria (che magari sarebbe pure più imparziale di Sky in cronaca). 

Cinque all’ago della bilancia che non riesce a bilanciare. Allan in questo Napoli veste i panni di Atlante, porta il cielo azzurro sulle spalle quando è in condizione. Quando non lo è, come a Firenze, l’effetto domino che si propaga porta solo a sventurati eventi. È il grande azzardo di Ancelotti, che prova a cucire vesti da mediano anche sulle ali di uno Zielinski che pare starci stretto in quell’abito. È solo la prima, che bolla come prematuro ogni tipo di giudizio. Situazione, però, da monitorare con attenzione e senso critico.

Sei giorni e poi la Juve. Fa strano, quando sembra ancora calcio d’agosto col sole che ti acceca. Sarà subito gara vera e mancherà, purtroppo Maurizio Sarri. Oltre il rancore, le considerazioni sulle scelte, la giusta delusione di chi aveva sognato con le frasi da condottiero, un grande in bocca al lupo al tecnico della Juve che sarà assente per motivi di salute. Un motivo in più per lanciare un appello: che si parli solo di calcio. Di verticalizzazioni, di giocate assurde, senza polemiche. Siamo sicuri che, davanti alla Tv, anche Sarri dovesse partire qualche coro razzista contro i napoletani sarebbe tentato di spegnerla quella tv. 

Sette al cavaliere senza macchia. All’emozione che diventa tangibile, come un pallone che accarezza appena l’erba e va a ricercare l’angolino basso. Come una freccia lanciata da Cupido, come un brivido che sale sulla pelle e ti fa tremare. Callejon è un bene primario. Alchimia inspiegabile, lucentezza che a volte sfugge. Josè naviga al buio ma riesce sempre a portare il suo equipaggio in salvo, capitano senza timore e senza le dovute onorificenze. Dategli carta bianca ed una penna dove scrivere ciò che vuole.

Otto ad un Ancelotti risoluto. Determinato negli intenti, schietto quando deve denunciare gli insulti di quattro imbecilli appostati dietro alla sua panchina. Sembra aver iniziato la fase 2.0 della sua era napoletana, con meno fronzoli ed ancor meno diplomazia. Negli occhi ha la luce di un Leonida che alle Termopili viene colto da una visione fantastica, un sogno tricolore che deve essere coltivato di gara in gara. “Non è la paura a governarlo, ma solo una cresciuta percezione delle cose: l'aria fredda nei polmoni, i pini piegati dal vento della notte che incombe”. 

Nove all’Attimo Fuggente. Nel momento peggiore, un lampo nella notte che ti folgora come John Belushi che ‘ha visto la luce’. Ciro si mette in proprio e spinge il Napoli oltre l’ostacolo con la firma d’autore, il graffio solitario del poeta fiammingo bello e maledetto. Un destro secco, un pugno in faccia a quel ‘9’ che tutti invocano che ha le sembianze di Icardi, mai convinto di vestire l’azzurro. Come, dunque, non scegliere Ciro che ha scelto Napoli da sempre? Sembra quasi di assistere ad una delle scene più struggenti di Grey’s Anatomy: “Potrei saltare dalla montagna più alta se me lo chiedessi e ciò che è un odiarti mi spinge ad amarti per cui prendi me, scegli me, ama me”. Io amo Ciro. Io prendo Ciro. Io scelgo Ciro. Poi fate voi…

Dieci alla prova da capitano del capitano. Segna due reti, mette lo zampino nelle altre due, ma non è quella la notizia migliore. Vedere Insigne arrivare a protestare con Massa, calmando allo stesso tempo i compagni dopo il giallo ad Allan, è un segnale importante. È la risposta ‘Presente’ alla chiamata alle armi di Ancelotti, che a Dimaro lo voleva più leader. Spostato a sinistra ritrova le antiche certezze, è un nuovo acquisto in attacco. Si crogiola su l’asse con Callejon che è già storia: Lorenzo e Josè, come mani che si cercano. Come tempesta che cade impetuosa, gocce di pioggia che evaporano sul terreno rovente ed evaporano in una lacrima di gioia. Bentornato Napoli. Bentornate alle emozioni che solo tu sai dare.


Altre notizie
PUBBLICITÀ