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Da Zero a Dieci: Sarri difende Higuain che lo 'chiama' alla Juve, atti osceni al San Paolo, la presa in giro di Allegri e quella frase letale...

di Arturo Minervini

(di Arturo Minervini) - Zero alla voce gol segnati, una voce che inizia a sussurrare una certa preoccupazione. È accaduto già tre volte nelle ultime sette gare, è la prova statistica di una difficoltà che riemerge dal terreno nonostante qualche tentativo di ricoprirla dando la colpa al terreno stesso come ad Udine. Il Napoli è talvolta schiavo del suo meglio e quando non riesce ad esprimerlo finisce in un labirinto nel quale tesse una tela che non porta mai a trovare uno sbocco. La sensazione è che questa volta nella tela di Spiderman Allegri ci sia finito Sarri, che ha chiuso gli occhi e provato a trovare l’uscita facendo sempre la stessa strada e ritrovandosi puntualmente una parete in faccia. 

Uno il punto di vantaggio sulla Juve, un tesoro come quello di Gollum nel Signore degli Anelli, che non deve diventare un’ossessione. Quel punto rappresenta il riconoscimento del grande lavoro fatto, quel punto rappresenta lo spuntone al quale aggrapparsi oggi che sembrano venute meno alcune certezze. Quel punto resta lì, certifica che questo Napoli nel lungo periodo può tenersi dietro la Juve, ma ad una sola condizione: non pensando alla Juve. “L' ossessione e' un gioco che si fa da giovani”.

Due risultati a disposizione. Questo concetto che si è diffuso largamente nei giorni che hanno anticipato la gara, ha per assurdo condizionato il Napoli. L’approccio timido, come un bagnante che fa il bagnetto a riva e poi parte la musica dello squalo che ti punta. Non puoi entrare a fare una guerra ed arrivare in ritardo, finisci di fare la fine di Troisi che quando arrivi prendi solo le pistole che non sparano. Il fuoco deve essere già acceso nel petto quando l’arbitro fischia, non devi ricercarlo necessariamente nella difficoltà, altrimenti rischi di restare al buio.

Tre…ntuno cross su azione. Come se un giorno decidessimo di scalare l’Everest e per farlo ci attrezzassimo con bombole subacquee, maschera e boccaglio. Tentativi sterili, legati più alla routine che alla reale convinzione di mettere in difficoltà la difesa della Juve con i ‘saltatori’ Mertens ed Insigne. Un eterno ritorno di impronta nietzschiano: “L’eterna clessidra dell’esistenza viene sempre di nuovo capovolta” ed il Napoli non ha mai pensato di cambiarne nemmeno un granello. 

Quattro i gol dell’infausta dichiarazione di Edo De Laurentiis. Una previsione fallimentare, grottesca, fuori luogo e che non appartiene ad una società che vuole ambire a certi livelli. Le chiacchiere da bar dovrebbero restare nei bar, affogare nei Negroni sbagliati o nel Martini come le olive. Portarle davanti ad un microfono arreca solo danni all’immagine e dona stimoli ulteriori ad una rivale che non ne aveva certo bisogno.

Cinque a questa oscenità cromatica di scena al San Paolo. Carbonati contro i Pulcini Pio, altro che azzurri contro bianconeri. La tradizione ha dei confini che non andrebbero superati, ultimo baluardo in un mondo che punta all’evoluzione senza però specificarne bene il concetto e perdendone di vista il contenuto. A Natale a Napoli non mangeremo mai Sushi al posto del Capitone, semplicemente perché quel capitano è un omaggio a quello che eravamo, a quello che siamo. E noi siamo azzurri, solo azzurri. Per sempre azzurri. Questa gara la dimenticheremo in fretta, questo vilipendio alla bandiera impiegheremo più tempo a buttarlo giù.

Sei scudetti di fila, investiti più soldi sul mercato che Pamela Anderson nella chirurgia estetica, ed Allegri parla di Napoli ancora favorito dello scudetto. C’è un evidente distacco dalla realtà del tecnico della Juve, che prova a fare il paraluce (il correttore mi corregge così, ma avevo scritto paraculo) per stuzzicare l’ambiente napoletano e spostare la pressione. Vecchio gioco delle tre carte, che Massimiliano vorrebbe venire a fare proprio a casa di chi quel giochino lo ha inventato. Su Max, fai il serio.

Sette il numero di Josè, palese esempio di una fatica che ha superato i confini della sopportazione. Nella stessa settimana ha dovuto abbracciare prima Salvini e poi Higuain (già per questo merita la massima solidarietà), trovandosi poi a sfidare la Juve nel periodo massimo di difficoltà. Poco brillante, poco lucido, poco sereno nelle scelte, Callejon è la dimostrazione lampante che un calcio come quello del Napoli alla fine può logorarti se non prendi mai un attimo di respiro. Una maratona è sfiancante, sul piano fisico e mentale, può essere davanti fino all’ultimo chilometro ma a vincere è chi resta in piedi fino alla fine. Altrimenti rischi di fare la fine di Dorando Pietri alle Olimpiadi di Londra del 1908.

Otto al miracolo di Reina su Matuidi. Gesto atletico e di puro istinto che tiene il Napoli a galla e salva almeno la speranza di un esito finale differente. Beffardo notare come nel miglior momento di Pepe, il Napoli viva un vistoso calo. Come direbbe Lino Banfi in Scuola di Ladri: “Adesso sincronizziamo gli orologi” e cerchiamo di tornare tutti su livelli altissimi. In questo senso Reina, leader emotivo dello spogliatoio, dovrà compiere un miracolo ancor più decisivo della parata sul francese.

Nove-zero fa novanta. Tanti i milioni spesi dalla Juve per Higuain, difeso e coccolato da Sarri nel post-partita. Un’atrocità comunicativa, che racconta una verità differente: “Higuain è andato via perché è stata pagata una clausola”. Vero, ma quello che Maurizio dimentica è che oltre al pagamento della cifra c’era la volontà del calciatore di andare alla Juve. Le visite mediche in gran segreto sono uno schiaffo al passato che il popolo napoletano non può e non deve dimenticare. Questa difesa di Sarri è fuori luogo e racconta un falso storico, offendendo la memoria dei tifosi che hanno subito quell’onta. Higuain a sua volta dice che spera di ritrovare Sarri nello stesso club, non è che dobbiamo iniziare a preoccuparci? Nella serata dove il Napoli aveva bisogno di UNIONE il tecnico ha trasmesso un messaggio diverso, distorto, una nota stonata che stride all’orecchio. L’unica buona notizia di una serata maledetta? È che non potremmo mai sentire la mancanza di un uomo (uso questo termine per non rischiare sanzioni dalla Corte Europea dei Diritti Umani) così piccolo come Gonzalo.

Dieci gol in undici gare, zero nelle successive quattro. A bocca asciutta come un diabetico nel deserto, Dries sintetizza la difficoltà del momento, che ha radici ben più lontane. Nelle prime 7 gare del campionato il Napoli ha realizzato 25 reti, nelle successive 8 gare appena 10 reti. Numeri che non possono essere giustificati solo con il caso o tirando fuori la percentuale di supremazia territoriale, considerando come l’avversario spesso imposti la sua gara proprio lasciando il pallino al Napoli ma togliendogli le armi più affilate. Niente drammi, ma un appello globale ad una maggiore apertura mentale ed a possibili soluzioni alternative. Ogni tanto bisogna assaporare il sapore della terra. Cadere, sbucciarsi le ginocchia. Anche sanguinare. Per sentirsi di nuovo umani e non perdere il contatto con una realtà che dice, comunque, che siamo ancora primi. La Juve è già un vecchio capitolo in bianconero da lasciare alle pagine del passato, c’è un foglio ancora bianco davanti. Il futuro vincente lo si scrive solo insieme.


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