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Da Zero a Dieci: Sarri risponda alle domande del ca**o, ADL non compra più, Ounas la minaccia da accettare e lo scandalo Rog

di Arturo Minervini

(di Arturo Minervini) - Zero le partite da titolare di Rog. Un dato da togliere il sonno, un numero che non trova spiegazioni nella logica. Quando si parla di risorse, di rose, di squadra stanca la faccia di Marko appare come quella di Pennywise di It a sussurrarti imprigionato dentro ad un tombino. Come ZERO partite da titolare? Ma è lo stesso che lo scorso anno, mandato in campo per necessità per l’assenza dei titolari, era risultato il migliore in campo nelle trasferte contro Juve e Roma. Come si giustifica questo passo del gambero? Perché non inserirlo nelle normali rotazioni? Se Sturaro nella Juve (che ha organico ben più profondo), ha già quattro presenze da titolare probabilmente nella gestione Sarri deve imparare ancora tanto. 

Uno al paperone di Ederson, che macchia nel pensiero l’atteggiamento del City con lo Shakhtar. Ai limiti dell’imbarazzo, ben oltre a dirla tutta, l’uscita insensata che chiude di fatto il discorso della qualificazione stendendo il red carpet al 2-0 ucraino. Vuoi vedere che su Peppino Guardiola aveva ragione De Laurentiis? Nessuna combine, ma lo specchio di un atteggiamento del City che nemmeno la banda guidata da Don Buro nelle Vacanze in America. La lezione da portare a casa è sempre la stessa: sperare nell’aiuto degli altri è come sperare di trovare nella posta in arrivo una mail che ti annuncia di aver ereditato milioni da un vecchio zio emigrante. Al 100% è una truffa.

Due reti subite, su colpo di testa. Doppia catalessi di Albiol in terra olandese, campanello di allarme di una squadra che in Europa ha subito 11 reti in 6 uscite. Troppe per pensare di ambire all passaggio del turno, troppe per non pensare che sul piano dell’approccio questa squadra sia partita col piede sbagliato in Champions e non abbia più saputo trovare l’interruttore per riaccendere la luce del cervello. Come gli uomini delle caverne, un fuoco che si è accesso a fasi alterne. Ed il fuoco se non riesci a dominarlo, finisce che ti brucia. 

Tre metri sopra il cielo e adesso non ribaltiamo immediatamente l’orizzonte. Come in uno smielato universo mocciano, il Napoli aveva vissuto fino a venerdì sera prima della rete di Higuain. Ora sarebbe impensabile che lo scenario rappresenti un Paradiso perduto alla John Milton, piuttosto resta da analizzare i motivi di un quadro che ha nelle prime pennellate i crismi del capolavoro. Posate le trombe, non è l'Apocalisse. È soltanto un'occasione per analizzare gli errori commessi. Farlo significa capire che chi è in panchina merita di giocare di più. L'anarchia può appartenere anche ad un giovane del ’96, ma non può travolgere le idee di chi dovrebbe operare come un Demiurgo, ponendo l’Ordine dove adesso sembra esserci un Caos poco calmo.

Quattro giorni ed arriva la Viola. Sarà un San Paolo pieno, sarà un San Paolo che dovrà schierarsi dalla parte del Napoli. Niente mugugni, solo la voglia di trasmettere energia positiva ad una squadra che ha bisogno di ricaricarsi più del cellulare di Chiara Ferragni. Con la Fiorentina il Napoli ha tutte le possibilità per riprendersi quel primo posto che darebbe nuovo vigore e chiuderebbe gli echi di una settimana totalmente agli antipodi di quella da Dio vissuta da Jim Carrey. 

Cinque le sconfitte in stagione. A Rotterdam il Napoli cade per la quarta volta su sei gare di Champions, la seconda volta in sei giorni dopo il ko con la Juve. In 23 uscite stagionali 5 sconfitte iniziano ad essere tante, ed anche in questo dato pare esserci una scelta consapevole di dedicare maggiore attenzione al campionato. Sarri (arrogante ben oltre il sopportabile in conferenza stampa), però, sbaglia in maniera clamorosa quando risponde male ad un collega ed allude al fatto che il passaggio del turno non fosse un obiettivo. Come poteva non esserlo in un girone assolutamente abbordabile? E se non lo era, quali sono i reali obiettivi? Qualcuno dovrebbe dircelo, altrimenti dopo è sempre troppo semplice. 

Sei gare giocate dal 5 novembre e solo un gol per Mertens. Quella che era una spia arancione si è trasformata in un rosso che indica forse la necessità di accostare prima possibile. Sfiancato e spuntato Dries, accusato in maniera nemmeno tanto implicita da Sarri sulla ‘mancanza di certi movimenti’. Dall’infortunio di Milik il povero diavolo belga non conosce la parola riposo, avendo giocato fino alla fine le successive 14 gare. Sforzo estremo che il Napoli sta pagando come Homer Simpson che prova a scalare l’Everest e rimane inevitabilmente senza ossigeno. E senza ossigeno  perdi quella lucidità che fa tutta la differenza del mondo.

Sette ad un Piotr sempre più a suo agio nel ruolo di finalizzatore. Per il polacco 3 reti nelle ultime 5 gare, illustrazione parziale di un libretto delle istruzioni che dovrebbe raccontarne di un potenziale fenomeno. Poliedrico come un Cubo Di Rubik, versatile come quella felpa che viene tramandata da generazioni in generazioni a casa tua. Zielinski ha tutto per diventare uno dei primi al mondo, deve solo pensare che questo sia possibile. Quando nella testa scatterà quella scintilla, divamperà un fuoco attorno al quale sarà piacevoli fare un barbecue e godersi lo spettacolo. Manca poco.

Otto presenze in stagione con 107’ giocati. Fugace e spettacolare come la vita di una farfalla, Adam Ounas si appoggia leggero sul campo di Rotterdam. Gli bastano poche giocate per smentire Sarri, per mostrare un talento che merita una possibilità. L’emergenza avrebbe già dovuto indurre a dargli una maglia da titolare in gare più abbordabili, lo stato fisico del tridente dei piccoletti obbliga Sarri a tenerlo in maggiore considerazione. Questo è uno che fa accadere le cose, che vede calcio e campo e nelle gambe ha una potenza inaspettata. Sarà pure anarchico, ma ogni tanto uscire fuori dagli schemi non è mica una cattiva idea! Soprattutto in un copione che inizia ad essere noto agli avversari. Mischia le carte Maurizio!

Nove è il centravanti fisico che manca. Nove (per caratteristiche) è quel Roberto Inglese promesso sposo a gennaio, ma avrà senso? Le parole di Sarri sono una minaccia al prossimo mercato, una dichiarazione di guerra ad i nuovi acquisti quando dice “Alcuni per noi sono indispensabili e devono stare in campo sempre. Del resto non mi interessa niente, anche perchè li vedo io i giocatori. La gestione è vincere”. Frase inquietante per chi arriverà, frase scoraggiante per chi trova poco spazio e sa che in pratica non lo troverà mai se questi sono i criteri di scelta. Un gruppo andrebbe stimolato, anche perché se i titolari sanno di avere il posto fisso finisce che si accomodano sugli allori ed il circolo vizioso è completo. Cosa dovrebbe fare ora De Laurentiis? Comprare per vedere in panchina altri capitali che si deprezzano?

Dieci a Maurizio Sarri per quanto fatto fino a qui. Nessuno può mettere in discussione il suo operato, ma nessuno pensi che sia perfetto ed intoccabile. Non lo è affatto. Non lo è sul piano della comunicazione, non lo è sul piano motivazionale per quelli fuori dal suo cerchio della fiducia. Questo dieci deve diventare undici, che indica i giocatori che vanno in campo. Sarri deve andare oltre al proprio ego, allargare gli orizzonti, scoprire che le sue paure possono materializzarsi se si chiude in questo modo al mondo. “Il prezzo della grandezza è la responsabilità” diceva Churchill ed aveva maledettamente ragione. Sarri non si lasci schiacciare da questo peso, non intraprenda una crociata contro mulini a vento. Bisogna soffiare nella stessa direzione, bisogna tenere i nervi saldi anche quando si perde. Bisogna soprattutto capire che il Napoli non può essere gestito come una squadra di provincia, perché non lo è, perché non lo è mai stata. Per vocazione, per indole, per ispirazione. Le metropoli rischiano di fagocitarti se pensi di fare l’uomo solo al comando. Ascoltare, anzi sentire, è una necessità in questo momento delicato.


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