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Dall’abbraccio di Salisburgo alla rivolta: vogliamo distruggere tutto?

di Arturo Minervini

(di Arturo Minervini) - Era il 23 ottobre, non certo un’era zoologica passata. L’orario, le 22.30 circa, la circostanza un’esultanza che sembrava rappresentare il punto di svolta della stagione azzurra. Il luogo la Red Bull Arena, sbancata dal Napoli grazie alla rete di Lorenzo Insigne seguita poi da un’esultanza che era diventata virale, simbolo di un gruppo unito come mai dalle sofferenze.   Appena tredici giorni dopo, accade quello che non t’aspetti. L’avversario, lo stesso, lo scenario quello dello stadio San Paolo, il risultato differente: un 1-1 che lascia l’amaro in bocca per una qualificazione anticipata che non è stata raggiunta.

Nessuna amarezza, però, può giustificare quello che accadrà nei minuti successivi al triplice fischio finale. Il giorno prima, via radio ufficiale, Aurelio De Laurentiis aveva comunicato la decisione della società di mandare la squadra in ritiro fino a domenica, ribadendo più volto che il provvedimento ‘Non fosse punitivo, ma costruttivo”. Detto, per amore del vero, che un ritiro non è mai un premio, nessuno avrebbe mai pronosticato la reazione furiosa della squadra. Al termine della gara con gli austriaci scatta l’ammutinamento, a guidarlo i senatori che scambiano battute infuocate con Edo De Laurentiis. La decisione della squadra è presa: tutti a casa. Il solo Carlo Ancelotti, uomo ONESTO e SERIO, ottempera al provvedimento e se ritorna col suo staff a Castel Volturno.

Tutto ampiamente noto, così come il comunicato ufficiale della SSC Napoli in cui si fa riferimento alla possibilità di "Tutelare in ogni sede i diritti economici, disciplinari e di immagine del club”. Un terremoto emotivo che continua a scuotere la terra, una situazione complicata che dovrà essere sanata, anzi potrà essere sanata, solo con l’intelligenza e la disponibilità di tutte le parti in causa. Possibile che sia tutto distrutto? Verosimile che non resti nulla di quell’abbraccio collettivo che aveva quasi commosso nella notte di Salisburgo?  Quanto rancore covava nel cuore di qualcuno? Quante parole non dette hanno condotto a questa paradossale situazione? C’è una frase di Papa Francesco che ha fatto il giro del mondo che sembra fotografare al meglio la situazione: "Lasciate pure che volino i piatti ma non andate a dormire senza aver fatto pace”. Forse è proprio questo il problema. Nel Napoli in molti sono andati a letto arrabbiati in tante notti buie, senza mai tirare fuori il magone che avevano dentro. Dissapore che sono poi esplosi nella pentola a pressione che emana un cattivo odore. Spegnete il fuoco.


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