.

Finalmente il doppio pienone dopo il semi-deserto: per i napoletani non può contare solo il risultato

di Arturo Minervini

(Arturo Minervini) - Rieccolo il San Paolo. Se ne può già sentire il cuore pulsante, l’attesa crescente, l’impazienza che si manifesta nelle piccole routine quotidiane. Non facciamone una questione di provincialismo, perché il pallone resta sensazioni che non possono essere giudicate o bollate aprioristicamente come errate. La gara con la Juve non può, e non deve, essere una gara come tutte le altre. Per quello che la Vecchia Signora rappresenta, per gli ideali così distanti, per il recente passato, per Orsato, la Var e tutto il resto. Insomma, inutile girarci attorno, al di là della classifica questa è una gara che il Napoli deve provare a vincere (non che nelle altre non debba farlo) col massimo dell’impegno. 

La questione stadio. È stato uno dei punti più dibattuti in questi mese, pomo della discordia anche tra la stessa società ed il Comune, che dopo tanto patire sembrano finalmente aver trovato il minimo sindacale di compartecipazione. Nei numeri la gente però si è allontanata dal San Paolo, per una serie di fattori che sono stati tutti lungamente dibattuti: condizioni dell’impianto, problematiche logistiche legate al raggiungimento, parcheggi, posti occupati dal tifo organizzato e la comunicazione rivedibile del patron De Laurentiis. Tutto vero, tutto giusto, tutto che viene però a mancare quando poi arriva la Juve. Ecco che lo stadio si riempie, in maniera quasi spontanea.

Le motivazioni? Tante, difficili da inquadrare con le parole. Oltre l’avversaria, probabilmente qualcosa sta tornando al proprio posto nel rapporto tra i tifosi e la squadra. L’addio di Sarri, poi quello di Hamsik, le malefatte arbitrali avevano creato una distanza importante, un distacco forzato ed anche doloroso. Smettere di credere in qualcosa è la cosa peggiore che possa capitare, la più grande sconfitta per chi segue ed ama lo sport. 

Forse c’era soltanto bisogno di un’occasione. Una scintilla che riaccendesse questo fuoco, mai sopito, ma soltanto affievolito da una serie di fattori che avevano allontanato la gente da Fuorigrotta. Questo possibile sold-out, o giù di lì, dovrebbe rappresentare un punto di partenza e non di arrivo, in vista della sfida importantissima col Salisburgo in Europa League. Perché alla fine i napoletani il Napoli lo hanno sempre amato, a prescindere dal risultato, perché non può passare il concetto che vincere sia l’unica cosa che conta. Non è mai stato così, dal 1 agosto del 1926 ad oggi. 


Altre notizie
PUBBLICITÀ