GITA A FIGLINE VALDARNO – Il mondo Sarri: bici, ostacoli e passioni. Gli amici d’infanzia: “È un grande e ha realizzato il suo sogno”
Fonte: dal nostro inviato, Fabio Tarantino
Il giallo illumina Figline Valdarno. Non è l’effetto del sole ma il colore di quasi tutti i palazzi, disposti in fila, uno dopo l’altro, macchiati dal verde delle finestre e sorretti dai portici ad arco, caratteristici del paesino toscano, che quasi proteggono negozi, uffici, vetrine e il passeggio quotidiano della gente. La vecchia casa di Maurizio Sarri, l’ex allenatore di provincia che oggi guida il Napoli e culla un sogno impronunciabile, sorge in Via Guglielmo Oberdan ma affaccia su Piazza Marsilio Ficino, il centro nevralgico d’una paesino piccolo ma curato nei minimi dettagli, silenzioso, in cui la quotidianità scorre via tra spesa, caffè, shopping, pochissimo smog e freddo umido dalle prime ore del mattino. La sua abitazione era al secondo piano del palazzo dove, recentemente, è stato inaugurato il Napoli Club a lui dedicato. La sua camera è facilmente individuabile per la presenza di uno scudo disegnato sotto alla sua finestra, quella che affaccia sul mondo. Il suo mondo.
IL MONDO SARRI - Alla sua destra, fino a raggiungere Via Castel Guinelli, c’è una stradina stretta con una ripida salita, dove le auto transitano a passo d’uomo e i marciapiedi regalano tranquillità a genitori e nonni. Sarri la percorreva in bici più e più volte da bambino, provando – invano – a coltivare una passione ereditata da suo padre, Amerigo, corridore, che ben presto ha capito di non avere speranze: il mondo di Sarri era il calcio. E la piazza del paese, adeguatamente ampia e parzialmente chiusa al traffico, era il primo “prato” dove rincorrere un pallone era divertente ma, allo stesso tempo, anche faticoso. Oltre a far gol bisognava – soprattutto - scansare passanti, ciclisti, fornitori ed anche vecchiette con numerose buste al seguito. Coi suoi coetanei i dibattiti erano all’ordine del giorno. In provincia di Firenze, a due passi dal nord, il piccolo Sarri tifava Napoli e non se ne vergognava, anzi, perché influenzato dai suoi trascorsi a Bagnoli dove è nato e cresciuto per diversi anni. Tante volte, senza neppure rendersene conto, il pallone colpiva le colonne di una banca, il luogo – virtuale e non – in cui Sarri è professionalmente cresciuto e nel quale ha maturato la certezza, giorno dopo giorno, di voler dedicarsi solo ed esclusivamente al calcio. Quando allenava il Sansovino, nei dilettanti, parlò con la famiglia e salutò i suoi colleghi della filiale di Firenze: ad aspettarlo giornate piene d’appunti, schemi, indicazioni tattiche. Era già la sua vita e lo sarebbe stato per sempre, a tempo pieno.
TRA LA GENTE - Percorrendo Figline Valdarno – oggi denominata Figline e Incisa Valdarno – sono in molti a conoscere Sarri, soprattutto i più anziani. Un signore sulla settantina, Zio Giuseppe, ha le idee chiare: “Sarri è un grande, nessuno è come lui. Lo conosco sin da bambino, tifiamo per lui da sempre”. Stupore ridotto al minimo per l’approdo al Napoli, anzi: “Ero uno dei pochi a crederci. Una volta, dopo esser stato al San Paolo quando allenava il Pescara, mi raccontò le sue emozioni. Gli brillavano gli occhi per esser stato nello stadio della sua squadra del cuore. Gli auguro il massimo, è un ragazzo che merita tutto perché ha sempre lavorato sodo, sin da bambino. Se vince lo scudetto qui succede il finimondo, spariamo fuochi d’artificio per una settimana intera”. Al centro della piazza, con un impermeabile rosso fuoco, un signore di mezza età si fa chiamare “Mario l’emergente”. Emergente perché da dieci mesi ha la passione per il karaoke. Racconta di esibirsi nel centro di Firenze, con l’ausilio di fogli A4 coi testi delle canzoni italiane più famose, e sogna di cantare al San Paolo oppure di cenare con un giocatore del Napoli: “Conosco personalmente Sarri – dice -, è una persona posata, riservata ma anche scherzosa. Nella sua carriera è stato molto sfortunato, ha cambiato tante squadre ed è stato spesso esonerato ingiustamente. Oggi allena il Napoli, ed anche se la squadra è simile a quella di Benitez, lui ha avuto la capacità di convincere i campioni a giocare come ad Empoli. Non me l’aspettavo, invece ce l’ha fatta”.