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La forza della diversità: l’attacco azzurro affila gli artigli

di Arturo Minervini

 

Il mio attacco che cambia, nella forma e nel colore: è in trasformazione. Come una canzone dei Litfiba il reparto avanzato degli azzurri vive un momento particolare, con il passaggio graduale da un attacco cristallizzato nel 4-3-3 ad una manovra offensiva che predilige le due punte e, magari, due esterni con spiccate qualità offensive.  Il 4-4-2 che diventa 4-4-1-1 o 4-2-4 a seconda delle esigenze e degli uomini in campo. È questa la novità più spiccata.

La forza della diversità. La fisicità di Milik, che all’occorrenza può in realtà fare anche la seconda punta dietro ad un uomo più sgusciante come Mertens o Insigne. I due piedi di Verdi, capace di rendere allo stesso modo con entrambe i piedi. La forza motrice di Zielinski, abile a dare strappi alla partita con la grande capacità di progressione. L’intelligenza indispensabile di Callejon, vero grande intoccabile ancora una volta come portatore assoluto di equilibri. Tante armi che devono, lavorando insieme, affinare alcuni automatismi ma che potenzialmente possono diventare devastanti. 

La parte finale con il Liverpool è stata giocata con cinque uomini di vocazione spiccatamente offensiva: in campo contemporaneamente c’erano Insigne, Mertens, Callejon, Verdi e Zielinski. Dimostrazione non sono della volontà di Ancelotti di portare a casa la vittoria, ma anche che con il giusto spirito di sacrificio gli equilibri possono essere preservati. Dopo sette gare ufficiali le reti segnate dal Napoli in gare ufficiali sono 13 in campionato ed 1 in Champions League. Numeri buoni, ma che possono sicuramente crescere analizzando le occasioni create (basti pensare alla gara di Belgrado). Anche su questo aspetto, dunque, c’è la sensazione che il Napoli possa migliorare con il passare del tempo ed accumulando ore di lavoro insieme.


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