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Mentre vengono umiliati, i tifosi della Roma pensano ad insultare Napoli. E' il momento di dire basta!

di Dario De Martino

Nessun media nazionale l'ha notato, non sembra se ne sia accorta nemmeno la Uefa. Eppure qui a Napoli si sono sentiti forti e chiari. “odio Napoli” e “noi non siamo napoletani” i più gettonati. Li hanno cantati ieri i tifosi della Roma in trasferta a Barcellona. In molti li hanno uditi a pochi minuti dall'inizio della ripresa, quando i giallorossi erano sotto di 3 gol (a fine partita sarebbero raddoppiati). L'ennesimo, insopportabile caso a pochi giorni dalla vergogna del Bentegodi con i cori invocanti il Vesuvio e l'accanimento su Lorenzo Insigne. Anche in settimana se ne è parlato tanto, ma ci viene da pensare che è successo soltanto perchè la rete di Lorenzo e la sua esultanza l'hanno messo così in evidenza che era impossibile non farlo. La realtà la conosce bene qualunque tifoso azzurro abbia fatto qualche trasferta: fatta salva qualche città, in mezza Italia il comportamento delle tifoserie del bel paese è sempre lo stesso: razzista. E non provate a cambiare termine. Questo è razzismo. E se possibile è ancor peggiore ciò che è accaduto ieri in Spagna: i tifosi romanisti mentre vedevano la loro squadra umiliata dal Barça di Messi non hanno avuto alcun pensiero migliore che cantare il loro rancore contro la città partenopea. Non si riesce a capirne il motivo. Più facile provare a capirne il senso profondo: Napoli, il Napoli e i napoletani hanno un'identità che in nessun altra parte d'Italia si trova. Anzi, forse in poche altre parti del mondo si trova un legame così forte tra la terra natia ed i suoi figli (e la maglia della squadra di calcio, che però passa un attimo in secondo piano). Un legame che evidentemente è invidiato altrove, perchè questo sentirsi popolo è cosa rara, che dobbiamo tenerci stretta. E come popolo, con la consapevolezza di questo aspetto e con la superiorità che ne deriva, dobbiamo reagire. Facendo sentire la nostra voce perchè questo scempio in ogni stadio finisca. La cosa che delude è che ancora una volta certi ululati da zoo arrivino da una città come Roma che forse è tra le pochissime che può avvicinarsi al “sentirsi popolo” che c'è a Napoli. Ma evidentemente i romani che frequentano la curva giallorossa non sono rappresentanti del sentimento di quella città, sono rappresentanti piuttosto di quello che negli stadi non deve andare più: violenza e razzismo.   


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