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Sarri, Guardiola e l’altra Italia rossa d’invidia

di Arturo Minervini

Può il fascino di due allenatori quasi portare in secondo piano la meravigliosa sfida tra Napoli e Manchester City?. La risposta, in questo caso, è chiaramente affermativa. Tante ore sono già passate dalla sconfitta dell’Etihad, con tanti rimpianti al triplice fischio finale e molte consapevolezze in più per la grande reazione degli azzurri contro l’avversario più in forma d’Europa. Lezione importante quella portata a casa dalla squadra, che ha pagato troppo la tensione per una sfida che era molto sentita e che gli azzurri hanno approcciato con qualche timore di troppo. Eppure, quello che resterà della trasferta inglese, sarà altro…

Quell’incontro naturale. Maurizio Sarri e Pep Guardiola hanno flirtato come fossero due sedicenni che si piacciono negli ultimi mesi, lanciandosi messaggi di stima sinceri e scevri dalla convenienza del momento. “Il mondo si accorgerà di quanto Guardiola abbia cambiato il calcio tra qualche anno” diceva Maurizio, “Non ho mai incontrato in carriera una squadra con il Napoli” ribatteva Pep. Inevitabile che a fine gara i due abbiano avvertito l’esigenza di sedersi ad un tavolo, bere un buon bicchiere di vino rosso e confrontarsi sulle loro esperienze. 

Ci sarebbe da scrivere un libro solo su quella mezz’ora. Ve li immaginate Sarri e Guardiola allo stesso tavolo a parlare di tattica? Pensate a quante storie, che cascate di idee rivoluzionare si sarà riversata nell’ufficio del tecnico spagnolo durante quell’incontro. Figli del calcio totale dell’Olanda di Cruijff, evoluzione spontanee del calcio di Sacchi con le loro rispettive interpretazioni. Due uomini che fanno bene ad un calcio fatto sempre più di fisicità e di poco divertimento. L’essenza vera dello sport, l’applicazione di un metodo in maniera maniacale finalizzata al bello. Seduti a quel tavolo, con quel bicchiere di buon rosso, Maurizio e Pep ci hanno ricordato che il risultato in alcuni casi è l’ultima cosa che conta. Dovrebbero ricordarlo anche all'altra Italia, che tende sempre a sminuire i meriti di un allenatore capace di portare nuovo lustro nel nostro calcio, una credibilità che si acquisce con le idee, con la competenza, con il sudore sul campo.


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