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Guido Clemente di San Luca a TN "Si ricomincia con la consueta questione di legalità arbitrale"

di Redazione Tutto Napoli.net

Guido Clemente di San Luca, Ordinario di Diritto Amministrativo all'Università della Campania Luigi Vanvitelli, ha espresso alcune considerazioni sul momento di casa Napoli.

Ad essere obiettivi, è vero che Sarri abbia nuovamente giocato al gatto col topo. L’aveva fatto anche (e anzi soprattutto) l’anno scorso con Spalletti. L’ha rifatto con Garcia. Ma stavolta – bisogna riconoscerlo – soprattutto per imprevedibili deficienze degli azzurri: ‘imprevedibili’, naturalmente, per noi, non per il mister, che se non le prevede (e previene) non fa bene il suo mestiere.

Nella partita di sabato scorso va registrata una netta – e difficilmente opinabile – differenza fra primo e secondo tempo. Nel primo la Lazio è stata letteralmente surclassata (e chi – come molti commentatori – si lascia condizionare dal secondo, che più gli è rimasto impresso, non fa una operazione corretta), è passata in vantaggio del tutto immeritatamente, e giustamente subito recuperata. Stando al gioco, sarebbe dovuto finire almeno 3-1 per il Napoli. Ma chi non riesce a concretizzare l’assoluto predominio che esercita si deve interrogare.

Nel secondo tempo, invece, il Napoli è apparso irriconoscibile. Perché? A sensazione (da verificarsi a seguire), c’è un palese problema di condizione fisica. Come se la preparazione atletica fosse stata programmata per un periodo più lungo e la squadra non tenga il ritmo per i 90 minuti. Fatto sta che stavolta la strategia di Sarri è potuta risultare efficace soltanto perché Lobotka e Anguissa, su tutti, erano evidentemente sulle gambe. Gli azzurri in generale arrivavano sistematicamente in ritardo sulle palle contese. Ciò ha gioco-forza favorito l’allungamento della squadra e lo sfilacciamento fra i reparti, con l’apertura di vuoti che hanno gravato enormemente sulla fase difensiva, mettendo la squadra in difficoltà (Kim avrebbe probabilmente messo qualche pezza e contenuto gli effetti deleteri, ma la discrasia/disarmonia mi pare indipendente dalla sua mancanza). A questo s’aggiunga che Garcia ha (forse clamorosamente) sbagliato le sostituzioni, e s’è fatta la frittata.

C’è da preoccuparsi? Forse sì. Ma senza fare drammi, o alzare polveroni polemici. Tutto sommato – e al netto della perseverante scarsa capacità empatica di ADL (l’intervista rilasciata al Foglio, invero, può dirsi nel complesso non proprio ‘gradevolissima’) –, la campagna acquisti/vendite risulta esser stata ragionevole e idonea a consentire di mantenere altissimo il livello di competitività della squadra. Bisognerà attendere con pazienza per valutare l’impatto di Garcia su una rosa fortissima. Il sottoscritto, peraltro, è ben consapevole che il terreno delle valutazioni tecnico-tattiche non gli compete, facendo altro di mestiere. Ma da tifoso (presuntuosamente competente), scusandosi, si prende ogni tanto questa libertà.

2. È invece nello svolgimento del mio mestiere che dal 2018 ho intrapreso la battaglia per la legalità nel mondo del pallone. E su questo fronte, ahimè, continua a registrarsi una incomprensibile, e perciò allarmante, insensibilità crescente. Il commentatore tecnico alle decisioni arbitrali della attuale principale piattaforma viene invocato (senza alcuna investitura, né tecnica né democratica) come fosse una corte suprema chiamata a stabilire la Verità sugli episodi, a dir così, controversi.

Ad esempio, il rigore del Milan a Roma non è opinabile. Se non l’avessero dato sarebbe stato un altro caso – come quello in Juventus-Bologna – in grado di costituire il presupposto oggettivo (non quello soggettivo, ovviamente, per il quale occorrerebbe dimostrare il dolo specifico: ma se non s’indaga come sarà mai possibile comprovarne la sussistenza?) per aprire un’indagine giudiziaria per «frode sportiva». E infatti, l’omissione dell’intervento del VAR in fattispecie concrete nelle quali non v’è alcuna valutazione discrezionale, giacché si tratta di meri accertamenti tecnici, non può non corrispondere al «compimento di […] atti fraudolenti posti in essere al fine di raggiungere un risultato diverso da quello conseguente al corretto e leale svolgimento della competizione». L’errore è invocabile da parte dell’arbitro (che può non vedere), non del VAR (che vede per forza).

I commenti (sedicenti ‘tecnici’) degli opinionisti dei media mainstream, invece, persistono nell’asseverare il desiderio degli arbitri (e dei ‘poteri forti’) di disporre di una discrezionalità che la disposizione normativa non contempla. In questi casi la norma non lascia alcuna valutazione da effettuare, e la congruità del movimento del giocatore è del tutto irrilevante. Le disposizioni non la prevedono e l’O.F.R. è obbligatoria. Per la regola conta solo che vi sia un contatto che danneggia il giocatore in possesso di palla: il portiere della Roma «colpisce» l’avversario in «un contrasto» e lo «sgambetta», in modo «negligente» perché «mostra una mancanza di attenzione o considerazione nell’effettuare» il «contrasto», agendo «senza precauzione». La circostanza (interpretabile) che il movimento del difendente sia congruo con il senso del giuoco è per il Regolamento del tutto insignificante. Del resto, lo stesso ‘oracolo del Signore’ commentatore della principale piattaforma non ha potuto negare la «negligenza», ma, appunto, – pur di difendere la sua impressione immediata – ha dichiarato che l’episodio non era da O.F.R.: con ciò affermando come fosse vera una cosa falsa.


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