Guido Clemente di San Luca a TN: "Stufo di questi arbitri, devono studiare il diritto!"
Guido Clemente di San Luca, Ordinario di Diritto Amministrativo all'Università della Campania Luigi Vanvitelli, commenta così il momento del Napoli.
1. Io sono tifoso. Perciò spero ancora. Cosa? Che noi chiudiamo battendo il Lecce, che il Toro pareggi con l’Atalanta e che la Viola vinca la Conference League e perda con Cagliari e Atalanta. Così da concludere con questa classifica finale: 8) Napoli p. 55, 9) Fiorentina e Torino p. 54.
2. A Firenze s’è giocata una discreta partita. Calzona, però, ha confermato i limiti già manifestati. È un po’ troppo integralista. Sia nel credo tattico («il Napoli gioca prevalentemente negli ultimi quaranta metri di campo da anni, ormai è una cosa storica […] ho dato continuità all’organico, costruito per giocare in un certo modo. Non ho avuto tempo per un piano A e un piano B, ho cercato di sistemare quello A. Rincorriamo un risultato ogni domenica... Abbiamo cambiato modulo sei volte nella mia gestione e ogni volta abbiamo perso di mano la partita perché cambiano le distanze e la squadra, in questo momento, non è in grado»). Sia nella comunicazione («Prima della tattica e della tecnica, comunque, ci deve essere l’orgoglio, lo spirito di squadra e le motivazioni. Queste cose le dico ogni giorno ai ragazzi: possiamo allenarci quanto ci pare ma senza di quelli, non serve a niente»). Così scarica la responsabilità sui giocatori, che tuttavia – con ogni evidenza – è stato lui a non essere in grado di rimotivare.
È certamente una persona onesta («Sono stato chiamato per migliorare la situazione e non ce l’ho fatta, mi prendo le responsabilità. Ho preso una squadra 9^ in classifica e tali siamo […] in questi quasi tre mesi le colpe sono mie. Evidentemente non ho inciso, mi dispiace»). Ma è pure un po’ permalosetto e, soprattutto, non proprio chiarissimo («Io sono arrivato però a stagione iniziata e dopo una settimana di ritiro c’erano già polemiche […], ma la stagione del Napoli era iniziata 7 mesi e mezzo prima. E lo dico da tifoso del Napoli, dopo una settimana sono iniziate le polemiche […]. Ora c’è lo sciacallaggio per cui io non allenerei la squadra […]. A quei signori che dicono queste cose possiamo dire che ogni allenamento è filmato e catalogato, magari gliene facciamo scegliere uno a sorte»). Affermare che non abbia allenato è verosimilmente una volgare maldicenza. Nondimeno, dovrebbe non alludere in maniera vaga e chiarire a quali polemiche fa riferimento.
3. L’arbitraggio di Firenze mi ha definitivamente convinto che nella formazione degli arbitri debba essere seriamente previsto lo studio del diritto. Penso che non sia un caso che uno dei pochi – forse l’unico – che sappia cosa veramente significhi dirigere una partita, sia Aureliano, che nella vita civile fa l’avvocato.
Non si tratta di non commettere errori. Tutti possiamo farne. Ma un conto è sbagliare, altro è non avere piena contezza di ciò che si fa. O forse – chissà – in gran parte ne sono ben consapevoli, se è vero che permangono sospetti – ebbene sì, sempre crescenti – sulla mancanza di buona fede. Sospetti che la direzione di Marchetti (definita «scarsa» o «imbarazzante») certo non contribuisce ad attutire.
Prova della rassegnazione ad un siffatto stato delle cose è la pessima via scelta da tanta parte dell’opinione pubblica e della stampa, ormai definitivamente assuefatta al malaffare. Apertamente e diffusamente si consiglia ad ADL di ridurre le «sue crociate verbali contro il palazzo», perché «non servono e sono anzi controproducenti». Invece di pretendere giustizia e correttezza nel garantire uguale rispetto delle regole, si questuano attenzioni (e forse favori), invitando il Presidente ad assumere una strategia concreta «per ottenere maggior rispetto». In poche parole, te li devi fare amici. Ebbene, se il comportamento di stampo, a dir così, ‘corruttivo’ viene esplicitamente consigliato, auspicandosi che il suggerimento venga seguito, l’inverecondia è ormai definitivamente conclamata.
Del resto, questo è anche perché tali sono i modelli generali. Si veda la sottovalutazione dei rischi di una deriva autoritaria insiti nella proposta di riforma della Costituzione che implica una radicale trasformazione del sistema istituzionale in senso antidemocratico. Il parlamentarismo ha certamente dei difetti, sicuramente rallenta il processo di decisione pubblica. Ma ha un merito indiscutibile: quello di comportare gli indispensabili controlli e bilanciamenti reciproci fra i poteri, in grado di contenere il pericolo di derive totalitarie, a garanzia della libertà di tutti e di ciascuno.