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La proposta di Clemente di San Luca a TN: "Conte, vengo a Castel Volturno per discutere su regole e Var"

di Arturo Minervini

Guido Clemente di San Luca, Ordinario di Diritto Amministrativo all'Università della Campania Luigi Vanvitelli, commenta così il momento di casa Napoli.

"Nel corso della conferenza stampa precedente Napoli-Roma, rispondendo ad una domanda che tornava sulle sue dichiarazioni polemiche post Inter-Napoli relative alla questione VAR, Conte ha chiarito quali fossero le sue intenzioni, virtuose e perciò pienamente condivisibili: sollevare «una discussione costruttiva», allo scopo di «costruire qualcosa di migliore», giacché «oggi ci sono dei mezzi che ci devono far riflettere». Per questo merita il pieno apprezzamento.

Dopo di che, però, va evidenziato che il mister mostra di perseverare nel non capire perché, sul caso Anguissa, non ha ragione. Ha rilevato con disappunto che «nella registrazione il VAR si limita a dire che c’è contatto, ma il calcio è uno sport di contatto». Ho provato a spiegare perché non è così. Ci riprovo.

Conte, fra l’altro, ha dichiarato che «dobbiamo dare un aiuto migliore». Tuttavia, secondo le regole in vigore, il VAR deve proprio limitarsi «a dire che c’è un contatto». Stabilire se il contatto sia «lieve, leggero», oppur no, non è compito suo. Semplicemente, il VAR ha il dovere giuridico di richiamare l’arbitro laddove rinvenga una fallace rilevazione del fatto, ma non può partecipare alla sua qualificazione giuridica, giacché questo è compito che le regole assegnano in via esclusiva all’arbitro. Certo, «lo strumento tecnologico deve aiutare». Ma non è «semplice» nel senso che sostiene Conte.

Il VAR non può – e perciò non deve – suggerire all’arbitro di andare «a valutare se confermare o togliere» un calcio di rigore assegnato. In realtà, Mariani non aveva affatto «condotto bene la gara», in più occasioni mancando di ammonire e non rilevando fuorigioco evidenti. È dunque «da censurare». Ma nel caso del rigore su Dumfries non ha sbagliato. Nonostante dopo si sia ricreduto, non doveva essergli data «l’opportunità di confermare o cambiare» la decisione presa. Stando alla disciplina vigente, infatti, la maggiore o minore «lievità» o «leggerezza» di un contatto è giuridicamente irrilevante perché non codificata. La previsione normativa stabilisce che un intervento è falloso se viene compiuto con «negligenza» o «imprudenza» (nel secondo caso, oltre alla sanzione tecnica, deve infliggersi anche quella disciplinare del cartellino giallo).

Sicché, la qualificazione giuridica del fatto – che spetta soltanto all’arbitro – deve risolversi nel decidere se ricorra o meno la «negligenza», e cioè se l’intervento sia stato commesso con «una mancanza di attenzione o considerazione nell’effettuare un contrasto», ovvero agendo «senza precauzione». Naturalmente, la valutazione dell’arbitro sulla maggiore o minore ‘intensità’ del contatto può ben influenzare la qualificazione. Nel senso che egli deve valutare (in base alla sua percezione soggettiva) se il calciatore sia stato più o meno «attento», ovvero più o meno «incauto», anche giudicando il grado della ‘intensità’ dell’intervento. Ma può, e anzi deve, essere corretto dal VAR soltanto se quest’ultimo rilevi che non ha visto correttamente l’episodio. Come, ad esempio, per la spinta a Kvara in Napoli-Como, oppure per l’intervento di Banda che travolge Politano in Napoli-Lecce. Omissioni del VAR illegittime, così inspiegabili da far dubitare della buona fede.

In definitiva, un conto è se un fatto sia stato o no correttamente rilevato dall’arbitro. Altro se quel fatto, rilevato correttamente, costituisca o meno fallo. Che l’intervento di Anguissa sia fallo, dunque, dipende da come l’arbitro abbia qualificato il fatto: se questo, cioè, rappresenti o no una violazione della regola. È, invece, questione concernente la correttezza o meno dell’accertamento del fatto che il giocatore abbia toccato o no l’avversario.

Mi piacerebbe tanto – e sinceramente ne sarei onorato – se il mister volesse accogliermi a Castel Volturno per un’amichevole chiacchierata sulle regole. Una mezzoretta: io insieme ai miei più giovani colleghi, e lui insieme alla squadra. Se si vuole condurre una seria battaglia per la trasparenza e la legalità, bisogna convincersi che è necessario circoscrivere la discrezionalità degli arbitri al minimo indispensabile. Adoperare argomenti quali «sport di contatto», «intensità del contatto», «metro di giudizio», e via dicendo, ha il solo effetto di aumentare, rispetto alla previsione normativa, lo spazio valutativo del VAR, così ampliando la discrezionalità sua e del direttore di gara fino all’arbìtrio incontrollabile.

2. La partita con la Roma è piena d’insidie. La temo fortemente. Più di quelle con l’Inter e l’Atalanta. Secondo me – ma questa è l’irrilevante opinione di un appassionato (e tifoso malato) – sarebbe opportuno sorprendere Ranieri con una formazione più votata all’attacco, dando maggior spazio, almeno nel corso della partita, a Neres e Ngonge, da impiegarsi al posto, rispettivamente, di Politano e Lukaku. Speriamo bene! E che la ‘squadra arbitrale’ nel complesso non operi illegittimamente!"


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