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Buongiorno: "Napoli? Tutto è nato al ristorante con Conte per caso! Ecco cosa chiede a me e Rrahmani. Sul Torino..."

di Pierpaolo Matrone

Alessandro Buongiorno, difensore del Napoli, ha rilasciato un'intervista a Cronache di Spogliatoio, soffermandosi anzitutto su quell'incontro a Torino con Antonio Conte prima che si trasferisse al Napoli: "Ci siamo incontrati una sera, per caso, in un ristorante di Torino. Ci siamo parlati lì 10-15 minuti, dopodiché ci siamo sentiti qualche volta e poi alla fine ho scelto e ho detto di sì".

Tocchi palla tante volte a partita. Anzi, tu e Rrahmani siete quelli che toccano più palloni. Perché siete i primi registi? "Sì, assolutamente. Ora il difensore è il primo da cui deve partire l'azione. Col mister stiamo lavorando tanto anche su quest'aspetto, sul muoverci tanto per ricevere la palla anche dal portiere e dai compagni".

Tocchi palla anche in alto, almeno così è stato contro la Roma. "C'è stata questa nostra costruzione, con cui riuscivamo a trovare anche gli esterni. Sulle loro pressioni il mister ci chiedeva di affiancarci a Meret per ricevere palla e cercare linee di passaggio. Allungandoti, allunghi la squadra avversaria e trovi più facilmente le linee di passaggio".

Lobotka sta giocando più avanti perché ci sei tu a fare quel lavoro da regista? "Sì, io e Amir dobbiamo cercare di fare lavoro in costruzione. Se riceviamo palla più avanti è normale che anche Lobotka sia più alto. Serve il movimento di tutti i giocatori".

Giocare al Maradona? "E' incredibile. Adattarsi in un ambiente così è stato facile. Quando giri per la città percepisci una passione unica. Le persone ti sono amiche anche se non ti conoscono. E poi qui c’è un sola squadra: il napoletano tifa Napoli".

La playstation? "Aiuta a legare fra compagni anche se io Meret e Simeone giochiamo spesso ai giochi da tavola o andiamo nelle escape room… siamo old school".

Mazzocchi? "E’ bravissimo nel canto, è il mio maestro. Prima o poi ce lo ritroviamo a Sanremo".

Il Torino? "A Torino ho vissuto 17-18 anni bellissimi. E’ stata una parte importantissima della mia vita. Mi sembrava giusto utilizzare Instagram per fissare quello che ha significato per me. Ricordo che quando tornai dal prestito al Trapani, in ritiro venuto usato come sparring per titolari e riserve. A quel punto mi è scattato qualcosa dentro.

Mi sono detto: ‘Devi giocare senza pensare troppo’. Giocare con i grandi mi condizionava, sentivo la pressione. Così ho iniziato a chiedere la palla con personalità, a parlare in campo con i compagni. Negli anni sono cresciuto tanto e sono diventato più pulito nei duelli. Prima venivo ammonito molto più spesso. A volte la voglia di recuperare la palla è talmente forte che magari ti aiuti troppo con le braccia o metti il piede dove non dovresti. Una volta ho dovuto saltare la prima di campionato perchè nell’ultima giornata dell’anno precedente avevo preso il giallo che aveva fatto scattare la squalifica". 


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