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Da 0 a 10: la scandalosa campagna anti Napoli, Conte gela i giornalisti, il messaggio impietoso a Lukaku e la guerra al Body Shaming

di Arturo Minervini

Zero (erano) i gol subiti dall’Empoli al Castellani. Il pallone è fatto di tanti pensieri, pure gonfiati, come i palloni di cui sopra. Di quelli che pensano che esistano partite facili, che devi sputare il sangue per portare a casa la vittoria. Su quel campo la Juve ha fatto 0-0, i toscani sono andati a vincere in casa della Roma, hanno idee, freschezza, organizzazione e buoni interpreti. Se non stai attenti, rischi di prendere la scoppola. Chi pensa di trattare con la puzza sotto al naso, non capisce che con queste vittorie si vincono i campionati. Efficienza e attenzione sono le chiavi del successo.

“Uno a zero, il resto è aria fritta”. Conte smonta così le velleità critiche di chi in conferenza stampa l’accusava di un ruolo eccessivamente difensivo cucito addosso a Politano. Conte è questo, non cambia, non rinuncia ad un equilibrio una volta che l’ha trovato. Più piacere, può non piacere, se vince non è in nessun modo legato al giudizio estetico. La vittoria si impone, per natura. Finche vince, le critiche hanno lo stesso valore di questa citazione di Jep Gambardella: “Flaubert voleva scrivere un romanzo sul niente e non c'è riuscito: ci posso riuscire io?”. 

Due cambi decisivi, perché hanno alzato l’asticella dell’intensità come in un salto con l’asta di Armand Duplantis. Sai, parlare di Cazzimma a due ragazzi che arrivano da Argentina e Uruguay è riportarli nelle strade della loro infanzia, come far annusare ad un francese una baguette appena sfornata e riportarlo alle sue origini. Simeone e Olivera sono la piccola rivoluzione emotiva di Empoli-Napoli, le sliding Doors che aprono ad un finale differente, dopo il piattume della prima ora di gioco.

Tre punti da sporcarsi le mani, da affondare le mani nel terreno per riscoprire la gioia che arriva solo dal sacrificio. L’immagine di questa fortissima volontà è nella scivolata che Di Lorenzo fa per tenere viva una palla che pareva persa, rovistando tra i rifiuti di una partita che solo così poteva essere sbloccata. Come ricordava Marcello Mastroianni nel film ‘Mani Sporche’: “Non c'è che un solo scopo: il potere”. E la vittoria.

Quattro alla shit storm mediatica che si riverserà sul Napoli per un rigore che, sebbene non solare, c’è. Perché il ginocchio di Anjorin finisce sulla gamba di Politano, per quella che da ragazzini in città era ‘la siringa’. Molti, però, faranno finta di non vedere, alimenteranno il chiacchiericcio, nascosti nell’ombra, giusto per aizzare la polemica ed alimentare la fiamma. Sarà una settimana di attacchi mediatici, perché, e ve lo dico usando una frase del dolce stilnovo, questo Napoli di Conte sta sulle palle a tutti. In primis a quelli che potevano prenderlo in panchina, ed hanno scelto di non prenderlo. Ed ora tremano, immaginandone un eventuale successo.

Cinque a Spinazzola, che non sfrutta l’occasione e ci spiega col linguaggio del corpo, sempre il più eloquente, perché Conte gli stia preferendo Olivera. Male l’ex Roma, che spinge e non contiene, come un elastico che ha perso la sua funzione primaria. Che stia pagando i carichi estivi? Probabile. Sarà utile nel corso della stagione? Possibile. È, ad oggi, in difficoltà? Un dato di fatto. 

Sei presenze, tre gol, quattro assist e due prestazioni così così contro Juve ed Empoli. Lukaku gioca la sua gara peggiore e non è mica un caso che accada dopo la sosta, durante la quale ha svolto un certo tipo di lavoro per provare a recuperare il gap accumulato arrivando in ritardo. Lo sapevamo, lo sapevano anche Romelu e Antonio, fare la preparazione insieme sarebbe stato molto importante. Bisogna avere pazienza, e la forza di riconoscere quando le gambe proprio non vanno. "Dopo che ci si prende a schiaffi per dieci anni o si diventa amici o ci si ammazza”. Conte non ha certo paura di togliere il suo pupillo e lanciare un messaggio a tutti gli altri.

Sette alla linea di confine tra pareggio e vittoria, tracciata nel terreno del Castellani dal georgiano con la 77. Quanto pesava quel pallone, i divanisti manco lo immaginano. Era un macigno quel pallone, col rigorista designato Lukaku appena fuori dal campo e i tanti spifferi di questi giorni sul suo conto. E invece KK ci mette tutta la leggerezza del pianeta, soffia una piuma in fondo al sacco. Kvaratskhelia deve far questo: tracciare quella differenza, tra banalità ed eccezionalità, tra prosa e poesia. Non è al meglio, però poi dai uno sguardo alle statistiche e vedi che ha già segnato 4 volte e fornito 2 assist. Buttalo via. 

Otto partite e diciannove punti, con la sconfitta di Verona che ha fatto più bene che male, per i riflessi che ha avuto sul mercato. Il Napoli vince, senza guardarsi allo specchio, è quasi uno spot contro il Body Shaming: non si lascia turbare, anche quando non è bello e splendente come tutti lo vorrebbero. Si accetta, si compiace, accresce le proprie consapevolezze immerso in questa gigantesca bolla che Conte è capace di creare con le proprie squadre. Nelle playlist di questo gruppo suona forte la voce di Christina Aguilera: “Sono bellissima, non importa quello che dicono. Le parole non possono abbattermi”.

Nove a Buongiorno, che è una promessa scritta sulla schiena sempre mantenuta. Con lui c’è da stare sempre allegri, per quella incredibile capacità di non farsi mai saltare dall’avversario, anche quando sembra praticamente spacciato. Alessandro ci mette fisico, astuzia, tempismo: ha una soluzione ad ogni problema. Con lui in campo un solo gol su azione subito in sette partite: dato mostruoso. Come l’impatto di Alessandro, leader anche emotivo come testimonia l’incitamento a Olivera per l’ultimo pallone del match recuperato. Fino a qui, l’acquisto più importante e determinante del calciomercato. Di tutto il calciomercato in Serie A. 

Dieci al maratoneta in solitario. Conte è Forrest Gump quando fa un campionato, non è interessato alla posizione degli altri, ai tempi degli altri, all’andatura degli altri. Se ne frega. Antonio corre da solo, chiede a se stesso di tirare fuori il tempo migliore, di arrivare sotto al traguardo nel minor tempo possibile e col maggior numero di punti. La sconfitta gli fa allergia, lo devasta solo il pensiero di perdere, ancor più che quello di non vincere. Sta trasmettendo questo virus anche alla squadra, sempre più granitica nei principi e nello spirito. Antonio logora chi non ce l’ha: ha ridato colore alll’orizzonte del Napoli che nemmeno Monet con un pennello tra le mani. “Il colore è la mia ossessione quotidiana, la gioia e il tormento”.

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