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Marzo contagia il Napoli. La pragmatica lezione juventina ed i dettagli che fanno la differenza

di Mirko Calemme

“Marzo è pazzo”, dice il popolare proverbio. Il Napoli, che con Benitez spesso si è affidato ai modi di dire per esprimere i suoi momenti, non è stato da meno e si è adattato fedelmente all’instabilità del mese che apre le porte della primavera. Bello, bellissimo nelle Coppe, disastroso in campionato: due facce di una stessa medaglia che sta facendo impazzire i tifosi azzurri, alti e bassi assolutamente vietati ai deboli di cuore.

La qualificazione ai quarti di Europa League e l’ottimo 1-1 raccolto all’Olimpico contro una Lazio che, senza competizioni internazionali, punta tantissimo sulla Coppa Italia, vengono offuscati dai soli due punti su dodici disponibili raccolti in campionato. Quattro gare in cui i dettagli hanno fatto la differenza: con Torino e Verona  fu fallito totalmente l’approccio, con l’Inter ci si addormentò sul 2-0, con l’Atalanta dopo un triste primo tempo è andato in scena il monologo di Calvarese, novello Testori della classe arbitrale italiana. 

Sia chiaro, cercare un capro espiatorio in questo momento è solo controproducente. Certe scelte di Benitez non hanno convinto, così come la concentrazione e l’atteggiamento della squadra in più occasioni ed il peccato originale di una rosa priva di qualità tra difesa e centrocampo non bisogna mai dimenticarlo. Tuttavia, se si vuole sognare in grande, bisogna guardare ai migliori, che in questo momento (almeno in Italia) indossano la maglia bianconera.

La Juventus, a marzo, ha brillato solo in Champions. Oltre al successo col Borussia, infatti, sono arrivati una sconfitta casalinga in Coppa Italia con la Fiorentina, un utile ma scialbo pareggio con la Roma in trasferta e tre prestazioni poco spettacolari con Sassuolo, Palermo e Genoa. Ecco, qui entrano ancora in gioco i dettagli: gli uomini di Allegri non hanno sciorinato un gran calcio in questi tre match, eppure hanno raccolto nove punti. 1-0, 0-1, 1-0: sinfonia di pragmatismo, parole e musica di Pogba, Morata e Tévez. Si può vincere anche senza giocare benissimo, limitandosi a restare compatti, concentrati e pronti ad approfittare della prima dormita dell’avversario. Proprio come hanno fatto i maestri di Torino.

Una lezione fondamentale per il Napoli, che difficilmente riesce a vincere una partita anche senza specchiarsi nella sua fugace ma a tratti indiscutibile bellezza. Bisogna apprenderla in queste due settimane, visto che aprile accoglierà gli azzurri con quattro appuntamenti che decideranno la stagione. Roma, Lazio, Fiorentina e Wolsfburg in 12 giorni, guai a cadere in un dolce dormire con tre obiettivi ancora in ballo. I proverbi, stavolta, meglio dimenticarli.


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