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La compostezza e la dignità... di una famiglia, di un quartiere, di un popolo

di Francesco Molaro

Non è facile descrivere la compostezza e la dignità delle persone, ma lo sai bene che quando la racconterai, chi ti leggerà, la percepirà. La sensazione è di quelle che senti subito, appena arrivi in un posto che conosci ma non certo bene come il tuo quartiere, la tua zona, anche se sei nella tua città. Ti accorgi che quella gente lì c'è sempre stata e che oggi più che mai vuole esternare tutto il suo dolore. La settimana che si sta concludendo è una settimana triste, una settimana dove Ciro Esposito è morto più di una volta, con il timer, ad orari diversi, in giorni diversi. E' stata una settimana dove il dolore si è vissuto in più momenti e senza rispetto per una famiglia che con grande dignità ha accettato che il destino si compisse. Abbiamo letto cose inenarrabili e solo per la corsa allo scoop, per rincorrere una notizia che nessuno avrebbe mai voluto dare. Invece qualcuno aveva voglia di darla pur di by-passare la dignità. Quella dignità che la famiglia di Ciro, soprattutto la madre, ha praticamente fatto conoscere ad un Italia intera che forse realmente non conosce questa parola. La compostezza poi non è figlia di questa nazione, pronta ad urlare anche per cose futili figuratevi per cose serie. La compostezza di questa famiglia, che anche nel dolore più grande, ha voluto solo ricordare, chiedendo perdono per chi ha colpito, chiedendo perdono per chi ha sbagliato. Non conosco la famiglia di Ciro, anzi un po’ anche io la conosco, nel fratello Pasquale, un ragazzo come tanti che lavora per vivere con quella dignità che molti forse non vogliono riconoscere. Scampia la conosco meglio, ma non da molto tempo, conosco le vie, conosco la gente, conosco la tranquillità di andare a prendere a casa un’amica e riaccompagnarla anche a tarda notte senza quel sentimento che qualcuno ha descritto fin troppo “bene”. Scampia non è Gomorra solo, Scampia è un quartiere come tanti, in una periferia di una città con tante contraddizioni, periferia come tante in tutto il mondo. Arrivando nella piazza, che ormai sarà per sempre quella di Ciro Esposito, percorrevo le strade di Scampia con la solita tranquillità di chi va in un posto che ormai conosce. Ventimila persone, mi aspetto traffico, rumore, il vociare della nostra gente, quella di Napoli che anche dal centro aveva raggiunto il luogo dell’ultimo saluto e invece, calma, silenzio rispettoso e quella compostezza che ci contraddistingue, perché noi siamo umili, noi siamo persone buone, noi siamo napoletani. La piazza brulicava di persone e altre si sono aggiunte e altre ancora sono arrivate anche quando quella bara, adornata da sciarpe azzurre e non solo, era già ferma e gelida al centro dell’attenzione. Il traffico era ordinato, la gente lentamente a piedi arrivava, il sole cocente irradiava la sua luce e il suo calore, e ricordava a tutti quanto il cielo era azzurro sopra di noi. I canti, le preghiere, le parole, la compostezza e la dignità, tutto era racchiuso li e anche nel resto della città tramite le tv, le radio, le foto, i video e le parole scritte e dette. Il popolo napoletano era li, piangeva il suo fratello e la comunanza della gente venuta da fuori ci ridava quella dignità che qualcuno spesso vuole toglierci, quella dignità rubata da tanti usurpatori, quella dignità rubata da cori beceri negli stadi. Ma le polemiche ora vanno messe da parte e la compostezza ritorna in noi nell’applaudire quei tifosi che dalle altre città senza colori e bandiere per un giorno hanno voluto rendere omaggio alla famiglia Esposito, a Scampia, a Napoli! la compostezza rievoca in quell'applauso, l'ultimo per Ciro, quando la bara lascia la piazza, e le lacrime da versare sono finite. Allora ripartiamo tutti da qui, senza dire per qualche giorno il solito e semplice "mai più", chiediamo giustizia, chiediamo dignità, chiediamolo con compostezza ma che questa volta questa dignita richiesta sia rispettata da tutti, italiani compresi!


bara e cori

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