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Rafa e le parole non dette: saranno tutte per lo spogliatoio! Come il buon samaritano, ecco la maldestra generosità che riapre i giochi e rievoca Bilbao...

di Silver Mele

Impossibile non prendersela. Potrà invece servire un'analisi attenta del perchè il Napoli che affrontava il Toro per l'aggancio alla Roma, abbia fornito una prova così poco intensa e determinata. Ci può stare eccome la strategia di attendere un avversario che al San Mames aveva dato l'anima, limitandone le sfuriate per poi crescere gradualmente e provare a vincere alla distanza. D'altronde anche il primo tempo con il Sassuolo era stato di controllo o sana gestione, propedeutica alla ripresa aggressiva. Un atteggiamento provinciale per qualcuno, spesso fruttifero per chi bada al sodo nel momento cruciale della stagione. Appunto, si fa maledetta fatica a spiegare come il black out ricorrente nella testa del Napoli si sia potuto abbattere ancora una volta sulla squadra, quando gli equilibri si erano evidentemente spostati a favore degli azzurri. Un retropassaggio folle per riportare in attacco il Toro e il blocco nel cuore dell'area a tagliare fuori Albiol e rendere match winner Glik. Una cosa del genere, o forse ancora più brutta, si era vista proprio a Bilbao con l'abbraccio tra Gurpegi, Maggio e Britos mentre Aduriz metteva dentro da due passi. Soprattutto è il ritorno al passato recente degli errori in serie a far arrabbiare Benitez, privo di parole nel dopo gara. Chievo, Udinese, Palermo, ieri sera Torino: rimediare a poco più di venti minuti dal termine, nella serata tutt'altro che ispirata degli uomini con i galloni, è sembrata subito missione difficile, sebbene Gabbiadini ci abbia provato con poca fortuna su punizione. Una finale, ne aveva le sembianze quella dell'Olimpico, per coronare la rincorsa lunga e metter pressione alla Roma, aveva bisogno di altro spirito e altra cattiveria. Pressare in maniera asfissiante il Toro in virtù di una gamba migliore, indurre all'errore palleggiatori discreti come Gazzi e Farneraud, alimentare con i cross il tridente Higuain, Gabbiadini e Zapata nel finale concitato: tutto ciò che avrebbe dovuto essere e che invece è rimasto nel limbo delle buone intenzioni di un Napoli che continua ad essere autolesionista. Sembra sia divenuta battuta fissa del copione concedere all'avversario di turno la chance di riabilitarsi o addirittura di vincere le gare. Le parole non espresse da Rafa ai microfoni saranno tutte per lo spogliatoio, chiamato a crescere in direzione di quell'istinto da killer che ridurrebbe e di molto la fatica. Ad ogni modo, a parte il rammarico restano le undici vittorie nelle ultime quattordici uscite e l'opportunità di rincorrere da subito la finale di coppa Italia. Al campionato, che impone oggi di blindare il terzo posto, si penserà subito dopo.  


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