Chiariello: “Non mi arrenderò! Il centro sportivo è la madre di tutte le battaglie"
A Radio Napoli Centrale, nel corso di 'Un Calcio alla Radio', il giornalista Umberto Chiariello è intervenuto con il suo editoriale: "Eravamo i padroni delle Coppe Europee. La Coppa dei Campioni è nata nel 1995 e le prime cinque edizioni le ha vinte il Real Madrid. Negli anni ’60, l’Italia è stata protagonista con il Milan e l’Inter. Gli anni ’70 sono, poi, sono l’insegna dell’autarchia: chiuse le frontiere agli stranieri, in Italia potevano rimanere quelli che già c’erano. Negli anni ’70, quindi, si seminò tanto, con il ciclo dei messicani che finì. Nell’anno 72-73, la Juventus arrivò in finale di Coppa dei Campioni e perse 1-0. L’anno dopo, ci provò l’Inter di Mazzola. Le uniche due finali di quegli anni ’70. L’Italia crebbe tanto. Negli anni ’80 nasce il Milan di Sacchi, quello che vince due Coppe dei Campioni consecutive, il Napoli vince la Coppa UEFA. Negli anni ’90 dominio assoluto tra Milan e Juventus. Nace l’Europa League e sono 25 anni che non vinciamo. Ci riproveremo con Roma e Milan, speriamo nel miracolo Atalanta, ma siamo le Cenerentole d’Europa certificate ieri sera da due partite pazzesche.
Qual è stato il momento di non ritorno? C’è. Mentre eravamo i padroni d’Europa e tutti ci guardavano, noi ci siamo fermati davanti al mattone. Nel ’90 abbiamo la grande occasione delle notti magiche, ma sul calcio piovono una marea di denari per fare gli stadi. Noi mazzettari, corrotti, tangentopoli alle porte, sprechiamo fiumi di denari per stadi brutti e terribili, perdiamo l’occasione e non siamo stati più capaci di fare niente. Siamo fermi: polemiche a Milano, a Roma, a Napoli. Il mattone ci ferma. Siamo diventati perfieria dell’impero. Ieri abbiamo visto il calcio bello, vero, quello per cui si paga il biglietto, quello che dà emozione, non quel tran tran italiano.
Chi l’ha capito tutto ciò? Chi dopo 20 anni ha portato il Napoli alla vittoria e l’anno dopo al disastro. De Laurentiis non vuole prendere una scala verso il paradiso, ma la cazzuola, il secchio, con la malta e fare le strutture. Bagnoli, Maradona, Ponticelli, non me ne frega niente: il centro sportivo è la madre di tutte le battaglie. Ho iniziato un’opera di tessitura perché le parti si parlino e arrivino ad un punto di incontro, non mi arrenderò. Il mio compito non è credere ad A o a B, ma far prendere le responsabilità dichiarando le cose al popolo e trovare una quadra. Piuttosto che darmi del credulone, chiamatemi Penelope, sono disposto ad aspettare anche 10 anni che venga tessuta la tela, basta che si arrivi a dama".