Fontana: "Tecnico adatto al Napoli? Chi porta principi di gioco, gli azzurri devono essere indottrinati"
A '1 Football Club' in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Gaetano Fontana, allenatore ed ex calciatore, tra le altre, di Napoli e Fiorentina.
Un commento su Joe Barone. Il calcio perde un uomo dalle idee valide e un dirigente di spessore. “Dispiace veramente tanto. È stata una figura benaccetta. Si stavano raccogliendo i frutti di un lavoro certosino, a cominciare dal centro sportivo. Dispiace perdere un dirigente, per quanto riguarda il calcio, ma soprattutto dispiace per la famiglia. Viene a mancare una persona molto giovane, una perdita importante per i suoi cari”.
Alla notizia del rinvio della gara alcuni hanno polemizzato. È difficile far capire alle persone che dietro al calcio ci sono persone vere… “E’ un concetto che dovrebbe sempre valere, anche di fronte alle critiche eccessive per le prestazioni dei calciatori. Ci si dimentica che sul campo ci vanno degli uomini, dei ragazzi con delle fragilità. Spesso, si crede che i lauti guadagni li mettano al riparo da tali debolezze. Sembra che non possano esprimere le proprie fragilità. Inoltre, per Firenze è stato il secondo caso di simile natura. La richiesta di rinvio della partita si deve al fatto che ci si è accorti immediatamente della gravità della cosa. I commenti dei social fanno parte della vita quotidiana, ma mettersi dietro uno schermo e sentenziare è sempre facile. I professionisti devono continuare ad essere professionisti e i tifosi, nel limite del possibile, devono continuare ad essere tifosi”.
La mancata convocazione di Politano con la Nazionale è indicativa per l’Europeo? “Non saprei. Credo che il discorso Nazionale sia diverso da quello dei club. È ovvio che, quando ti giochi tanto, devi poter scegliere calciatori che stanno bene, sia fisicamente che psicologicamente. Poi, a partita finita tutti si scatenano nel dire ‘meglio questo o l’altro’, ma un c.t. deve scegliere prima. Politano è un elemento conosciuto in maniera capillare da Spalletti. Nel momento in cui dovesse ritornare alla verve di prima, dunque, non credo avrà problemi a vestire nuovamente l’azzurro”.
Calzona non sarà con la squadra durante la sosta, ma la seguirà con droni e video. È d’accordo con queste innovazioni? “Ormai, credo che siano elementi imprescindibili per un allenatore. Li utilizzo anch’io. Lavorare sulla singola partita è riduttivo per la crescita di una squadra. In ogni allenamento si devono trasmettere i principi di gioco, da una prospettiva ampia in modo da velocizzare l’apprendimento dei calciatori. Queste tecnologie semplificano e accelerano questi processi”.
C’è qualcosa da cui ripartire per gli azzurri? “Si, ripartire dagli errori. Non credo non ci sia nulla da cui ripartire, migliorare. I risultati sono arrivati perché si sono fatte delle scelte che possono essere opportune o inopportune, ma è naturale che sia necessario riflettere. Gli aspetti vanno migliorati a partire dall’organizzazione, per poi passare dall’allenatore e ai calciatori. L’errore non è sempre da campo. Anzi, è l’ultimo aspetto”.
Una stagione programmata in maniera superficiale quella del Napoli? “Dico sempre che la vittoria è figlia di tanti padri, la sconfitta sempre dell’allenatore. Quando vinci, tutti si sentono in grado di poter fare qualsiasi cosa. Il calcio è cambiato, ci sono tante figure professionali, con diverse mansioni, e che devono essere rispettai da tutti. SI potrebbe pensare di poter fare di tutto, ma i dirigenti hanno delle competenze precise. Il Napoli, dunque, credo debba riordinarsi sotto questo punto di vista. Quest’anno è stata fatta un po’ di confusione”.
Natan può essere il punto fermo del Napoli del futuro? “I giocatori sono tutti forti a questi livelli. Ad un calciatore bisogna dare delle giuste considerazioni, ma tutto dipende dal progetto tecnico. Faccio un esempio: se prendo Maksimovic, che ha delle caratteristiche specifiche, ma lo porto a lavorare con Sarri, non è sbagliato il giocatore, ma la scelta di quel calciatore con quel tecnico. Non si può parlare di bidoni, sono tutti bravi ma devono essere inseriti in un contesto adeguato”.
Chi è l’allenatore adatto al Napoli? “Sono quegli allenatori che portano dei principi di gioco. I giocatori, in questo momento, hanno bisogno di tornare a quei principi che hanno saputo applicare sino a pochi mesi fa. Gli azzurri hanno bisogno di lavorare, essere indottrinati ed allenati per quelle specifiche situazioni. Quando manca questo rapporto con il tecnico, si torna indietro. È come un muscolo: uno va in palestra e raggiunge una certa tonicità, ma se non si allena la perde”.
Si aspettava una stagione così sottotono per Zielisnki? “Anche in questo caso ci sono situazioni personali che vanno considerate e che condizionano le prestazioni. Zielinski, così come altri azzurri, ha vissuto alti e bassi, forse più bassi. Non è stato messo nelle condizioni di perseguire determinate filosofie di gioco. Con Piotr c’è anche un discorso contrattuale che sposta gli equilibri del rapporto con la società. Manca serenità. Il polacco sa di non essere parte di un progetto importante, lo si denota dall’esclusione dalla lista Uefa”.
Traorè è il giocatore adatto a sostituire Zielinski? “Al momento sembra essere il giocatore preferito dal tecnico. Questo accade perché Calzona sa che è l’alternativa ideale per sostituire Zielinski. Se parliamo di 4-3-3, sono dei sistemi tattici che si presume siano uguali per tutti, ma le caratteristiche di gioco e la filosofia del tecnico determinano impostazioni e applicazioni diverse. Se Calzona ritiene che Traorè abbia le qualità per essere impiegato come mezzala e sotto punta, allora vorrà dire che avrà intravisto quelle capacità nel giocatore”.