Foschi svela: "Chiusi Cavani due giorni in hotel prima della firma, altri club lo volevano"
Dopo aver ricevuto il premio "Una vita per il calcio" alla Palermo Football Conference, l'ex dirigente del Palermo Rino Foschi ha parlato della sua carriera e non solo, dedicando il premio a Maurizio Zamparini. Queste le sue parole raccolte da Tuttomercatoweb: "Ho scoperto tanti calciatori con il mio gruppo di lavoro, anche se i meriti poi vengono dati a me. Ho creato un gruppo di lavoro importante che mi aggiornava da tutto il mondo. La scoperta non era di Rino Foschi ma del mio gruppo. Signori, Sordo e Taibi sono arrivati senza il gruppo di lavoro, mi sento di aver fatto cose per raggiungere emozioni, ma il resto è come ho detto. Sul calciomercato ero abbastanza abile, con i miei colleghi. Mi viene dato un riconoscimento che mi sento, vorrei fare ancora qualcosa ma non mi vuole più nessuno. Questo è un premio alla vecchiaia (ride ndr)".
Come inizia la carriera da direttore sportivo?
"Grazie al Cesena Calcio, 40-45 anni fa. Poi Messina, Ravenna e Teramo. A Cesena il direttore sportivo di allora non fece il corso, io entrai nel gruppo di tutti i ds e lì ho cominciato, con grande passione. Pierpaolo Marino poi mi ha portato ad Avellino, poi il Napoli. Ho fatto tanti anni a Modena e a Ravenna".
Il suo nome è inevitabilmente legato al Palermo, per la Serie A dopo più di 30 anni.
"I sette anni a Verona sono stati bellissimi, la retrocessione mi ha fatto dimettere perché mi vergognavo. Poi sono venuto a Palermo, dove non volevo venire. Sul mercato mi muovevo bene perché avevo le possibilità. Poi siamo tornati in Serie A dopo 34 anni. A Palermo sono diventato importante, grazie al potere di Zamparini, abbiamo fatto l'Europa, abbiamo sfiorato la Champions. Ho fatto tanti milioni di attivo, nel 2008 54 milioni, senza vendere Cavani".
Ha nascosto proprio Cavani in albergo per nasconderlo alla concorrenza.
"Cavani lo abbiamo preso grazie al mio gruppo di lavoro, seguivamo Pato al Mundialito ma poi vedemmo l'uruguayano. L'ho portato in albergo e l'ho chiuso lì fino alla firma, perché c'erano altri club che non voglio citare che erano a Milano per provare a prenderlo. Alla fine l'ho portato a casa".