Guido Clemente di San Luca a TN: "Furioso per arbitraggio col Milan, omissione scandalosa sul rigore"
Guido Clemente di San Luca, Ordinario di Diritto Amministrativo all'Università della Campania Luigi Vanvitelli, ha espresso alcune considerazioni in merito all'eliminazione in Champions del Napoli.
"Ho dormito male lunedì sera per l’ansia dell’attesa, e martedì sera per la rabbia che monta davanti alla ingiustizia. Dopo l’arbitraggio palesemente illegittimo della partita di andata dei quarti di Champions del rumeno Kovacs, anche nella partita di ritorno al Maradona abbiamo assistito ad una obiettiva ed inopinabile, e perciò ingiustificabile, violazione delle regole.
Dobbiamo prendere atto, dolorosamente, che esiste ormai una vera e propria banda di istigatori a delinquere, che perseverano nel qualificare come ‘errori’, che rientrerebbero nella umana fallibilità, decisioni delle quali si fa fatica a non sospettare la illiceità. Quando la illegittimità della decisione è indiscutibile e perfettamente rilevabile, infatti, non si può non pensare seriamente alla malafede.
Il modo mediatico di raccontare gli arbitraggi appare senza alcun dubbio ‘velinaro’, frutto di una malcelata intenzione di coprire la vergognosa esplicita faziosità nella direzione delle partite. Promuovere la cultura dei ‘rigorini’, degli ‘arancioni’, delle ‘valutazioni di campo’, significa predicare la perseveranza della illegalità. Il gioco non si snatura con la riduzione degli spazi discrezionali degli arbitri, bensì lasciandoli padroni di praticare il libero arbitrio e di violare impunemente le regole. Il fallo su Lozano può essere non sanzionato per errore dell’arbitro. Non può esserlo, invece, stante il dovuto – per espressa previsione normativa – intervento del VAR.
La omissione – analogamente a quella concernente la isterica rottura della bandierina nella partita di andata – appare inequivocabilmente finalizzata a «raggiungere un risultato diverso da quello conseguente al corretto e leale svolgimento della competizione». Sembra assumere, con pochi dubbi, i caratteri dell’atto fraudolento. Insomma, riprendo convintamente quanto ho già avuto modo di sostenere, e cioè che casi simili consentono di ritenere configurabile il delitto di frode sportiva (contemplato dall’art. 1, co. 1, L. 401/1989).
Sotto il profilo oggettivo, la condotta è indiscutibilmente contraria al «corretto e leale svolgimento della competizione». Sotto il profilo soggettivo, sembra difficilmente confutabile la sussistenza del fumus. Ciò appare sufficiente per aprire una indagine giudiziaria, che, naturalmente, all’esito del relativo processo potrebbe anche rivelarsi smentita, decidendosi per la insussistenza del dolo al di là di ogni ragionevole dubbio.
L’effetto sicuro dell’apertura dell’indagine, comunque, consentirebbe almeno di ottenere le registrazioni della ‘sala VAR’. Che invece continuano ad esser tenute nascoste. Il che rende il re nudo. Se c’è qualcosa da nascondere, è più che fondato il sospetto che la verità sia il tenere comportamenti – non soltanto illegittimi, come vanno inopinabilmente qualificati, ma anche – illeciti.
Tutto ciò al netto di ogni valutazione tecnico-tattica e/o atletica. Il Napoli ha giocato meglio, sia all’andata che al ritorno. Pur se non così bene come prima, perché la squadra soffre di stanchezza. Ma per vincere – lo ripeto – non basta essere più bravi. Ci vuole anche il kairos (e da un po’ ha smesso di assisterci). E soprattutto occorre una non diseguale applicazione delle regole. E questo risultato non si può conseguire se non si comincia a considerare le regole del calcio come regole giuridiche, e a ragionare sulla loro interpretazione con i canoni propri della ermeneusi giuridica.