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Inchiesta ultrà, vice ministro di Giustizia: "Comitato etico nelle tifoserie può essere una soluzione”

di Antonio Noto

Francesco Paolo Sisto, vice ministro di Giustizia, è intervenuto ai microfoni dei media a margine della presentazione della seconda edizione del Codice di Giustizia Sportiva FIGC: "Tutte le raccolte sono particolarmente importanti, questa è una materia complessa e articolata, che vede intersecare norme insieme a regolamenti e fonti secondarie, con giurisprudenza che è molto significativa, sia dalla Cassazione, sia della Corte Costituzionale, ma anche della Corte di Giustizia Europea. Un codice significa mettere in unico volume una materia assai complessa, ovvero dare al giurista e anche allo sportivo curioso, un'unica fonte per comprendere un fenomeno molto articolato, che parte dall'Art. 33 V Comma della Costituzione allo sport che non è più soltanto agonismo ed economia, ma è inclusione, crescita di un paese. Per questo abbiamo modificato la Costituzione. La norma dice "riconosce il valore inclusivo dello sport". Siamo difronte a un colosso della democrazia, non più soltanto a un divertimento".

Ha parlato di Superlega e di recente c'è stato anche il caso Diarra. Come riuscire a preservare l'autonomia dello sport ed evitare il conflitto e l'ingerenza della Corte Europea?
"Ho detto che è un work in progress, non c'è una soluzione netta e la giurisprudenza ci aiuta. Il caso Superlega ha una sua rilevanza, ma anche la Corte Costituzionale è intervenuta a piedi uniti, ribadendo l'autonomia, anche quella giurisprudenza della Cassazione, che vede la possibilità di tutelare con il risarcimento del danno anche gli effetti indiretti delle sanzioni disciplinari. È un mondo articolato, ma chi può negare che lo sport sia un luogo in cui emozioni, passioni, interesse e popolo si intersecano in un modo assolutamente unico. Se il fenomeno è complicato, necessariamente le soluzioni sono articolate e complesse".

Il caso ultras è di attualità. Fino a quando un rapporto tra le società e gli ultras può essere considerato lecito, ammesso che possa esserci?
"Premesso che a luglio dobbiamo andare in ferie e servirebbe una risposta lunga, sintetizzo. Le regole ci sono, poi c'è anche il buonsenso, un profilo etico, oltre che quello giuridico. Se qualche volta prima del diritto ci fosse l'etica, questo non sarebbe male. Il fenomeno degli ultras è delicato, che affonda le sue radici in manifestazioni che spesso non sono proprio da educandi e quindi alle società va il compito che il pubblico sia educato ed eviti delle tracimazioni che non fanno certo onore né alla squadra, né allo sport. Ripeto però, le regole ci sono, nel codice penale e nel codice civile e anche nei regolamenti sportivi, rispettarle credo che sia un dovere da parte di tutti noi".

Crede che siano state rispettate?
"Non spetta a me questo giudizio, ma a chi se ne deve occupare. L'operatore del diritto deve avere una cautela, se non conosce gli atti non si esprimono giudizi".

Si è parlato di una riforma stile Thatcher. È qualcosa che l'esecutivo sta studiando?
"Il tema delle riforme è in mano a chi deva necessariamente realizzarle. Non credo esista una ricetta salvifica, la costruzione di uno sport più etico, soprattutto in certi luoghi, è lungo ed esige un gioco di squadra da parte di tutte le società. Probabilmente questa può essere una soluzione, una sorta di comitato etico che possa consentire all'interno delle proprie tifoserie un processo di rieducazione o di educazione".


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