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Pasculli a Conte: "Mi devi un caffè per l'assist nel gol al Napoli di Diego"

di Pierpaolo Matrone

Pedro Pablo Pasculli, argentino e classe 1960 come il suo grande amico Maradona, vive ancora a Lecce. La prima città e la prima squadra frequentate in Italia, in Serie A e in Serie B: dal 1985 al 1992. Arrivò insieme con il connazionale Barbas all’epoca dei due stranieri, acquistato dall’Argentinos Juniors dove aveva giocato proprio con Diego, e in squadra trovò un giovanotto leccese purosangue di 16 anni che debuttava nel grande calcio: Antonio Conte.

Quattro anni dopo, il 5 novembre 1989, quel ragazzo segnò il primo gol in A: contro il Napoli, al fu San Paolo, su assist di Pasculli. "Sì, 35 anni fa: era il Napoli di Maradona, Careca e Alemao. Quello del secondo scudetto", ricorda ai microfoni del Corriere dello Sport.

Conte indossava la maglia numero 10, come il re Pibe, e lei la 9 dei centravanti. "Bei ricordi. Antonio sapeva già cosa voleva sin da piccolo. Era predisposto a essere quello che poi sarebbe diventato: un grande giocatore e un grande allenatore".

 L’ha ringraziato per quell’assist? "Credo che in campo mi abbracciò, direi di sì. Ma quando lo vedrò, nel dubbio, gli dirò che mi deve un caffè".

Lo incontra a Lecce? "Viene poco da queste parti, d’estate al mare. È un po’ che non ci sentiamo. All’epoca avevamo un bel rapporto. Era un ragazzo serio, perbene: finiva l’allenamento e scappava a Foggia, all’Università. Studiava".


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