Dopo la Corea del Nord nel 1966, anche la Corea del Sud è fatale alla nazionale italiana. Stavolta la storia è diversa. In questi 36 anni il calcio è cambiato, non soltanto sotto il punto di vista tecnico ma anche e soprattutto per quello che concerne il "dietro le quinte" il luogo dove si decidono i destini di uno sport sempre meno imprevedibile e sempre piu' manovrabile. E cosi' succede che non vincono i piu' forti, ma i piu' potenti quelli che hanno voce in capitolo in quel "dietro le quinte" che comanda il calcio. Su questo scenario succede che la Corea del Sud "diventa" il Brasile e che se il Brasile per una volta gioca da Corea del Sud passa lo stesso il turno accompagnato in braccetto fino in fondo. L'Italia su questo palcoscenico ha avuto un ruolo piccolo piccolo, ma un ruolo che sarebbe potuto diventare grande se fosse riuscita ad esprimere al massimo il suo potenziale, se gli avversari invece di attenderli li avesse aggrediti, insomma se avesse dato alla sua interpretazione un ruolo da protagonista e non da antagonista. E' giusto fare il mea culpa, dunque, per una Nazionale il cui tecnico, Trapattoni, e' riuscito a sciupare un potenziale offensivo che tutti ci invidiavano, preferendo un assetto che desse maggior copertura alla difesa, probabilmente la difesa piu' forte del mondo e quindi, proprio per questo, solida di per se stessa. Ma non era proprio possibile mantenere due punte fisse con Totti a fare il trequartista? Ma non era proprio possibile aggredire gli avversari invece di aspettarli per poi ripartire?E' cosi' difficile scrollarci di dosso questa mentalita' difensivista? Non che l'Italia non abbia cercato in ogni modo di conquistare la scena,anzi, gli azzurri quando decidevano di aggredire quando facevano valere il proprio orgoglio sono riusciti a strappare applausi e consensi. Ma il copione era già bello che scritto e sulla scena il grande burattinaio, fiutando l'ardente desiderio dell'Italia di diventare protagonista, decide di mandare sul palcoscenico altri protagonisti con l'unico ruolo di fermare gli azzurri, tutti riescono nel loro intento, ma il vero e proprio capolavoro lo compie un equadoregno dalle fattezze fisiche buffe che caccia l'Italia dal palcoscenico costringendola ad uscire di scena. Dopo la Corea del Nord anche la Corea del Sud e' stata fatale all'Italia, ma stavolta la storia e' diversa il risultato, purtroppo, lo stesso. L'Italia abbandona il palcoscenico quando il sipario non è ancora chiuso, cosi' voleva il copione..