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C'è ma non si vede

di Marcello Mastice

Con la testardaggine di chi nonostante tutto non vuole mollare, ancorchè con naturalezza, per la cosa che gli riesce meglio: fare goal. In una speciale classifica, quella delle reti nelle partite in famiglia, Calaiò sarebbe di gran lunga il capocannoniere, con gli attuali titolari fermi ad annusare solo la scìa del suo ampio sorpasso. Per l'arciere ancora una doppietta in allenamento, ma si sa, le reti realizzate in partitella valgono poco: spesso buone per mettersi in vetrina, a volte invece, come nel suo caso, dettagli di un'attenzione che non esiste. Reja infatti punta il suo sguardo sulla manovra, sui nuovi, sulla "prima-di-tutto" fase difensiva, sulle ripartenze: la considerazione per il bomber palermitano ridotta ormai all'osso, anzi, limitata alla sola presenza del suo cognome nella lista degli ospiti domenicali della panchina. Nemmeno più gli ultimi scampoli di gara per l'artefice delle doppia promozione: ormai Calaiò è un'entità invisibile nello spogliatoio azzurro, scoparso dalla lavagna tattica del tecnico e dai tabellini delle partite, residuo di un mercato di riparazione che non lo ha visto partire solo per i capricci dei procuratori. Voleva andare via, Emanuele, c'è mancato tanto cosi per ritrovarselo contro, tra una manciata di giorni, nella sfida fraticida di Marassi, sponda rossoblu. Eppure meriterebbe ancora un briciolo di considerazione, più di quanto si possa immaginare. E non tanto per riconoscenza di un passato già ampiamente dimenticato, quanto per tutti quei momenti di gioco nei quali le sue caratteristiche sarebbero la soluzione più logica e naturale, come da manuale tattico. Ma questa è solo accademica teoria, ovviamente.


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