Da 0 a 10: l'agguato infame a Spalletti, i calcoli di ADL su Ronaldo, la follia di mercato e Meret che fa l’assist a Navas
Zero gol ed un rimpianto da togliere il sonno come una zanzare che ha deciso si suonare la toccata e fuga in ‘Zzzzzz’ maggiore nelle tue orecchie. La palla di Kvaratskhelia è un cioccolatino da scartare, Lozano scopre l’intolleranza al lattosio e distrugge quello che era un gol già fatto. La grandezza è fatta di attimi in cui si fa la cosa giusta e Hirving appare sempre più lontano da quel tipo di status, prima di tutto mentale, poi tecnico.
Uno il punto che al Franchi non è mica roba da buttare. La Fiorentina ha idee, valori, un tecnico brillante ed affamato e su quel campo nessuno andrà a passeggio. Si può discutere qualcosina sulla prestazione, su qualche passo indietro fatto nei singoli e nel collettivo. Ma è pur sempre calcio d’agosto, con troppe variabili impazziti (voci di mercato/preparazione/temperatura) ad incidere sul risultato complessivo.
Due ammoniti nel primo tempo in casa Napoli (Anguissa e Spalletti) e zero in quella viola. Marinelli dopo 3’ ammonisce Frank, fissando un metro di valutazione che poi dimenticherà per i successivi 57’ quando ammonirà finalmente Martinez Quarta. Forme di amnesia al livello di ‘Tom 10 secondi’ in 50 volte il primo bacio.
Tre partite con le ultime due senza subire reti. Il dato è interessante, soprattutto se sviscerato riavvolgendo brevemente il nastro. La solidità difensiva, grande incognita dopo l’addio di Koulibaly, sembra essere ancora marchio di fabbrica del Napoli spallettiano, con Kim che gara dopo gara sembra più integrato tessuto epiteliale di questo corpo un mutazione. Il mio corpo che cambia.
Quattro giorni per domare o aizzare un animale mitologico, un drago rosso col 7 sulla schiena che attende nuove sfide. Ronaldo, ne parlano tutti. E come fai a non parlarne. Cristiano accostato al Napoli, con Osimhen a fare il viaggio opposto. Oltre le opinioni e i gusti personali, c’è da chiarire un concetto: se le cifre sono quelle, se saranno quelle, per il Napoli sarà impossibile dire di no. Lo ha fatto intendere Spalletti, che già si è fatto ingolosire solo dal pronunciarlo quel nome lì. Sarebbe occasione che va oltre il campo, un treno che passa una sola volta nella vita per De Laurentiis e il marchio Napoli. Talvolta il marketing conosce ragione che la ragione non conosce.
Cinque anni di contratto, rifiutando sempre di rinnovarlo. Dall’estate 2018, a qualche settimana fa, Fabiàn non ha mai cambiato idea. Era Ulisse che attende solo di tornare a casa, poi il mare riserva sorprese che non t’aspetti e finisce che Penelope si annoi di tessere la tela. Niente Spagna, sarà Francia in maglia Psg: per chi da tempo sognava di essere altrove, giusto andare altrove. Napoli non può restare ostaggio di cuori in fuga perenne dal coraggio.
Sei e mezzo a Giacomino, che entra e rimescola le carte che pare Teddy KGB in The Rounders. Raspadori entra e prova ad incidere, si sporca le mani, ci mette voglia e qualità. È uno sprazzo di luce in una notte monocorde, un sussulto emotivo che anticipa l’evoluzione tattica che potrà portare il talento classe 2000. Il futuro è dei giovani, ma può esserlo pure il presente. Aveva ragione Lucio Dalla: “Nascerà e non avrà paura nostro figlio”.
Sette punti in un groppone da sei squadre. Ed il Napoli sta lì, vuole star lì, proverà a star lì. Basterebbe tornare a qualche settimana fa, alle trombe e ai trombati apocalittici che annunciavano sventura e macerie per farsi una risata. Per comprendere che l’isteria è una compagna infedele, poco affidabile. Che serve tempo, che bisogna dare tempo, che il cambiamento di stato è solo un terrore che appartiene ai codardi. È come lanciarsi in piscina quando fa caldo: ci spaventa l’impatto, ma dopo stai pure meglio.
Otto milioni di buonuscita dal Psg ed una priorità assoluta per il Napoli. Keylor Navas serve a questo Napoli più di Cristiano Ronaldo, su questo pochi dubbi. Ne ha bisogno il reparto, forse lo stesso Meret anche ieri a Firenze alle prese con uno svarione che ne racconta l’attuale fragilità e pare un assist all'arrivo di Navas. È un rapporto non recuperabile, un azzardo che in una stagione colma di tensione potrebbe rivelarsi fatale. L’imprecisione fiorentina di Alex poteva costare davvero cara: è il tempo di intervenire. Per il bene di tutti, perchè non sempre si può tornare indietro sugli errori commessi.
Nove sulla schiena e tanti pensieri che frullano nella testa. Osimhen ha chiarito la sua volontà: giocarsi la Champions col Napoli. C’è però un marpione come Jorge Mendes in azione, cifre che fanno venire il mal di testa, che rischiano di sottrarre concentrazione al terreno di gioco. Questo flusso di notizie, voci, dubbi è un bisbiglio da ammutolire, in un senso e nell’altro, Pochi giorni e sarà scritta la parole fine a questa incontrollata pazzia di mercato di fine estate.
Dieci a Spalletti, che dopo 90 minuti di insulti va a ricordare le buone maniere a chi ha offeso la madre novantenne per tutta la gara. Una vergogna diventata presto virale, con tanto di tentativo di ceffone sul volto al tecnico del Napoli. Pensate all’eco mediatico di questa scena, se gli spalti fossero stati quelli del Maradona: in Parlamento sarebbe già avviata la discussione sull’esercito allo stadio, le squadre antisommossa, la Swat a bordo campo. Invece l’informazione continua a correre sul disgustoso binario del pregiudizio. Il soggetto, ben riconoscibile, non deve più entrare in uno stadio. Mai più.