Da 0 a 10: L’oscena gufata di Sky, il vergognoso comunicato del Sassuolo, Spalletti distrugge i ‘trappolari’ e le due vite di Kvara e Osimhen
Zero alle ‘Parole dette male’ di Marocchi. È osceno il siparietto a Sky tra l’ex Juve ed Dionisi del Sassuolo, prossimo avversario azzurro: “Prometti di battere il Napoli?" chiede un Marocchi che, invece di celebrare la grandezza di questa squadra spera in una sua caduta. Per un pugno di abbonati. Per 500mila disdette andate in ‘Polvere’. In ogni caso: un gran papocchio. “Alla fine eri una bella canzone, Che non si può ascoltare a ripetizione”. Archiviamolo come uno ‘Stupido’ quesito: avvocato delle ‘Cause perse’.
Uno il comunicato scandaloso del Sassuolo. In Italia, nel 2023, scopriamo che uno non può indossare una sciarpa in una tribuna avversaria. Nel 2023. In Italia. Un club fa un comunicato come quello che è una cazzata immane. Che uccide lo sport. La gioia. L’amore. Che stupra la libertà di chi vorrebbe urlare al mondo la passione verso certi colori. Un colore, l’azzurro. “Qui nel Made in Italy, Quel po' di male al cuore. E Napoli è un'isola sempre e per sempre”
Due vite come quelle di Mengoni. “I mostri e le fate”: Osimhen e Kvaratskhelia, simili e distanti, uguali e diversi, figli di un mondo che vogliono conquistare. Partiti da lontano, missionari che hanno trovato subito le parole giuste per convertirci al loro credo. A gridare un po’ di rabbia sopra un tetto, che poi diventa un cielo, che poi diventa uno stadio. Lo stadio, casa loro: il Maradona. Padroni di casa, padroni pure nostri, padroni di una Serie A che li aveva trattati con l’aria schifosa di chi è così stupido da guardare chi arriva da lontano dall’alto in basso. Dategli le chiavi di Fuorigrotta, che la “sera chiudono e vanno fuori a un locale”. Che giri fanno due vite...
Tre gol per un totale di diciassette e due subiti dalla sconfitta di San Siro. Chiaro il messaggio lanciato alle rivali: Hic et nunc perchè “Io non so se poi domani”. Non molla nulla questa squadra, che ha saputo trasferire il male nel bene a differenza di Madame, stravolgendo quello che era da sempre il più grande difetto: la mentalità. “E t’immagini se tutto stesse sopra i nostri limiti”: è 'l’Alba' di un nuovo Napoli, di un ciclo che vuole darsi un futuro ma ha l’ossessione del presente. E ‘Tango’ sia.
Quattro assist in campionato per il capitano che può giocare ‘Due’ minuti o ‘Duemila Minuti’ senza perdere voglia e lucidità. È delizioso lo scavetto che Di Lorenzo s’inventa per il tris di Elmas, nulla però in confronto alla scivolata che fa al minuto 95 per recuperare l’ennesimo pallone. Giovanni non si sporca solo le mani la sua Partenope, “Bella che mi sembri Venere”: si sporca i polsi, gli avambracci, le spalle, le clavicole. Farebbe qualsiasi cosa per questa squadra, lui che sa cosa vuol dire rinascere dopo esser stato ‘Cenere’. Vola Araba Fenice.
Cinque dita che incrociano le altre cinque per un abbraccio, quelle di Spalletti che ‘Egoista’ si stringe il suo regalo anticipato di San Valentino: Lobotka. “Quando ti manca il fiato” arriva Stan a far chiarezza, a mettere ordine come il Demiurgo di Platone. Tutto crea e nulla distrugge, tranne le trame avversarie che anticipa piazzandosi con largo anticipo sulle linee di passaggio. Ci deve essere un ‘Terzo cuore’ dentro a quel petto, ci devono essere almeno un paio di cervelli di scorta dentro quella testa. L’uomo che abbina corpo e anima, sostanza e pensiero in 170 centimetri.
Sei vittorie in fila per Spalletti: “uomo che è come il vino, il tempo lo impreziosisce”. Luciano non fa ‘Splash’ nelle trappole, stronca i discorsi sul rinnovo e sul mercato, lo ripete ossessivamente: "Non mi va" di parlarne. Non vuole fare come Dorando Pietri alle Olimpiadi del 1908, sa che la maratona finisce quando tagli il traguardo: il segreto di ‘un bel viaggio’ è non lasciarsi distrarre dalla meta finale, dare valore ad ogni passo, dare importanza ad ogni orizzonte che si incrocia. ‘Lasciami’ in pace.
Sette ad Elmas, che puoi metterlo nel microonde e dopo due minuti e già utile alla causa. Entra e segna il SESTO gol in campionato, dove è stato titolare solo sei volte. È come l’appartamento di Renato Pozzetto nel ‘Ragazzo di campagna’: fai Taaaac, taaaac, taaaac e trovi tutta la praticità e l’essenzialità di cui hai bisogno. Anche se lo metti come ultima canzone è sempre ‘Furore’ per quel diamante che ora è roba ancor più concreta di una pietra preziosa. Tempo di reazione tra ‘L’addio’ alla panchina e l’impatto sulla gara livello Usain Bolt.
Otto minuti e la diagonale di Lozano evita ‘Un mare di guai’. È il miglior Hirving della stagione, per abnegazione e qualità delle giocate. Quel ripiego è 'Un canto all’anima’ di Spalletti, che trova le risposte che cercava dalla rinnovata fiducia al messicana a cui manca solo il gol. Sgasa sulla fascia, si infila negli spazi angusti e finisce per mandare in tilt quelli che transitano dalle sue parti. È ‘Vivo’, eccome se è vivo el Chucky: “La gioia del mio corpo è un atto magico”
Nove al ragazzo mascherato come i ‘Supereroi’. Osimhen è il protagonista del nostro sogno preferito, capace di colmare la distanza tra i desideri e la realtà. Lascia una scia luminosa alle spalle, polvere di onnipotenza che colano da una costellazione di attaccanti che hanno pochi eguali al mondo. È lì, sempre lì, un pensiero che sfinisce ogni avversario, che strema ogni difesa. Basta un secondo, un solo secondo, è ti lascia sul petto una gigantesca ‘V’, segno distintivo del nostro supereroe. V per Victor. V per Vendetta. V per Volontà. "Molte persone se ne vanno lasciandoti niente, ma solo poche ti rimangono dentro per sempre”. Sei nell’anima ragazzo.
Dieci al messaggero della Lettera 22: la giornata di campionato, il minuto del gol, gli anni da festeggiare. Io non ho più parole. Davvero. Le cerco, ma non le trovo. Kvaratskhelia mi ha rubato tutto. Pensieri, azioni, fantasia. Ci trascina, nel suo mondo. Ed è un mondo fantastico. Dove l'impossibile è un concetto spazzato via da questo ‘Mostro’.Che compie 22 anni.Si, appena 22.E che domina la Serie A.In un lungo e largo, in ogni dimensione spaziale possibile. Lo spettacolo nello spettacolo. Altro che big bang. Altro che Jovanotti. Altro che Sanremo. Il più grande spettacolo è Khvicha che attacca la linea di fondo come fosse Kobe Bryant e trova uno spazio per far gol che non esiste. Senza nemmeno guardare la porta. Rabdomante del gol.
Avvertenza: è stata davvero dura, soprattutto ascoltare certe canzoni. Apprezzate lo sforzo.
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