Da 0 a 10: lo scioccante audio al Var, ADL col messaggio in codice, Calzona inchioda i pigri e la reazione in TV di Zielinski
Zero a Doveri ed Abisso al Var: attendiamo l'audio scioccante per comprendere le ragioni. Ancor più forte bisogna gridarlo dopo una vittoria, perchè in questa scellerata stagione il Napoli è stato devastato (anche) da arbitraggi che oltraggiano la ragione. Il rigore non dato a Ngonge, per fallo di Zerbin, è roba da oscurantismo pallonaro, l’ennesimo guanto di sfida schiaffeggiato sul volto di chi vuol credere ad un calcio pulito. La vergogna è una confine che il nostro calcio riesce a spostare sempre più in là, sempre oltre. La decenza. “Non si è mai troppo prudenti per quanto riguarda le proprie frequentazioni, d'altronde anche Gesù tra i propri apostoli aveva Giuda”. Non ci fidiamo più.
Uno l’assist di Anguissa, che sembra più a suo agio nel calcio di Calzone a dispetto delle difficoltà con Garcia e Mazzarri. I destini, le vittorie, le sconfitte, le gioie e le sofferenze di questa squadra passano necessariamente da lui. “La grandezza di un uomo risiede per noi nel fatto che egli porta il suo destino come Atlante portava sulle spalle la volta celeste”. Frank ha quel tipo di responsabilità in mediana, oggi e pure nel futuro di cui dovrà essere un perno per la ripartenza.
Due gol subiti, sul secondo c’è un frame che non è sfuggito ai più attenti. La faccia di Piotr. Guardate la faccia di Piotr dopo il gol di Colpani. È stato accusato di molte cose, ingiustamente. Zielinski alla maglia del Napoli ci tiene, eccome. Quanto mancherà a centrocampo il suo talento, quanta inutile irriconoscenza verso chi voleva restare a Napoli, ma per sei mesi ha ricevuto offerte solo a stipendio dimezzato. “Due buoni compagni di viaggio non dovrebbero lasciarsi mai: potranno scegliere imbarchi diversi, saranno sempre due marinai”.
Tre gol in sei minuti dal 55’ al 61’. L’antologia partenopea, fiori di una bellezza stordente si infilano nei cannoni già pronti all’esecuzione, col plotone che resta con le polveri asciutte e le mandibole penzolanti dinanzi a tale spettacolo. Osimhen, Politano e Zielinski intonano, con le specialità di ognuno, un pezzo revival, un nostalgico tuffo nel recente passato, una meravigliosa parentesi in cui rifugiarsi dopo tante delusioni. Dall’amaro come il fiele, all’amore nelle vele. Che bello il pallone.
Quattro gol in rimonta, sempre in rimonta. Il 19esimo punto conquistato così, dopo aver preso almeno uno schiaffo. Non serve scomodare Freud, basta ricordare il gioco dello schiaffo e contro schiaffo dei film di Bud Spencer e Terence Hill. Si chiama mentalità vincente, quella che permette ad uno sportivo di tenere costante la soglia della concentrazione. E per quella ci vogliono gli allenatori fenomeni, come Spalletti. Il più grande disastro è stato pensare di poterci rinunciare a cuor leggero.
Cinque a Juan Jesus, più inamovibile al centro della difesa del Napoli dei parcheggiatori abusivi a Santa Lucia. Altri due errori, altre disattenzioni di un calciatore spremuto, logorato, spolpato da un ruolo che non doveva esser suo. Ed un conto è far le comparse, altro è fare i protagonisti. Questo accanimento tecnico racconta di quanto poco Calzona si fidi delle alternative. De Laurentiis credeva davvero di essere un alchimista, che trasforma in oro ciò che oro non è. Lo vorrei scritto su tutti i muri: compriamo un difensore Top in estate.
Sei e mezzo a Giacomino Sparalesto, che non gode dell’importanza di chiamarsi Ernesto ma è puntualissimo nel gol dopo 21 secondi dal suo ingresso. Raspadori evita ulteriori affanni nel finale, arriva prima di tutti su una respinta del portiere così come aveva fatto con la Juve. Non ha ancora un ruolo definito, bisogna capire cosa diventerà da grande, perchè questo ruolo di Jolly può essere un punto di forza, ma pure un grosso limite. In estate, anche per lui, sarà tempo di scelte coraggiose e decise: o ci si punta per davvero, o si facciano altre valutazioni.
Sette gare da giocare e De Laurentiis torna a postare su X, come un profeta che quest’anno non ha mai azzeccato una profezia. Dopo il ‘Siamo ripartiti da Bologna’, Aurelio vuole annunciare al mondo ciò: “Abbiamo dimostrato di non meritare la classifica che abbiamo. Avanti così per le prossime sette sfide verso l’Europa!”. Parole che vogliono essere un alibi, prima di tutto per se stesso, per le mancanze estive e quelle ancor più imbarazzanti di gennaio. Eh no, presidente, la squadra merita esattamente i punti che ha. Altrimenti ne avrebbe di più. E se non li ha, la colpa è principalmente per colpe del suo patron. Un bel tacer non fu mai scritto.
Otto a Calzona, che azzecca tutto, dalla scelta di rilanciare Zielinski ai cambi che portano frutti miracolosi dopo pochi minuti, se non secondi. Gioca un primo tempo che non lo soddisfa il suo Napoli, una ripresa ancor più brillante con i principi del suo calcio che restano ancora sullo sfondo, ma si avvicinano come barche in arrivo dall’orizzonte. Molto lucide e chiare le sue parole in conferenza: “Inutile andare incontro per ricevere palla sui piedi, la chiave della partita è correre e proporsi sempre”. Inchiodati i pigri, peccato di cui troppe volte s’è macchiata questa squadra.
Nove orizzontale: Osimhen. No, non è un cruciverba, ma il racconto letterale di ciò che avviene in area del Monza, con Victor che colpisce palla ponendosi in parallelo col terreno di gioco, sbeffeggiando tutte le teorie di Newton e delle mele che cascano dagli alberi. Per gli amanti del basket, il povero Izzo ha ricevuto lo stesso trattamento che Vince Carter riservò al francese Frederic Weiss a Sidney 2000 in quella che è passata alla storia come “Dunk de la Mort”. Posterizzato.
Dieci a Politano, che decide di ritagliarsi uno spazio eterno nella memoria. Gol come quello che Matteo si inventa al 57’ restano per sempre, si collocano in una dimensione che non è mai passato e non è mai futuro: un presente che non invecchia, che tra dieci anni ancora te ne ricorderai per quanto è bello. Col coefficiente di difficoltà più alto di una cena coi parenti che ti chiedono quanto di laurei, ma tu hai fatto giusto tre esami in tre anni. Un sinistro sceso dal cielo a miracol mostrare.