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La storia siete voi: il Bisonte, Paolo Barison

di Leonardo Ciccarelli

Il 17 Aprile del 1979 è stato un giorno molto triste per l’Italia. Sull’Autostrada dei Fiori, nota con il nome di A10, il tratto stradale che collega trasversalmente tutta la Liguria un autoarticolato carico di vetture improvvisamente perde il controllo e finisce nella corsia opposta, sfondando il guard reil.
Nella corsia opposta passavano Enrico Elia, padre di Antonella che ha poi avuto una discreta carriera da attrice, Gigi Radice e Paolo Barison.
Radice rimase illeso. All’ospedale rilevarono solo lievi contusioni, Elia e Barison persero tragicamente la vita. Un giorno triste per l’Italia.
La vita di Paolo Barison, calcistica e non, è stata esattamente come la sua morte: piena di lampi, piena di eventi spiacevoli anche.
Come si evince dal nome Paolo è uomo del Nord, nato e cresciuto a Vittorio Veneto dove ha anche mosso i primi passi su un campo di calcio prima di passare al Venezia dove si mette in mostra in SerieC dove in 3 anni conquista una promozione in B e segna 20 goal.
Barison  era un’ala sinistra molto più moderna di quanto si pensi per i movimenti ed il fisico. Era scolpito nel marmo, aveva un’ottima elevazione ed una corsa travolgente. Non era veloce come Lavezzi che ha un movimento elastico, se vogliamo paragonarlo ad un giocatore moderno era più Hulk, praticamente un giocatore di football.
In Veneto il suo nome gira per i suoi grandi tempi di inserimento e le sue grandi capacità aeree e sovente veniva schierato anche come prima punta, un vero e proprio attaccante di sfondamento, così arriva il grande salto in Serie A: prima il Genoa, poi l’epopea del Milan dell’indimenticabile Nereo Rocco.
Con il Paròn fa parte di una squadra pazzesca con dei calciatori che oltre al talento univano una comprensione del gioco unica tant’è che molti sono diventati grandi allenatori: Radice, Trapattoni, Maldini, per non parlare del suo compagno d’attacco: Josè Altafini, che ritornerà nel corso della nostra storia.
A Milano 3 stagioni splendide, 14 goal, uno scudetto e come detto, una Coppa dei Campioni che viene ricordata ancora oggi ma Barison è un nomade. Non resta mai per più di 3-4 anni nella stessa squadra e così fa le valigie e torna a Genova, sponda Blucerchiata però dove resta per altri 2 anni prima di trasferirsi a Roma, poi finalmente, a 31 anni, il trasferimento nel Napoli.
A caldeggiare l’acquisto del “Bisonte” com’era soprannominato era stato Josè Altafini che vedeva nel vecchio compagno il calciatore ideale per vincere nel Napoli di Canè, Juliano e Orlando che si apprestava a salutare il Cabezòn Omar Sivori.
In realtà Core ‘ngrato vedeva molto di più in quell’acquisto, vedeva un personaggio: Annamaria Galli.
La Galli era la moglie di Barison e piaceva tantissimo ad Altafini che era sentimentalmente impegnato con una ragazza brasiliana mentre Mrs.Barison era comunque una madre, di 3 figli piccoli. Lo scandalo fu clamoroso. La stampa scandalistica colse al volo l’opportunità e l’Italia degli anni ’70 fu per la prima travolta dalla vita delle stelle del calcio.
Manco a dirlo, rapporto finito con Core ‘Ngrato, che nel ’73, dopo un periodo di convivenza, sposa Annamaria, e Barison saluta Napoli dopo 3 stagioni, preannunciando anche il declino della sua carriera a 34 anni suonati.
Si ritirerà 4 anni dopo, in Serie D, dopo essersi divertito con gli amici.
Quella del Bisonte è stata una vita vissuta al massimo, di un uomo che conosceva il gioco del Calcio  e che è stato troppo presto strappato alla vita. Chi ama non dimentica, grazie di tutto Barison.


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