La storia siete voi: Il Bombarolo Careca
“Vi scoverò i nemici, per voi così distanti e dopo averli uccisi, sarò fra i latitanti ma finché li cerco io, i latitanti sono loro. Ho scelto un’altra scuola: son bombarolo”. Questi splendidi versi furono scritti da Fabrizio De Andrè 15 anni prima della venuta in Italia di uno dei più grandi attaccanti di ogni epoca, forse dopo Van Basten la prima punta più forte del mondo a cavallo tra gli anni ’80 e ’90: Careca.
Quelle parole, che vengono da “Il bombarolo”, potrebbero essere il biglietto da visita per capire chi o cosa fosse Antonio de Oliveira Filho perché lui, quasi come Diego, è stato il punto di rivalsa per i nemici storici del Napoli, Bianconeri su tutti.
Careca arrivò a Napoli nel 1987 in gran segreto, con una trattativa lampo di Corrado Ferlaino che già conosceva le caratteristiche del ragazzo da anni e non si capacitava come un talento del genere potesse restare confinato nel campionato brasiliano, così parti per San Paolo e per soli 4 miliardi di lire strappò Careca al club sudamericano.
A Napoli lo guardavano tutti con diffidenza nonostante a 21 anni fosse già stato convocato dalla nazionale brasiliana e solo un infortunio gli tolse i mondiali spagnoli del 1982 ma il suo carattere irascibile ed indisciplinato, dentro e fuori dal campo, rese compagni e tifosi un po’ sospettosi nei suoi confronti tant’è che Bruscolotti, interrogato sull’arrivo del brasiliano, esclamò un laconico “Vedremo cosa sa fare”.
Lo videro immediatamente. L’occasione fu la prima partita del Napoli con il tricolore sul petto e nonostante Careca non fosse in condizioni ottimali fece intuire che i tifosi avrebbero visto qualcosa di irripetibile: velocità, tecnica, potenza, intuito, intelligenza tattica. Una micidiale macchina da gol che compose insieme a Giordano e Maradona uno dei tridenti più forti di tutti i tempi, la Ma.Gi.Ca. per l’appunto.
Aveva un destro micidiale, non disdegnava il sinistro, e le sue conclusioni da lontano facevano intonare uno dei cori più sentiti per la curva partenopea: “Uè Carè! Tira la bomba! Tira la bomba” e lui rispettoso esaudiva. E lui rispettoso segnava.
L’attaccante brasiliano, che ha avuto anche una brillante carriera in nazionale, è stato forse il miglior secondo violino nella storia del calcio Napoli e forse dopo John Charles dell’intera storia del calcio italiano perché Careca fu l’unico che veramente riusciva a tenere il passo mentale e fisico per giocare di fianco a Diego Armando Maradona. Careca fu per Diego ciò che Scottie Pippen fu per Michael Jordan: amico, scudiero e qualche volta calmante perché a differenza di Diego o di MJ Careca e Pippen non avevano due talenti sovraumani che potevano permettersi di tutto tanto la gente li avrebbe comunque perdonati. Erano semplicemente straordinari perché al loro talento, indubbiamente fuori dal comune, affiancavano un abnegazione altrettanto fuori dal comune, tant’è che Careca dopo 95 gol napoletani intraprese l’avventura giapponese con grande fortuna prima di tornare in Brasile e chiudere la carriera nella madre patria a quasi 40 anni.
Oggi un grande campione viene accostato a Careca: Edinson Cavani.
Cavani al momento è uno dei pochi che può tenere il passo di Messi e Cristiano Ronaldo ma nonostante ciò gli stessi che accostano l’uruguayano a Careca, di tanto in tanto storcono il naso perché propendono per il secondo. Questo basta per far comprendere la grandezza di Careca, uomo e calciatore unico che con affetto torna a Napoli ogni volta che c’è un evento importante perché “chi ama non dimentica” non è solo un motto della curva. Grazie Careca.
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