.

"Giocano sempre i più forti, anche non al meglio", in Olanda il peggio arriva nel post: da Sarri messaggio devastante per rosa e società

di Antonio Gaito

La sconfitta col Feyenoord rischia di essere l'aspetto meno negativo della trasferta di Rotterdam. Il Napoli ha rimediato una brutta figura, denotando ancora poca mentalità quando chiamato a vincere una gara con un avversario nettamente inferiore nel momento in cui la gara stessa perde di valore (non a caso dal 30' in poi, sul 2-0 dello Shakhtar, facendo ancora peggio nella ripresa). Una situazione alla fine non imperdonabile per una squadra che nell'anno solare sta avendo un rendimento record e che domenica non è escluso possa ritrovarsi di nuovo in testa al campionato battendo la Fiorentina. L'aspetto più grave però sembra emerso nel post-partita.

A partire dal nervosismo di Maurizio Sarri in conferenza stampa (clicca qui), ingiustificato al di là di ogni possibile punzecchiatura nella domanda e considerando che da mesi al tecnico vengono rivolti dai media quasi esclusivamente elogi - meritati - per quanto sta facendo. Tra le tante risposte del tecnico azzurro, però, quella che può portare conseguenze maggiori è sicuramente quella sulla gestione della rosa, che portò già ad uno sfogo di ADL a Madrid e che può condizionare chiaramente la società a meno di un mese dal mercato di riparazione.

A domanda esplicita sull'attingere motivazioni per questa sfida da chi ha giocato meno o da chi non ha mai giocato da titolare, Sarri ha risposto senza mezze misure, spiegando la sua gestione: "Quando si parla di gestione della rosa avete le idee confuse. Gestire la rosa non significa dare gli stessi minuti agli stessi. L'obiettivo è fare punti - ha proseguito -. Se uno che sta giocando è stanco ma più forte di uno che non sta giocando ed è riposato, giocherà quello più forte: l'80% di 10 è 8 mentre il 100% di 7 è 7. Alcuni per noi sono indispensabili e devono stare in campo sempre. Del resto non mi interessa niente, anche perchè li vedo io i giocatori. La gestione è vincere". Parole che non si sposano con la filosofia di un grande club, neanche ad un club del livello del Napoli - che la sua panchina, con tutti i limiti del caso, l'ha costruita in tanti anni - e che lancia un messaggio devastante per tutti i componenti della panchina che si allenano sapendo che non giocheranno neanche quando i compagni non sono al meglio e di questo passo saranno costretti a guardarsi intorno per proseguire la loro carriera.

Siamo già a conoscenza ad esempio della posizione di Strinic, andato via nonostante l'offerta di un nuovo contratto da parte del club, e come accoglieranno queste parole elementi come Marko Rog, ancora fermo a zero partite da titolare dopo che l'anno scorso fu il migliore con Roma e Juve? Per non parlare di Maksimovic e, senza l'infortunio di Ghoulam, dello stesso Mario Rui (mai impiegato fino a quel momento e per questo ancora alla ricerca della condizione) ed in attacco anche di un giocatore esperto come Giaccherini o di un talento come Ounas, devastante nell'ultimo quarto d'ora ieri e già etichettato come ragazzino, quando nella Roma di Di Francesco - ad esempio - ruota normalmente anche il '97 Under. E la differenza tra titolari e riserve rischia di essere solo una scusante: persino nella Juventus dei top-player a centrocampo trova spazio Sturaro con 5 partite da titolare, pur avendo davanti elementi di livello assoluto. Il risultato della gestione di Sarri, improntata al "gioca chi è più forte, anche non al meglio" non ha prodotto rotazioni con le piccole (per dare condizione e possibilità di crescere realmente alle seconde linee ed un minimo di fiato ai titolari), ma un accenno di pubalgia per Insigne e partite come quelle con Chievo, Juventus e Feyenoord con titolari scarichi, senza brillantezza, fino ad alcuni che hanno collezionato un altro 5 in pagelle giocando quasi da fermo, a partire da Hamsik e Callejon che a questo punto pagano anche colpe non loro.  Se il tecnico azzurro vorrà veramente "arricchirsi", come detto in quella famosa conferenza stampa, dovrà dimostrare di essere da top club a partire dalla gestione della rosa con le piccole. Nel Napoli, per ora, dovrà dimostrare di poter arrivare "vivo alla spiaggia" per usare una metafora cara al suo predecessore.


Altre notizie
PUBBLICITÀ