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L'Angolo Sarrista - "L'Inter se l'è giocata alla pari" è una grossa bugia. Ecco come smascherarla...

di Jacopo Ottenga

Nessun passo indietro, sia chiaro. Il Napoli contro l’Inter avrebbe meritato di vincere, e se non fosse stato per i miracoli del solito Handanovic ora sarebbe in fuga. La squadra ha pagato le fatiche di questo trittico infernale e sono mancate un po’ di precisione nell’ultimo passaggio e un pizzico brillantezza nelle scelte. Un Insigne al 100% ed un Mertens lucido e meno egoista infatti avrebbero trovato facilmente il modo di saltare con frequenza l’ottimo Skriniar e superare il portierone sloveno, autori entrambi di una prova sontuosa. Doveroso dunque sgombrare il campo dall’impropria e tendenziosa affermazione: “L’Inter ha giocato alla pari”.

Le heatmaps delle due squadre parlano chiaro: i partenopei hanno mangiato a mo’ di Pac-man degli avversari perennemente schiacciati nella loro metà campo (salvo qualche lampo di Candreva a destra). Anche i numeri non sono da meno: 75% di supremazia territoriale, 62% di possesso palla (del totale dell’Inter tra l’altro solo il 19% nella metà campo napoletana), 728 passaggi contro 444, 14 tiri contro 7, 12 occasioni da gol contro 5. Insomma basta leggerli senza travisarli per capire che il Napoli ha sfoderato la solita grande prestazione.

Lo stesso Spalletti ha sottolineato nel post gara come il Napoli per occasioni e qualità di gioco meriti praticamente sempre di vincere, riconoscendo con onestà questa manifesta superiorità. L’ex tecnico della Roma all’incirca ha impostato la gara allo stesso modo di tutti gli altri allenatori che si trovano ad affrontare il Napoli in Italia: bloccando cioè il regista e facendo grande densità centrale. Ha abbinato inoltre un frequente e dispendioso pressing alto sulle rimesse dal fondo di Reina, portato però non quell’intensità (per intenderci quella del City) tale da mettere in difficoltà gli azzurri nelle uscite dal basso, ed utile dunque esclusivamente a rallentare la costruzione della manovra.

Nella foto possiamo osservare perfettamente il 4-5-1 nerazzurro in fase di non possesso. Gli esterni d’attacco sono molto stretti. Perisic infatti aveva il compito di stringere verso Allan e allargarsi per aiutare Nagatomo solo quando entrava in gioco Callejon, mentre Candreva era sempre leggermente più largo per controllare le continue avanzate di Ghoulam. Icardi tiene alto il baricentro della squadra e allo stesso tempo prova ad infastidire le primarie fonti di gioco partenopee Koulibaly e Albiol (anche ieri rispettivamente terzo e primo per passaggi effettuati: 91 e 102). In mezzo al campo vere e proprie marcature a uomo: Borja Valero francobolla Jorginho (che ha chiuso comunque con 94 passaggi ed una precisione del 93,6%), Vecino è su Hamsik (anche il Capitano molto bene con 80 passaggi e un 88% di precisione), Gagliardini su Allan, distanze minime per cercare di escluderli dal gioco e tentare di intercettare il pallone e ripartire poi in velocità.  

Una fase difensiva ben calibrata che il Napoli tuttavia ha sofferto solo parzialmente. I numeri relativi ai passaggi infatti sono stati di gran lunga superiori rispetto alle gare con Atalanta, Bologna, Spal e Roma, a dimostrazione di come l’Inter non abbia avuto e non abbia minimamente la forza di contrastare il possesso azzurro, e di quanto quindi possa semplicemente renderlo sterile. Il Napoli però dalle parti di Handanovic è arrivato comunque, e l’Inter nel corso della gara si è progressivamente schiacciata nella propria metà campo, dimostrando di non avere in primo luogo la condizione fisica per reggere quel ritmo difensivo per 90 minuti (Spalletti voleva far correre il Napoli ma l’Inter ha corso molto di più, e lo dimostrano i km percorsi: 109.840 contro 113.495), in secondo luogo né la qualità né la personalità per vincere al San Paolo.

Siamo solo al 52’ e l’Inter si è già interamente trincerata all’interno della propria trequarti. I partenopei alzano i ritmi alla ricerca del gol del vantaggio, i nerazzurri non hanno più la forza nelle gambe per salire in pressing, temono di essere colpiti tra le linee e finiscono per abbassare il proprio baricentro per non perdere compattezza. Icardi è bassissimo, Borja Valero non ha più fiato per rincorrere ovunque Jorginho, Candreva si ritrova praticamente a fare il terzino in virtù di un Napoli che insiste con forza sul suo lato forte, la catena di sinistra.

La cosa curiosa è che nelle intenzioni di Spalletti c’era la volontà di sfruttare la stanchezza del Napoli, invece si è ritrovato a non avere più benzina già ad inizio ripresa, pur non avendo avuto impegni infrasettimanali. Il Ministro della difesa per quanto riguarda la fase di possesso deve aver preso spunto dalla gara fatta dal City martedì: ha provato infatti ad allungare le maglie azzurre attirando la pressione sulla propria retroguardia. Non disponendo però i suoi giocatori della stessa abilità nell’uscita dal basso di quelli del City, l’Inter si è limitata ad un possesso blando e inconsistente sull’asse Handanovic, Skriniar, Miranda, D’Ambrosio cercando di far correre il più possibile Mertens e compagni, ma questa soluzione ha finito per mettere in luce le enormi in difficoltà in fase di costruzione della sua squadra, specie dopo aver scelto di escludere da ogni sviluppo offensivo il giocatore più tecnico, Borja Valero, incaricato di seguire Jorginho fin dentro gli spogliatoi.

In questa azione Skriniar ha appena scambiato con Handanovic. Il Napoli pressa in modo organizzato: Hamsik e Allan salgono tagliando praticamente fuori dal gioco Vecino e Gagliardini, i centrali dell’Inter non hanno la qualità per giocare sotto pressione, di conseguenza Candreva e Perisic sono costretti ad abbassarsi per offrire uno sbocco al portiere sloveno lasciando così isolato Icardi (la linea difensiva del Napoli così ha potuto alzarsi senza problemi sulla linea del centrocampo mandando l’argentino sempre in fuorigioco). Handanovic non a caso serve l’accorrente Candreva, il quale però perderà il duello aereo con Ghoulam facendo ricadere nuovamente la sua squadra nella morsa del Napoli.

Difficile dunque affermare al momento che questa Inter possa competere realmente per lo Scudetto. Certamente fa paura, perché finora ha raccolto molti più punti di quelli che avrebbe meritato. L’impressione però è che, nelle giornate in cui le giocate dei singoli (le parate di Handanovic, i lampi di Candreva, ecc…) stenteranno ad arrivare, difficilmente l’Inter sarà in grado di vincere le partite. Spetta dunque all’ottimo Spalletti, dopo aver costruito efficacemente una base di lavoro solida, fornire il prima possibile a questa squadra una vera e propria identità di gioco.


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Lunedì 29 aprile
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