La più importante novità di Napoli-Sassuolo
(di Mirko Calemme) - Se il Napoli di Ancelotti sta diventando una storia sempre più avvincente da raccontare, non è solo per il suo grande avvio di stagione e i punti che continua a mettere in cascina. Ogni gara regala qualcosa di nuovo, aspetti diversi di una squadra 'fluida', difficilmente inquadrabile in uno stile di gioco univoco e nelle gabbie dei numeri. Quella col Sassuolo non ha fatto eccezione.
Al di là del modulo (‘solito’ 4-4-2, ok, ma i movimenti di Verdi e Ounas, a tratti, lo hanno trasformato in un 4-2-3-1) e dei cambi che hanno rivoluzionato l’undici titolare (ben otto), il Napoli visto coi neroverdi ha mostrato una delle capacità che negli scorsi anni gli è quasi sempre mancata: quella di saper soffrire. La stessa che ha spesso invidiato alla Juventus.
Al San Paolo il Sassuolo ha fatto la sua figura, nonostante la sconfitta. Ben sette tiri nello specchio, contro i sei dei partenopei, hanno obbligato Ospina a fare gli straordinari, ma gli uomini di De Zerbi sono stati migliori anche dal punto di vista del possesso palla, del quale vantano il 56%, e hanno effettuato 123 passaggi in più rispetto ai padroni di casa.
Dati in aperto contrasto, quasi in antitesi col triennio sarrista. Dati che rappresentano una possibilità in più: portare a casa punti anche senza dominare partita e statistiche. Nella scorsa stagione gli azzurri ci riuscirono in qualche occasione, quando le forze erano vicine all’esaurimento, trovandone di nuove grazie allo psicodramma scudetto. Il caso è diverso, ora: se il Napoli dovesse imparare davvero a subire l’avversario senza soccombere, questa dote, unita all’inarrestabile turnover di ‘Carletto’, implicherebbe un risparmio di energie immane, spesso decisivo in primavera. Quando, oltre al più forte, in qualche caso vince chi sta meglio.