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Le polemiche furiose sulle nuove maglie e gli insulti a Sarri per la prima conferenza in giacca: disfattisti alla riscossa

di Arturo Minervini

(di Arturo Minervini) - Orribile, imbarazzante, oltraggiosa. Sono passate poche ore dalla presentazione della nuova maglia ufficiale del Napoli, ma i commenti arrivati attraverso i vari social network sono stati invasi da migliaia di commenti di vario genere, tra chi proprio non ha mandato giù la scelta della pantera disegnata sulla maglia e chi, invece, ha apprezzato la novità. Andando oltre le diatribe puramente estetiche e la soggettività del gusto, quello che dispiace notare è l’acredine con la quale vengono affrontati certi argomenti, che diventano puntualmente occasione di contrasti e di critiche che bene non fanno ad una squadra che sta cercando una nuova identità con il nuovo tecnico. Si propone, già prima di iniziare le gare ufficiali, la solita tendenza a creare faziosi, dividere e mai unire.

Il marketing del Napoli in questi anni è stato sicuramente coraggioso, magari a volte anche azzardato come nel caso della maglia giallo-camouflage che resterà tra le cose più discutibili mai viste su un campo di calcio. Resta però da apprezzare questa volontà di innovazione, di proporre qualcosa che possa creare un ponte tra passato e futuro. Senza necessariamente iniziare processi o gridare al vilipendio alla maglia. 

Maglie, tute o magari abiti eleganti. Tutto può diventare motivo di discussione (e questo va bene), ma non può trasformarsi necessariamente in polemica. È invece accaduto che Maurizio Sarri si sia beccato una pioggia di insulti per essersi presentato alla presentazione come nuovo tecnico del Chelsea in giacca e cravatta. Gli stessi che magari esultavano il suo lato genuino, gli stessi che dimenticano che anche alle cene del Napoli si è sempre presentato con l’outfit consono. A Napoli Maurizio si sentiva semplicemente a casa, un campo un pallone e poco altro. Se le esigenze londinesi gli imporrano di cambiare outfit (lo dubitiamo) non potremmo che perdonarlo e smetterla con questo gioco che vuole artatamente macchiare il ricordo dei suoi anni napoletani. A chi serve? A cosa serve? Perché non tenersi tutto il bello del triennio Sarrista ed attendere speranzosi la nuova era Ancelotti? L’una cosa non esclude l’altra, a qualcuno ancora non è chiaro. È lo stesso qualcuno che non vede l’ora che le cose vadano male, per poter dire: l’avevo detto. La solita vittoria di Pirro, di una piazza che deve imparare a compattarsi se vuole iniziare anche a vincere…


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