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Non è ancora finita

di Mirko Calemme

I soli cinque punti nelle ultime sette giornate di campionato e l’eliminazione ad un passo dalla finale in Coppa Italia dipingono senza bisogno di ulteriori spiegazioni la crisi di gioco e risultati che sta affliggendo il Napoli. L’atmosfera nel capoluogo partenopeo, è chiaramente tesissima: tra tifosi ed addetti ai lavori serpeggia un inconsolabile malumore e si sprecano i processi nei confronti di squadra, tecnico e società.

Una situazione che di fronte ad un rendimento così scadente è inevitabile. Il gioco latita: il Napoli continua a prendere tanti gol ed ora ha iniziato anche a smettere di segnarne, principale causa di un crollo verticale che qualche mese fa neppure i più pessimisti avrebbero previsto. In ogni caso, però, forse è giunto il momento di bloccare, almeno momentaneamente, processi e contestazioni. Una tregua necessaria per un motivo molto semplice: la stagione non è finita.

E’ vero, il terzo posto appare lontanissimo ed anche l’obiettivo Coppa Italia è stato fallito. Ma il pur zoppicante Napoli delle ultime uscite non è stato poi così orribile: a Roma i giallorossi sono stati presi a pallate ed hanno sofferto fino all’ultimo secondo per portare a casa una immeritata quanto fondamentale vittoria. Ieri, con la Lazio, tra il palo di Gabbiadini e le occasioni fallite da Higuain conquistare la qualificazione era più che alla portata dei partenopei. Ciò che è davvero mancato, al di là delle considerazioni tattiche, è stato il fine principe del gioco del calcio: il gol. I numeri non mentono: nelle ultime cinque gare il Napoli ha segnato solo una volta, nell’1-1 contro l’Atalanta al San Paolo. Eppure le occasioni per far centro di certo non sono mancate.

Cosa succede, quindi? Difficile trovare una spiegazione. Quando una squadra fallisce così tante occasioni da gol il problema è probabilmente nella sua testa. Situazione che, sia chiaro, non scagiona Benitez: se i calciatori sono così distratti ed irrequieti qualche responsabilità chi è al comando deve averla per forza. Ben venga, dunque, la scelta di De Laurentiis: forse la scossa che può dare un ritiro così inatteso e roboante può rappresentare la svolta. Serve far quadrato e gli azzurri hanno bisogno soprattutto di ritrovare loro stessi, come accadde prima dell’impresa di Doha.

Perché, in fondo, questa squadra ha dimostrato di sapersi ritrovare anche nei momenti più difficili: dopo le sconfitte con Chievo ed Udinese nelle successive 8 giornate arrivarono 5 vittorie e 3 pareggi. Dopo il crollo di Milano vissuto a dicembre, i successi furono addirittura 12 nelle successive 14 uscite tra Serie A e Coppe, trionfo in Supercoppa compreso. Riaprire un ciclo dalle ceneri di queste ultime settimane, quindi, non è utopia: ci sono ancora 9 giornate di campionato all’orizzonte e, soprattutto, quel sogno chiamato Europa League. I quarti rappresentano un’occasione storica e Rafa Benitez ha già dimostrato, nella sua carriera, di riuscire a vincere anche quando tutto sembra andargli storto. Il finale di un’annata che difficilmente dimenticheremo, in un senso o nell’altro, non è ancora stato scritto.


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Lunedì 29 aprile
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