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Snobismo? No, scelta razionale: l'Europa League, il messaggio di Sarri e l'inevitabile priorità stabilita

di Pierpaolo Matrone

I guadagni sono quello che sono, l'interesse mediatico e ambientale di certo non è altissimo e la rosa del Napoli è tutt'altro che lunga. Basterebbero già queste ragioni per spiegare le scarse motivazioni con cui la formazione di Maurizio Sarri, mai come quest'anno, si avvicina al debutto in Europa League. Basterebbe dire che il superamento dei sedicesimi di finale vale soltanto 250mila euro (500mila euro a chi uscirà, 750mila assicurati a chi passerà il turno) o, per restare in tema economico, i ricavi dal botteghino saranno tutt'altro che alti: sono meno di 15mila gli spettatori previsti per la gara contro il Lipsia, meno della metà della media stagionale, e quindi anche De Laurentiis non sarà particolarmente felice.

IL MESSAGGIO DI SARRI. Sì, basterebbe tutto questo. Ma c'è qualcosa di più grande, di più importante del resto. Ci sono il campionato, il primo posto in classifica e quella corsa punto a punto con la Juventus, l'avversaria di sempre, che nessuno vuole perdere. Lo scudetto è più importante dell'Europa League per il Napoli, noi possiamo dirlo esplicitamente. Maurizio Sarri, invece, in conferenza stampa ha dovuto filtrare le sue convinzioni e ha saputo farlo capire con eleganza. "Le motivazioni dobbiamo trovarle. Siamo 18 con i tre portieri, ci sono difficoltà numeriche, ma cercheremo di fare una partita seria, competitiva, senza inficiare il campionato". Chiaro, no? Proprio quello che dicevamo: rosa corta, infortuni e quel miracolo in Serie A che, giornata dopo giornata, assume sempre più i tratti della concretezza. "Dovremo accettare lo stress fisico, questo avversario richiede una gara d'alto livello. Limitiamo almeno quello nervoso". Un altro indizio lanciato dall'allenatore di Figline, che forse più di tutti non ha bisogno di scuse. C'è anche il problema del giocare di giovedì, che di certo non è una passeggiata e va ad aumentare lo stress fisico citato dal mister in conferenza: "E' una manifestazione al limite della follia, con tutto il fascino dell'Europa. Giochiamo alle 21.05 di giovedì sera, rientriamo in campo dopo 60 ore. La Lega non ci aiuta".

ALTRO CHE SNOBISMO. Ma questa volta non si cominci a parlare di snobismo. Negli scorsi anni, quando il Napoli ha disputato l'Europa League senza andare fino in fondo (eccezion fatta dell'anno in cui Benitez uscì in semifinale contro il Dnipro), la società azzurra è stata accusata di provincialismo e scarso impegno. Poteva starci, perché si trattava di un club che viveva uno stadio ancora arretrato del progetto, cresciuto col tempo fino a quest'anno. Giocare questa competizione per una squadra da poco tornata in Serie A, al tempo, doveva essere un onore. E lo è ancora chiaramente. Ma stavolta il sogno-scudetto è più realizzabile che mai. E allora si tratta soltanto di una scelta razionale, un atto di lucidità inevitabile alla luce di tutti i suddetti motivi. "L'attenzione maggiore è su qualcosa di diverso, è chiaro, tutto sommato - ha spiegato, con tutta la sincerità del mondo, Sarri - c'è anche una ragione perché prima bisogna diventare grandi nel proprio Paese per poi diventare grandi in Europa". Step by step, solo così si può arrivare davvero in alto. Il Napoli farà sicuramente la sua partita, ma proverà a limitare quanto possibile il dispendio di energie. Deve essere per forza così. Scegliere, nella vita, vuol dire pure rinunciare.


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