Da 0 a 10: i cogli**i del furioso Spalletti, il silenzio di Mazzoleni, il sostituto di Osimhen e tre punti come i calzini a cinque euro

Segna Zielinski, il Napoli vince senza Insigne in campo e con un Mertens ancora lontano dalla forma migliore. Bene Elmas.
01.11.2021 15:27 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
 Da 0 a 10: i cogli**i del furioso Spalletti, il silenzio di Mazzoleni, il sostituto di Osimhen e tre punti come i calzini a cinque euro
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© foto di Ianuale/TuttoSalernitana.com

Zero questioni. Spalletti non ne vuole nemmeno sentire parlare, si immola sull’altare mediatico affinché non si generi un tormentone Luciano-Lorenzo: “Non deve diventare una questione personale”. E, soprattutto, ‘non dovete rompere i cogli**i su questa storia”. Guardando gli occhi, le esultanze, le reazioni social c’è da fidarsi di Spalletti, che indossa i panni di Steve McQueen ne ‘L’inferno di cristallo’, anche se in questo caso si era accesa una semplice fiammella della polemica. Sceglie la strada della prevenzione il mister: conosce i suoi polli.

Uno come un tempo davvero brutto. Così distante dal Napoli che stavamo conoscendo, che avevano ammirato contro il Bologna. È che quel ragazzone lì è ossigeno puro, dona respiri alla manovra, ai compagni, ai pensieri. È un volo in libertà Victor Osimhen, uno scarico di responsabilità che alleggerisce tutto il sistema Napoli. È la via di fuga, rimasta sbarrata a Salerno quando col pressing avversario non sai a chi dare la palla. L’unica verità da accettare è che il sostituto di Osimhen è come la pizza con l’ananas: non esiste.

Due cambi, entrano Petagna e Elmas. Tutti si aspettano che sia Zielinski a fare posto al macedone, ma Spalletti ha idee differenti. Gioca a scacchi col cervello del polacco, trova la mossa da vero Re degli scacchi. “La rabbia è una potente spezia, un pizzico ti risveglia, troppa ti ottunde i sensi”. Luciano dosa con superbia gli elementi e trova la reazione che attendeva. Che attendevano tutti i tifosi del Napoli. Con un Piotr in più, il futuro è ancor più raggiante.

Tre punti del Milan con la Roma, meritati nella prestazione, ma qui si discute altro. Nella settimana del ‘Basta rigorini’, all’Olimpico ne concedono uno al Milan che mortifica la dinamica del gioco del calcio, ma non solo. Ai giallorossi non viene assegnato un rigore per dinamica identica al penalty concesso alla Juve contro l’Inter. A San Siro intervenne il Var, all’Olimpico Mazzoleni (proprio lui) resta silente e lascia correre. A che gioco stiamo giocando? Echi nostalgici di un campionato in cui non bastarono 91 punti per vincere lo scudetto. A volte ritornano…

Quattro gare e zero gol subiti. C’è una costante rassicurante, come le parole di una madre, nel dato che racconta l’inviolabilità della porta azzurra. Un punto di partenza, il principio di ogni ragionamento di gloria. Se il mondo non può farti male, tu puoi provare a fare male al mondo anche al primo tentativo. E magari vinci pure. Proprio come a Salerno. A vincere i campionati è sempre la difesa.

Cinque passi in avanti, cinque passi indietro. No, non è una lezione di balli latino-americani. È Di Lorenzo, che sulla punizione di Ribery avvia la sua danza tribale, rubando l’idea a milioni di gamers che sulla simulazione FIFA22 usano puntualmente quella tecnica. Provvidenziale Giovanni, perché abbina la praticità all’efficacia in gran parte delle cose che fa sul terreno di gioco. Uno dei segreti di Pulcinella di questo Napoli, solo perché non lo si celebra abbastanza. 

Sei mesi per tornare titolare, nella settimana dell’annuncio dell’arrivo a marzo di un Baby Ciro. Mertens però non ‘scugnizzeggia’, resta appollaiato sul proscenio della gara senza mai imbeccare la battuta giusta. Da ‘9’ deve sostenere un peso che finisce per schiacciarlo, districarsi in spazio che necessitano di una brillantezza atletica che oggi è ancora lontana. Può essere importante, ma agendo probabilmente più lontano dalla porta. Non è una bocciatura, solo una riflessione costruttiva sull’ulteriore evoluzione del ruolo. 

Sette a Elmas, che ha fatto innamorare Spalletti. “È eccezionale” dice di lui Luciano, che ne apprezza la capacità di assumere forme diverse, sembianze diverse. È come l’acqua il macedone, che occupa gli spazi a seconda del contenitore che percorre. Si muove, crea cose, ritenta in attesa di maggiore fortuna senza lasciarsi scoraggiare. Potere della giovinezza, impeto di chi sembra avere l’ambizione per migliorare giorno dopo giorno. “Si allena sempre a duemila” conferma Spalletti. Si chiama fame. 

Otto all’impatto di Petagna, decisivo ancora una volta senza Osimhen. Così come contro il Genoa, in quell’occasione Victor era squalificato, è Andrea a vestire i panni del ‘9’. A Marassi col gol allo scadere, all’Arechi con la zuccata che avvia la carambola impazzita prima del gol. È come tornare alle origini, l’eterno ritorno come regola applicata al pallone. Il centravanti di peso, quello che sembrava caduto in disgraziata, desueto, fuori moda, da rottamare nel pallone del tiki-taka ossessivo che torna à la page. Come i pantaloni a zampa, tutto ritorna. Petagnone è utile e fortuna che è rimasto.

Nove alla scintilla. Perchè basta un istante per capovolgere un destino, uscire dal buio in cui ti eri ficcato, tirar fuori il naso e lasciare un segno di pittura rupestre come segnale di ripresa. È uscito dalla caverna Piotr, per un breve saluto, che è un segnale di fumo lasciato all’orizzonte. Sommare talento al talento è il segreto per condurre degli individui a vincere da squadra. Zielinski è un valore così elevato che aggiungerlo a questa somma diviene passaggio obbligato. Siamo in parte ostaggi di Pietro, una condizione di necessaria dipendenza. Il Napoli ha bisogno dei suoi guizzi, dei suoi strappi, dei suoi gol per rompere l’ordinarietà di certe gare. Torna ragazzo. Torna più spesso a trovarci. Torna sempre. 

Dieci vittorie su undici (per il pareggio di Roma, chiedere informazioni a Massa) con tre punti come i paia di calzini invocati dai tifosi della Salernitana. E tra un mese ‘chissenefrega’ di come l’hai vinta, di quanto hai sofferto e di tutto il resto. Vincere è un dato che converte le opinioni, è una pozione che rende gradevole ogni ingrediente. Più vai avanti e più il come diventa relativo, perché si impongono i numeri e la classifica. Il Napoli ha 12 punti in più della quinta (fondamentale in chiave Champions), ha 16 punti in più della Juve che era considerata la favorita per lo scudetto nelle griglie di inizio stagione. Il Napoli lotta e vince, anche quando è così lontano dal Napoli come lo vorrebbe Spalletti. Non è incoerenza, è solo capacità di far di necessità virtù.