Due anni di attesa e una fine ingloriosa: la scelta clamorosa (ed oscena) di Milik

12.09.2020 19:49 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
Due anni di attesa e una fine ingloriosa: la scelta clamorosa (ed oscena) di Milik

(di Arturo Minervini) - Eh no. Non ci siamo Arek. Non va bene. Perchè esiste un momento nella vita in cui mettere in secondo piano se stessi, e lasciare spazio alla memoria. Al ricordo, che dovrebbe indicare la strada per le nostre scelte. Il passato non puoi stropicciarlo come un foglio bianco: il passato non si cancella. Resta lì. Sa dirti chi eri. Chi sei. Chi sarai. Ecco, allora riavvolgiamo insieme questo nastro. 

 Correva l’8 ottobre 2016, Polonia-Danimarca ed una notte maledetta. Il legamento crociato del ginocchio sinistro fa crack, dopo un avvio fulminante di stagione del nuovo bomber del Napoli. Una tristezza infinita, condivisa da tutti i tifosi e dal club che mostra grande vicinanza all’attaccante classe ’94. Operazione, lunga sosta ai box, con la promessa di tornare a pieni giri nella stagione successiva. Arrivederci a settembre.

Settembre arriva, ma riserva una terribile sorpresa. Il 23 settembre del 2017, a Ferrara, Milik si rompe il legamento dell’altro ginocchio, quello destro. È un incubo. Quello che il Napoli aveva acquistato come erede di Higuain, ancora fuori per una stagione intera (salvo qualche scampolo nel finale di stagione). Il Napoli però non lo molla. Gli sta vicino, nelle assenze. Nei vuoti. Nei lunghi ed estenuanti momenti in cui si fa avanti la paura di non farcela. Un’attesa lunga praticamente due anni, prima del graduale ritorno.

Ora, non sapremo mai che tipo di calciatore sarebbe diventato Milik senza quel doppio infortunio. Sul piano dall’esplosività qualcosa è sparito, ed ha lasciato forse qualche piccolo fantasma nella mente. Quello che sappiamo, però, che la società Napoli si sarebbe meritata un trattamento di diverso tipo. Forse nel calcio la riconoscenza non esiste più. Forse lasciarsi è la soluzione migliore, ma esistono uscite di scena più dignitose. Arek avrebbe potuto prolungare il contratto e poi cercare con calma una sistemazione ottimale, senza mettere (o almeno provare a farlo) spalle al muro la società che ti ha atteso per così tanto tempo. Col rischio di passare una stagione in tribuna, per liberarsi magari a zero e strappare un ingaggio superiore a quello che meriterebbe in una normale operazione di mercato.

Il calcio di oggi è strano. Crea e distrugge troppo in fretta. La memoria di un uomo è la parte più inviolabile. La custodia del passato, di chi c’è stato, deve essere una priorità quando ti trovi davanti ad una scelta. Milik ha pugnalato quel passato, scegliendo una rottura che non fa onore a quello che è stato il comportamento del club. Ed è un vero peccato.