“Se non vinci, non sei buono”: Sarri, le polemiche di questi giorni e… Bielsa

04.04.2017 20:00 di  Mirko Calemme  Twitter:    vedi letture
“Se non vinci, non sei buono”: Sarri, le polemiche di questi giorni e… Bielsa
TuttoNapoli.net
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

La stupenda prestazione del Napoli contro la Juventus, oltre ad aver reso orgogliosi i quasi 60mila del San Paolo, ha causato in questi due giorni una polemica che nel mondo del calcio si ripropone ciclicamente: "A che serve giocare bene se poi non vinci?". Allegri, nel suo immenso pragmatismo bianconero, a fine gara ha affermato che “nessuno, vincendo lo Scudetto, si ricorderà della brutta prestazione a Napoli”. E ha ragione.

Nel calcio conta chi vince, chi fa più gol, chi ha le bacheche più pesanti e chi ha più coccarde, stelline e triangolini cuciti sulla maglia. Siamo d’accordo. Ma, consentitecelo, definire Napoli provinciale per essersi “accontentata” di una bellissima prestazione contro la Juventus è troppo. Il Napoli di Sarri andava criticato dopo gli scivoloni interni con Palermo e Atalanta, per esempi. Farlo dopo una gara dominata contro la squadra più forte e potente d’Italia, pareggiata e non vinta per questione di centimetri, è ingiusto.

Contro la Vecchia Signora, agli azzurri probabilmente è mancato un po’ di peso in attacco (soprattutto nel primo tempo), e probabilmente Milik avrebbe fatto comodo. Ma, per il resto, ai ragazzi e allo stesso Sarri si può recriminare ben poco: i numeri della sfida somigliano davvero a quelli che genera una partita contro una squadra in lotta per non retrocedere.

Perché, quindi, attaccare il Napoli proprio oggi? Perché farlo alla vigilia di un’altra gara fondamentale come quella di Coppa Italia? Questa squadra a tratti è una macchina perfetta, a tratti si inceppa, a tratti si specchia troppo e perde di vista l’essenziale, è vero. Ma è una squadra bella, in salute, giovane, con margini di crescita immensi. Bisognerebbe muoverle critiche reali, costruttive, più che rifarsi al semplice motto “amma vencere”, buono solo per i tifosi più radicali. Anzi, in fondo nemmeno più per loro, considerando gli applausi e l’approvazione unanime che i ragazzi in maglia azzurra (pardon, bianca, purtroppo) nel San Paolo ricevono praticamente ad ogni fischio finale.

È troppo semplice, anche se crudelmente vicino alla realtà, basarsi solo sul risultato. Se così fosse, le partite sarebbe inutile pure guardarle. Leggiamo soltanto risultati e classifica: chi sta in alto e ha fatto più gol degli avversari è buono, gli altri si rendano conto che ‘s’adda vencere’. No, non siamo d’accordo. Il Napoli, in questi due anni con Sarri al timone, ha messo le basi per costruire qualcosa di grande. Distruggerle sarebbe un peccato mortale, un’altra occasione gettata al vento.  

Proviamo, per una volta, a sostituire “quanto” con “come”. Una battaglia difficile nel calcio di oggi, se non utopica. Ma, Sarri, si consoli pensando che non è il solo a combatterla. Anzi, è in ottima compagnia. Uno dei suoi condottieri più instancabili si chiama Marcelo Bielsa. Quel tecnico ‘Loco’ che in tanti venerano, ma che sono pronti a prendere in giro senza pietà all’ennesimo trionfo sfiorato, all’ennesimo, splendido, fallimento. Lui, la questione, la riassume così: “Le valutazioni non vanno fatte in funzione di ciò che si ottiene, ma in funzione di ciò che si merita […] Sembra assurdo, in questo mondo, lo so. Ma quando ero piccolo, nel mio quartiere, il più grande traguardo era comprarsi un’auto. Più lussuosa era, più c’era consenso per la famiglia che l’aveva acquistata. Vi era, però, una distinzione fondamentale: si valutava il modo in cui quella famiglia aveva conseguito quell’auto. C’era chi lavorava dalla mattina alla sera, e magari si comprava una Seat, e poi c’era chi aveva vinto la lotteria, e tornava a casa con una Mercedes. Si stimava molto di più la famiglia del primo caso. Imparai così che non importa quanto hai ottenuto, ma il modo in cui sei riuscito a farlo”.