ESCLUSIVA – Datolo, l'eroe di Juve-Napoli: “È ora di riconquistare Torino! Ricordo le facce di Buffon e Chiellini. Napoli nel cuore, su Hamsik e Mazzarri..."

21.04.2018 00:29 di Mirko Calemme Twitter:    vedi letture
ESCLUSIVA – Datolo, l'eroe di Juve-Napoli: “È ora di riconquistare Torino! Ricordo le facce di Buffon e Chiellini. Napoli nel cuore, su Hamsik e Mazzarri..."

(di Mirko Calemme) - “Sventurato quel popolo che ha bisogno di eroi”, fece dire Bertold Brecht, nella Vita di Galileo, al padre del metodo sperimentale. Se così fosse, quello di Napoli è un popolo parecchio sventurato, come negarlo. Soprattutto quando si parla di calcio: per vincere un paio di scudetti in quasi un secolo c’è voluto il più forte di tutti, l’Eroe per eccellenza. Lo stesso che guidò la squadra capace di espugnare la Torino juventina per la prima volta dal 1957. Dopo 21 anni dall’ultimo trionfo, servì l’aiuto di un altro argentino per ripetersi. Meno nobile, ma col cuore grande necessario per le grandi imprese: Jesús Datolo. Il 31 ottobre 2009 sostituì Hugo Campagnaro al minuto 58 di un Juventus-Napoli avviato verso l’ennesima umiliazione, con uno 2-0 che sembrava già sentenza. Al primo pallone toccato, servì l’assist che Hamsik trasformò nel gol della speranza. Il resto è storia. Lo abbiamo ritrovato, dopo anni di silenzio su quella notte, ancora emozionato: “E’ un onore che i tifosi azzurri, nonostante tutto, si ricordino di me – racconta a Tuttonapoli in esclusiva –  Quasi non ci credo”.

Qual è il tuo primo ricordo legato a Napoli? “La prima volta che ho visto Napoli mi è rimasto impresso il suo golfo, il Vesuvio. Amavo camminare per Via dei Mille, in centro. Poi adoravo andare a Capri, girarmi di spalle e guardare la città sempre più lontana. Sembrava una cartolina, un quadro. Ma quanto è bella?”.

Tornassi a gennaio 2009, accetteresti di nuovo di vestire l’azzurro?Amigo, ti sarò sincero. Quando arrivai al Napoli il club era in una realtà totalmente distinta a quella di oggi. Si lottava nella seconda metà della classifica e non c’erano stati i grandi acquisti, costosissimi, che ora popolano la rosa partenopea. Le cose non andavano bene, almeno tecnicamente. Ma direi di nuovo sì, senza dubbio. Napoli è Napoli”.

Ti presentarono come un grandissimo acquisto, con quel giro di campo insieme a De Laurentiis che è rimasto nella memoria di tutti. Ti mise pressione? “No, per niente. Prima di arrivare al Napoli giocavo nel Boca Juniors, ero abituato alla pressione, alle grandi aspettative. In Argentina lottavo per vincere titoli. Era un momento storico complesso per gli azzurri e non aiutò il fatto che non mi fu mai concesso di giocare nella mia posizione. Fu difficile adattarmi, ancor di più considerando che lavorai in un anno con tre allenatori diversi. Non ho avuto fortuna, un peccato perché dopo Napoli mi è andata benissimo in tutti i club in cui ho giocato. E non credo sia un caso”.

In che posizione ti sarebbe piaciuto giocare? “Esterno in un tridente, a destra o sinistra, come fanno ora Insigne e Callejon, il mio ruolo è quello. O nella posizione che occupava Marek, mi piaceva”.

Hai vissuto il momento più difficile del Napoli di De Laurentiis: tre allenatori in un anno. “Di loro serbo un buon ricordo e tanti insegnamenti, ma ammetto di aver sofferto un po’ con Mazzarri. Giocavo pochissimo, pensavo e speravo di essermi guadagnato maggiore fiducia dopo la vittoria con la Juve, ma non fu sufficiente. Il calcio, però, è fatto anche di questo”.  

Prima di lasciare Napoli nacque un caso per un tuo reportage su una rivista argentina. Si diceva che fossi stato multato per la questione diritti d’immagine… “No, ci chiarimmo con una chiacchierata e tutto si chiuse lì, non ci fu nessuna multa. De Laurentiis sapeva che sono un professionista serio ed ebbi un buon rapporto con lui”.

Rimpiangi di non aver fatto di più in azzurro? “Lasciai Napoli con questa sensazione, sì. Volevo dimostrare ai tifosi napoletani che ero in grado di vestire quella maglia, che la meritavo. Sognavo di lottare per il titolo, come sta accadendo ora. Ma fa niente, è andata bene così. Mi accontento di aver vissuto una notte indimenticabile…”.

Eh sì, una vittoria a Torino è una rarità. Soprattutto se vesti la maglia del Napoli. “Conoscevo perfettamente l’importanza di questa partita, dal punto di vista sportivo e politico. Mentre ero in panchina fremevo, volevo scendere in campo e dare l’anima come avrebbe fatto qualsiasi tifoso azzurro. Per il Napoli ho fatto poco, ma ogni volta che ho indossato quella maglia giuro di averci messo tutto me stesso e, a Torino, riuscii a ripagare l’affetto della gente come desideravo”.

Un trionfo di cui si parla ancora, che è nei libri della storia azzurra. Eri a conoscenza dell’importanza di quella vittoria? “Avevo grande consapevolezza delle dimensioni della sfida, quindi me ne resi conto subito. In tutta la settimana precedente alla gara i tifosi mi spiegavano ogni giorno cosa significava per loro. Ti dirò di più: quando eravamo in bus, verso lo stadio, sapevo, sentivo che sarei subentrato da protagonista, con un gol o un assist. Avevo addosso una carica pazzesca. Mi è andata bene ed è stato fantastico: una delle notti più belle della mia carriera, dopo la partita non riuscii a dormire dall’emozione. So bene quanto conta vincere un Clásico…”.   

Porti nel cuore un’immagine in particolare? “Sì, ricordo perfettamente il momento in cui segnai il gol del 2-2. Tutti i miei compagni mi saltarono addosso, io ero a terra incredulo e guardavo le facce, le espressioni di Buffon e Chiellini, impalati a osservarci. Che rimonta…”.

Sceglieste il modo più rocambolesco per tornare a vincere a Torino dopo 21 anni: passare da 2-0 a 2-3. “Vincere a casa del tuo peggior rivale rimontando un 2-0 è il sogno di qualsiasi tifoso. È stato incredibile per me, per tutti noi. Meglio di così, quella gara, non poteva andare”.

Dopo quella vittoria il Napoli ha raccolto solo delusioni nella Torino bianconera. Qualche tifoso chiede addirittura il tuo ritorno per rompere la maledizione… “Se mi dessero l’opportunità di giocare domenica, vi giuro che mi metterei in un aereo e volerei in Italia, non abbiate dubbi (ride, ndr). Però questo Napoli è forte, di certo non ha bisogno di me. Può riconquistare Torino: è arrivato il momento”.

Credi davvero che questo Napoli possa espugnare lo Stadium? “Sono a 4 punti, è una finale. Se ci credono davvero, gli azzurri possono farcela, hanno la forza e le qualità per riuscirci. Sarebbe il trionfo perfetto per aprire la strada verso lo scudetto. Io ci credo e tiferò per loro, col cuore”.

Ti piace il Napoli di Sarri? “Giocano benissimo, il club è cresciuto tanto ed è una squadra totalmente diversa rispetto ai miei tempi. La vedo più organizzata, è in Champions quasi tutti gli anni, ha grandi calciatori, un calcio offensivo e divertente”.

Tra i titolari c’è ancora Marek Hamsik, protagonista con te a Torino. “Mi aspettavo che facesse questa carriera. Era un ragazzino quando lo conobbi, ma mi impressionò subito per la sua serietà e per il suo attaccamento alla maglia. Viveva già per il Napoli”.

E quest’anno ha battuto il record di gol di Maradona. “Ovviamente non si possono fare paragoni con Maradona, tutti sanno cosa ha rappresentato nella storia di Napoli e nel calcio mondiale… Ma sono felicissimo per Marek, merita un posto di prestigio tra le leggende azzurre. Ho apprezzato il fatto che abbia deciso di regalare la maglia del record a Diego, ennesimo segno della sua umiltà, che è sempre stata enorme. Per lui parlano i fatti”.

Dopo Napoli, sei passato per l’Olympiakos e l’Espanyol, prima di una lunga parentesi brasiliana. Dal 2017, il ritorno in Argentina. “Ho vinto titoli in Sudamerica, ho conosciuto il mondo, sono stato felice… Ho vissuto una carriera bellissima e non mi rimprovero nulla. Ora sono contento al Banfield, è casa mia”.

Nella tua carriera da giramondo, che posto occupa Napoli? “A quella gente ho potuto dare poco, ma vi assicuro che mi è rimasta nel cuore, i napoletani sono unici. Pensate che torno in città quasi ogni anno, l’ultima volta fu l’estate scorsa”.

Chiudiamo, allora, con un tuo messaggio ai partenopei. “Grazie ancora per tutto l’affetto che mi avete dimostrato nonostante sia rimasto così poco, ve ne sarò riconoscente a vita. Domenica sarò con voi, dobbiamo vincere, ce lo meritiamo. Voglio tornare nella mia amata Napoli, il mio secondo posto nel mondo dopo l’Argentina, per festeggiare il tricolore. Forza azzurri!”.