Il crollo dello Stile Juve: la crisi isterica di Allegri, gli alibi dei perdenti e le scintille Buffon-Benatia

24.04.2018 17:15 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
Il crollo dello Stile Juve: la crisi isterica di Allegri, gli alibi dei perdenti e le scintille Buffon-Benatia

(di Arturo Minervini) - Qual è la più grande dote dei bugiardi? Probabilmente la costanza. Sì, perché un bugiardo seriale trova il suo grande punto di forza nella sua capacità di mentire sempre con la stessa faccia. Negli anni questo tipo di sistema ha portato ad affermarsi un concetto a volte poco definito, quello del presunto ‘Stile Juventus’. Quello che non si lamenta mai degli arbitri (e come potrebbe, ci sarebbe da aggiungere) o che non cerca alibi per le mancate vittorie. Un manifesto contro tutte le altre squadre, accusate di piagnisteo, di sceneggiate, di vittimismo. Tutto quello che non è fatto dalla Juve è in qualche modo sbagliato, carente in stile ed eleganza. Teorema, già in se evidentemente ridicolo e sicuramente discutibile, crollato totalmente in appena un paio di settimane grazie ai mirabolanti episodi che hanno visto come protagonisti Buffon, Benatia ed Allegri.

“L’arbitro è l’alibi dei perdenti”. Così parlava Benatia (alla Roma pensava altro) proprio qualche settimana prima di Real Madrid-Juve. Tutti sappiamo come, evidentemente, abbia cambiato idea dopo il rigore subito al 93’. Lo stesso rigore che aveva letteralmente fatto perdere la testa a Gigi Buffon, che aveva invitato il direttore di gara ad esercitare le sue funzioni corporali (per dirla in maniera pulita), aggredendolo fisicamente sul terreno di gioco e verbalmente davanti alle telecamere. Le frasi del numero 1 bianconero hanno fatto il giro del mondo e saranno una macchia importante, proprio ad un passo dalla fine della carriera. Di Benatia e Buffon, proprio loro, parleremo più avanti. Ora andiamo su Max…

Un uomo fuori controllo. Quando parlando a Massimiliano Allegri del gioco del Napoli nella conferenza di domenica sera, il tecnico perde la testa. Sbraita, urla, suda. Parla di altri che smettono di giocare a dicembre (CHI?), che escono dalle Coppe (anche la Juve non pare essere tra le quattro semifinaliste di Champions) e tira fuori numeri a caso: “Abbiamo giocato 57 partite, cosa volete?!”. Chiarendo che, ad oggi, le partite ufficiali giocate dalla Juve sono 49 (chiuderanno a 54 con le 4 di campionato che restano e la finale di Coppa Italia), giova ricordare come lo stesso Allegri non più tardi della settimana scorsa ricordava parlava così: “Fare una partita alla settimana mi viene la noia. Una grande squadra deve giocare ogni tre giorni…”. Evidentemente confuso, spiazzato da una sconfitta che non si aspettava, nelle modalità e nella tempistica. D’altronde non è certo la prima volta che Allegri, stuzzicato sul NON GIOCO della Juve, manifesta insofferenza nel paragona con il gioco paradisiaco del Napoli. Poverino, c’è da capirlo. 

Voci destabilizzanti. Mancava anche questa a completare il quadro. In giornata leggiamo che Buffon, che domenica sera provava a lavarsi la coscienza andando a complimentarsi con i giocatori del Napoli (tutto così terribilmente forzato), avrebbe avuto un faccia a faccia negli spogliatoi proprio con Benatia. Tensione alle stelle nello spogliatoio bianconero, voci che Gigi ha prontamente smentito in un’intervista diffusa attraverso il canale ufficiale (evitando così domande scomode). Un quadro chiaro, che in maniera intuitiva lascia percepire una sensazione di grande disagio nell’ambiente Juventus. Qualcosa in quello spogliatoio scricchiola, la pressione inattesa del Napoli ha aperto crepe che solo i risultati stavano nascondendo. Di certo l’ultimo periodo certifica, in maniera inequivocabile, il totale declino di uno stile ben lontano da quello sbandierato ai quattro venti.