E' tutta questione di stile: il provincialismo del ragionier Filini e lo smacco ai "gufi tiratori". Se per loro questo è un fallimento...

Silver Mele, giornalista di Radio Marte, corrispondente da Napoli di Sport Uno. Conduce ogni venerdì sera "Tribuna Stampa" su Canale 8 e Canale 9
02.04.2014 07:00 di  Silver Mele  Twitter:    vedi letture
E' tutta questione di stile: il provincialismo del ragionier Filini e lo smacco ai "gufi tiratori". Se per loro questo è un fallimento...

Il dubbio amletico questa volta non viene dal terreno di gioco. Napoli-Juventus, nell'ultima versione del San Paolo, non ha avuto storia. Quando rasenta la perfezione, nelle serate che contano, la truppa di Benitez diviene quasi ingiocabile. La domanda è un'altra: si è più o meno provinciali nel caricare oltremodo di significati una partita che non conta nulla ai fini della classifica, già ampiamente scritta, o nel commentarne l'esito finale alla maniera bislacca di Antonio Conte? Il Napoli ha semplicemente fatto la sua parte, di squadra giovane che nell'anno dell'ambizioso noviziato sta prendendo coscienza della propria forza. Ovvio pertanto che l'assalto alla Juve, quella che aspira ai 100 punti in campionato, debba essere vissuto così: con l'adrenalina in circolo e il delirio di una città che il giorno dopo ha il diritto di sorridere. Il gufo di turno stigmatizza l'entusiasmo: con svizzero tempismo ricorda che era di altri tempi o di altre squadre (vedi l'attesa che nutre il Toro per il derby) vivere per battere la Juve. Ma lo avevamo tranquillamente preventivato: fosse uscito sconfitto il Napoli sarebbe stato dipinto come il sogno incompiuto di Rafa Benitez, allenatore visionario e inadatto al calcio italico. Il problema grosso per i bronzei detrattori è oggi quello di valutare la prestazione, più ancora del risultato. Fa specie sentire e leggere da casa nostra di una Juve stanca, seduta, con poco ardore e far passare sottotraccia, tentativo ormai ridicolo quanto vano, la bontà di un lavoro che guarda al futuro.

Sebbene i numeri la incoronino come una delle migliori nella storia del club sarebbe addirittura fallimentare la stagione del Napoli: proprio come affermato da Conte in diretta televisiva, ad un tiro di schioppo da Bigon che ascoltava. E' incredibile quanto si riesca ad essere autolesionisti: la forma meno estrema della critica ha sfruttato la prestazione sontuosa del Napoli per evidenziare soltanto il rammarico di non essere più vicini in classifica alla Juve. Dimenticando che in pochi mesi un nuovo allenatore, tra i più vincenti al mondo e non per questo risparmiato dai cecchini, ha rivoltato come un calzino la mentalità e le abitudini di un ambiente che oggi non teme il confronto con il più forte. Significherà pur qualcosa? In quanto a Conte e allo stile Juve, lontani anni luce da quello che Gianni Agnelli aveva reso immortale, non devono assolutamente dispiacere: il livore e l'arroganza che non ammettono la sconfitta non partoriscono solo topiche da ragionier Filini. Nascondono infatti il rispetto e il timore per un avversario che sul campo non ha fatto sconti, vincendo in maniera nettissima. E per questo inaccettabile per chi ha sempre bisogno di dimostrare qualcosa...