Guido Clemente di San Luca a TN: "Relativismo tattico e debolezza disciplinare i più grandi errori di Ancelotti"

Guido Clemente di San Luca, Ordinario di Diritto Amministrativo, Università della Campania Luigi Vanvitelli, ha scritto un editoriale per Tuttonapoli con alcune considerazioni dopo Cagliari-Napoli.

18.02.2020 11:20 di  Redazione Tutto Napoli.net  Twitter:    vedi letture
Guido Clemente di San Luca a TN: "Relativismo tattico e debolezza disciplinare i più grandi errori di Ancelotti"

Guido Clemente di San Luca, Ordinario di Diritto Amministrativo, Università della Campania Luigi Vanvitelli, ha scritto un editoriale per Tuttonapoli con alcune considerazioni dopo Cagliari-Napoli.

"Non ci fidiamo. Ha detto il mister che non dobbiamo. E noi abbiamo il dovere di adeguarci. Tuttavia, ponendosi a guardare dall’alto lo scorer dei risultati, effettivamente la partita col Lecce sembra un infortunio. Occorso anche per scarsa attenzione del Santo Patrono, non sollecitato dalla invocazione del suo fedele poco grato. Il quale però s’è prontamente rinsavito, ricordandosi che la preghiera non è solo richiesta, ma anche ringraziamento. Ed allora abbiamo ripudiato la presunzione e ricominciato a chiedere. Abbiamo riconosciuto l’erroneità della sopravvenuta convinzione di autosufficienza e ripreso ad esser requirenti. E a ringraziare. Ha mantenuto il signor Doveri nei binari del rispetto delle regole. Ci ha protetti dalla malasorte. Fino al punto di assecondare l’azzardo tattico di Gattuso. Che ha inutilmente rischiato facendo entrare Insigne al posto di Demme. Delle due l’una. Se quest’ultimo era in debito, la sostituzione era Lobotka. Se non lo era, ad Insigne avrebbe dovuto far posto Elmas.

Intelligere vuol dire stare saggiamente nel mezzo fra ‘dogmatismo’ ottuso e ‘relativismo’ opportunistico. Vuol dire non essere rigidi e intransigenti nell’applicazione di un credo. Nemmeno, però, esserne privi. Senza idee non si va da nessuna parte. La ‘liquidità’ caratterizzante il pensiero contemporaneo – che si pretende d’esportare pure nel calcio –, oltre a non pagare sul lungo periodo, è, forse anche per questo, un disvalore.

Ringhio ha assunto un atteggiamento di intransigenza sui comportamenti, non su premesse ideologiche. L’esatto opposto del suo maestro e predecessore. Che aveva contribuito a far perdere il pensiero e le convinzioni di una squadra forte, predicando il relativismo tecnico-tattico e la debolezza disciplinare. Gattuso, invece, si sta disponendo umilmente alla ricerca della verità, per trovare un suo fondamento razionale, sottoponendo ogni suo convincimento al dubbio e alla messa in discussione. Ha ridato anima alla squadra. É in cammino per inferire dai fatti la sua identità.

Nel far questo, ovviamente, commette errori. Non ha generato conseguenze quello commesso nella sostituzione di Demme. Il Santo benevolmente impedirà pure che ne abbia quello nella comunicazione sulla scelta di non convocare Allan. Una cosa è il rigore da pretendere nei comportamenti. Altro è – sia pur in perfetta buona fede – esporre alla canea mediatica un giocatore che ha dato tanto, e che – sono certo – darà ancora moltissimo di qui alla fine della stagione. Ricordiamo bene il video del figlioletto nato qui che parla napoletano. Più che inseguire la stoltezza sparata gratuitamente nei social, dovremmo forse domandarci cosa sta contribuendo ad incrinare quel meraviglioso rapporto (a quanto si sussurra – absit iniuria verbis – sembra che il giocatore abbia subìto trattamenti almeno ingenerosi dalla società, e segnatamente dai suoi vertici ‘padroni’: si può spiegare perciò un calo di concentrazione, senza volerlo giustificare).

Abbiamo battuto Inter e Cagliari perché la squadra sta ricominciando a credere nella sua forza, lavorando sulla edificazione di un nuovo progetto tattico. A chi dichiara di credere che si stia abbandonando il dogmatismo bisognerebbe domandare a cosa si riferisce. Il dogmatismo del traditore di se stesso (presunto, perché tale solo per i suoi detrattori) era già stato frantumato dal dogmatismo del ‘calcio liquido’. Ringhio sta virtuosamente ricostruendo sulle macerie della peggior ideologia possibile: quella che, priva d’ogni paradigma, professa il superamento delle ideologie. La stessa idiozia che connota chi demagogicamente urla che non esistono più destra e sinistra.

Ho idea che il 4-3-3 non sia affatto andato in soffitta. Che sia tuttora in atto, di volta in volta e alla bisogna del momento trasformandosi sagacemente in 4-5-1. Penso che Insigne tornerà titolare quando sarà in perfetta efficienza fisica, così come Allan, Koulibaly e Meret. E persino Ghoulam. L’intelligenza di Gattuso sembra star proprio in ciò, nel ristrutturare pazientemente, avendo già ridato l’anima e delineando poco alla volta un’identità di gioco sempre più nitida.

Prima di chiudere, di nuovo un cenno alla maglia. Ancora una volta quella che non si può guardare. È vero, c’abbiamo vinto a Genova e a Cagliari. Ma s’è vinto anche a San Siro, dove eravamo splendidamente azzurri.

Venerdì sera andiamo a Brescia. Invochiamo sempre lo sguardo benevolo e benedicente del Santo Patrono. Che magari domenica sera potremmo scoprire d’esser tornati sesti in classifica. E così poi, nel nostro tempio, sperando di essere nuovamente guidati dagli ultras (che dimostrino superiorità sconfiggendo con il loro amore il desiderio di profitto del padrone!), faremo sentire alla ‘pulce’ come canta la città di Dio".