Bar Azzurro - Chiellini, che fine ha fatto lo Stile-Juve? Scudetto senza esultare: il pane a chi non ha i denti...

La nostra rubrica 'Bar Azzurro'
16.05.2018 10:40 di  Redazione Tutto Napoli.net  Twitter:    vedi letture
Bar Azzurro - Chiellini, che fine ha fatto lo Stile-Juve? Scudetto senza esultare: il pane a chi non ha i denti...
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© foto di J.M.Colomo

Sono successe due cose incredibili in questi giorni qui al bar. La prima è che quasi nessuno ha parlato del settimo scudetto della Juventus, come se la cosa, a questo punto, non meritasse nemmeno di essere menzionata; la seconda è che per una volta, incredibilmente, vecchi e giovani, tifosi azzurri e non, sono tutti d’accordo su un punto: quanto decerebrati siano quelli che inneggiano all’eruzione del Vesuvio. Per ciò che concerne il titolo vinto dai bianconeri, ho trovato particolarmente tristi le dichiarazioni di Chiellini. Non offensive, ma proprio tristi per lui. Il fatto di volersi togliere il sassolino dalla scarpa, nei confronti del collega Insigne, che in fondo aveva solo fatto una battuta, ci sta, ma non quando dovresti pensare solo a goderti il risultato. Accusare i tifosi del Napoli di aver festeggiato troppo presto è meno elegante. Che fine ha fatto il famoso “Stile-Juve”? I tifosi fanno ciò che vogliono.

E poi, caro Giorgio, che ne sai tu di certe notti…Di quando tutti ti danno per vinto e alla fine batti il tuo nemico all’ultimo minuto. Passi la notte all’aeroporto per accogliere i tuoi eroi, e con te c’è un’intera città. E per una volta sono loro, quelli famosi, che fanno foto e video. Per non perdersi per niente al mondo lo spettacolo d’arte varia di un popolo innamorato di te. It’s wonderful, Chiellini. “Perché non avete sfilato? Avete vinto lo scudetto”, chiedeva Pasquale ad un cliente juventino che beveva il suo caffè. E quello, come tanti altri che ho sentito in questi giorni, forse contagiati dalla tristezza del proprio difensore, spiegava come per loro non fosse una novità essere campioni, che ci hanno fatto l’abitudine. A cosa serviva indossare i colori della propria squadra, sventolare la bandiera, piangere, ridere e abbracciarsi? Mica come i tifosi napoletani che avrebbero fatto casino per un anno. Il pane a chi non ha i denti.



Poi ci sono quegli argomenti che non vorresti più affrontare, ma non ne puoi fare a meno. Perché ti feriscono nell’animo, perché offendono ciò che sei, le tue radici, le cose che ami. Antonio, proprio ieri, diceva una cosa interessante: “Il problema non sono quei quattro cretini che cantano allo stadio i cori razzisti. Il problema è culturale. Il pregiudizio ci perseguita nel nostro paese e all’estero. E qui in Italia ci sono addirittura esponenti politici che negli anni lo hanno alimentato. Vedi Salvini quando diceva che i napoletani, come gli africani, non hanno la cultura del lavoro o più di recente la Biancofiore che ha dichiarato che al sud non abbiamo i soldi per andare in vacanza. Come se fossimo tutti morti di fame”. L’affondo sociopolitico del caro Antonio fa riflettere non poco. Solo a fine campionato, grazie ad un arbitro, Gavillucci, che ha avuto il buon senso di sospendere la gara nel tentativo di placare i cori razzisti dei sostenitori della Samp, in televisione abbiamo potuto assistere a tiepidi sussulti di indignazione. Come se fosse una novità ciò che è accaduto al Ferraris. Dice bene Sarri quando parla di ignoranza, di gente che non conosce la bellezza di Napoli. Ignoranza, certo, ma anche crudeltà, cattiva educazione e totale mancanza di intelligenza. Vanno trovate soluzioni valide e definitiva perché episodi del genere non si ripetano ancora.

Sarri, che tra le altre cose, ha dato la sensazione, fra le righe, di voler partire. Speriamo, ovviamente, di sbagliarci. “Io lo capisco. Immaginate che De Laurentiis non faccia gli acquisti utili a rinforzare la rosa e che il Napoli debba ancora una volta competere per il secondo o il terzo posto. Cosa accadrebbe? Siamo onesti, una parte della tifoseria comincerebbe a contestare l’allenatore. E il rapporto con la gente, di cui il mister parlava, si incrinerebbe”, sosteneva l’avvocato. Non ha tutti i torti. Non è semplice replicare una stagione fantastica come questa, a meno che, non si decida di fare investimenti di spessore, che ti assicurino continuità, alternativa di eguale livello. Lo so, questa volta siamo stati un po' pesanti, ma gli eventi ci hanno costretti alla serietà. Un’ultima cosa va sottolineata: la sportività e l’eleganza del pubblico beneventano. Lasciateci fare un plauso a questa gente che ha ricordato a tutta Italia il vero significato dello sport, accompagnando con affetto la squadra sino all’ultimo. È gente del sud, capace di grandi sentimenti. Ti aspettiamo di nuovo in A, cara Benevento.

Fatima Parente