Da Zero a Dieci: gli assalti ultrà minacciano il ritorno, il rimborso Sky per l'audio ‘Mixed by Erry’, lo Schiaccianoci e le chiavi di Piotr

15.02.2019 18:02 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
Da Zero a Dieci: gli assalti ultrà minacciano il ritorno, il rimborso Sky per l'audio ‘Mixed by Erry’, lo Schiaccianoci e le chiavi di Piotr
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(di Arturo Minervini) - Zero all’antipasto amaro. A scene che non vorremo mai vedere, violenza dentro la violenza che inquina la testa, il cuore, i pensieri. Clima folle quello che si respirava a Zurigo, tasso di tossicità nell’area inspiegabile tra due tifoserie senza nessun apparente motivo di contrasto. In campo lanci di accendini ed altre cianfrusaglie contro i calciatori del Napoli che ricordano barbari linciaggi in piazza, lapidazione ideologica del nemico che resta atto di estrema viltà. E menomale che la Svizzera era neutrale: manco a Baghdad.

Uno come la prima presenza in Europa League. Ben oltre il protagonista di ’40 anni Vergine’, Ancelotti vive la sua prima volta, abituato com’è alle notti di Champions, nella seconda competizione europeo e va subito all’attacco ‘Iniziamo a migliorare i palloni!”. Lo dice dopo una partita vinta e dominata, lo dice per dare nobiltà ad una competizione che merita maggiore rispetto anche da chi la organizza. Palloni a parte, buona la prima Carlo che non è stato presa dall’ansia da prestazione per la sua prima volta.

Due giri attorno a Fabiàn, ancora altri due dieci metri più avanti. A metà primo tempo i giocatori dello Zurigo cantano ‘Tu mi fai girar come fossi una bambola’ allo spagnolo, mentre cercano invano di togliergli la palla. La metamorfosi è complessa, il cambio di ruolo deve essere assimilato prima di tutto dalla testa. Resta, però, una tecnica ed un fisico che pone come unico limite l’universo. Non affannatevi a fare troppi processi, si rischiano brutte figure come quelli che a gennaio annunciano di iscriversi in palestra per essere pronti alla prova costume. Sappiamo tutti come va a finire…

Tre reti per convincersi che il gol in trasferta non è un problema. Tre reti per nutrire l’autostima, scacciare via i cattivi pensieri e riscoprire il sapore di essere dominante anche lontano dal San Paolo. E non ci annoiate con il valore dell’avversario, perché le partite vanno sempre giocate e vinte. Tre reti per avviare ufficialmente il nuovo calendario azzurro: il PMH (Post Marek Hamsik) è iniziato nel giorno dedicato a San Valentino. Guizzo romantico e beffardo al tempo stesso del destino, diario a cui affidare i pensieri come dopo un grande lutto. Ci mancherai per ancora tanto tempo Marek, si organizzano raduni per elaborare il tutto. 

Quattro secondi di ritardo, quattro minuti di sola confusione. Fino alla rete di Insigne l’audio di Sky è di una qualità peggiore delle musicassette ‘Mixed by Erry’ che impazzavano in città tra gli anni 80/90. Commento sfalsato rispetto alle immagini come in un cervellotico film di Christopher Nolan, un Memento sinestetico tra vista ed udito che rischia di mandarti in frantumi la testa. Attendiamo mini-rimborso in fattura.

Cinque al finale di gara a bassa tensione emotiva. Oltre al rigore inesistente, il Napoli rischia di complicare la gara di ritorno concedendo troppi spazi ai modesti svizzeri. Piccolo vizio di indolenza che si staglia in una gara con poche sbavature, poche preoccupazioni ed una conferma che sembrerà banale ma non lo è affatto: quando c’è da fare una parata importante, Meret risponde presente. Il suo ginocchio oscura lo specchio della porta nel disperato assalto finale elvetico. Divoratore di spazio con la sua imponente mole.

Sei per la bassa difficoltà, un voto in più per l’importanza simbolica della rete: Insigne alla prima da nuovo ufficiale in grado segna la rete che mette la gara in discesa. In questo flusso temporale che ha il sapore di rifondazione, il Napoli riparte da lui. Dal suo talento, dal suo estro, dalla sua capacità di ‘Fare cose’ che spaccano l’ordinario. Lorenzo è adesso chiamato alla prova più grande, assolvere alle responsabilità che un leader ha nei confronti della sua squadra e della sua gente. I tempi sono più che maturi…

Sette all’Attila della fascia destra. Che fosse bravo lo si era capito dopo pochi palloni toccati nella gara col Parma. Che potesse essere così determinante, però, in pochi lo avevano immaginato. Malcuit ha un dono che non è in vendita, che non si acquisisce col tempo: il tempo dell’inserimento che gli permette di arrivare sempre al momento giusto all’appuntamento con il cross. Arma letale a tratti illegale quando davanti si formano praterie e Kevin può lanciarsi come un Velociraptor che fiuta l’odore della paura. Scusa Malcuit se ti avevamo sottovalutato. 

Otto all’equilibrio fatto persona e calciatore. A quella capacità di mantenere un livello di affidabilità costante nel tempo, che al confronto lo schiaccianoci (unico) che avete a casa da vent’anni è un dilettante. Josè è l’usato garantito, il pezzo pregiato che trovi su Subito.it e pensi che ci sia dietro chissà quale truffa. Impossibile che uno così sia così poco stimato, esaltato, elogiato, pagato. Ecco, Callejon è questo. Uno dei più grandi affari della storia del Napoli rapporto qualità/prezzo. Silenzioso, pratico, funzionale, sempre pronto all’uso. Il calciatore perfetto ed incredibilmente resistente ai segni del tempo. Siamo proprio sicuri di volerne/poterne fare a meno? 

Nove alla crescita esponenziale di Zielinski nell’ultimo mese. Al buon Pietro, Ancelotti ha affidato le chiavi (chi meglio di lui con quel nome) della corsia mancina dopo lo slittamento al centro di Fabian ed i riscontri sono stati subito positivi. Si chiama fiducia. È una cosa preziosa, delicata come il cristallo. Quando la avverti può donarti una serenità inattesa, una sensazione di appagamento che rende più semplice ogni tuo compito. Anche quello di mandare al bar due difensori con una finta abbozzata come il tratto fugace di un impressionista, per depositare in rete il pallone che archivia il discorso qualificazione. Nello scacchiere della gara lascia sul posto gli avversari, coerente con la sua natura di ‘Re Matto’: “Sarò forte e debole e mi amerai”. Oltre le contraddizioni, sta sbocciando il vero Zielinski.

Dieci ad una vittoria importante come segnale da lanciare all’Europa. Lo ha fatto De Laurentiis con la sua presenza a Zurigo, lo ha fatto Ancelotti con le scelte di formazione, lo ha fatto la squadra mettendo subito le cose in chiaro: questa Coppa il Napoli vuole vincerla. Ipotecati gli ottavi, c’è da lavorare sulle piccole/grandi imperfezioni. C’è da assorbire una doppia perdita traumatica (più di quanto si racconti) con le assenze di Hamsik e di Albiol. C’è da armonizzare il centrocampo a caccia di una nuova guida. C’è da recuperare fisicamente e mentalmente un Mertens che con i suoi colpi potrebbe diventare fondamentale Jolly da giocare negli scontri diretti decisivi. In una maratona non conta la velocità che hai nei primi chilometri, a fare la differenza è la capacità di distribuire fiato per tutto il percorso. Avanti tutta!